Verso il Sud (Vers le sud)
Laurent Cantet - Francia/Canada 2005 - 1h 45'

da L'Unità (Alberto Crespi)

        Al terzo lungometraggio, il francese Laurent Cantet cambia epoca e luogo, ma non registro: parla sempre dei rapporti di potere e di classe che si instaurano fra gli esseri umani. Con Risorse umane (1999) e A tempo pieno (2001), Cantet film successivo in archivio si era imposto come una sorta di regista/sindacalista specializzato in tematiche del lavoro nella Francia contemporanea. Verso il Sud (in concorso qui a Venezia 2005) ci porta ad Haiti, negli anni ‘70, e appare a prima vista come un film sul turismo sessuale. In realtà, a leggere fra le righe, è una parabola sul colonialismo, e sui mille razzismi incrociati in un universo coloniale o post-coloniale.
Brenda, Ellen e Sue sono tre nordamericane in vacanza ad Haiti, in un bell’albergo sulla spiaggia. Ma il sole e il mare non sono, per loro, le principali attrattive. Sono a caccia di uomini, e trovarli è facile: basta pagare, e i muscolosi giovanotti haitiani sono pronti a soddisfare le mature signore. Ellen e Sue sono due vecchie clienti. Brenda, invece, è alla seconda visita, la prima da sola: tre anni prima, in vacanza col marito, s’era concessa una scappatella e ora sogna di ritrovare Legba, il ragazzino mulatto che a 45 anni le ha regalato il suo primo orgasmo. Legba è impegnato, per così dire, con Ellen (Charlotte Rampling), ma Brenda lo riconquista.., per poi scoprire, suo malgrado, che questi giovani gigolò non sono oggetti», ma uomini con storie dolorose alle spalle, in una situazione sociale (la Haiti di «Baby Doc Duvalier», una dittatura spietata) che le donne del Nord non riescono a sfiorare né a capire.
Rovesciando le convenzioni del turismo sessuale, Cantet rovescia anche molti luoghi comuni sulla psicologia e sulla sessualità femminili, nonché sul rapporto tra Primo e Terzo Mondo. Brenda trova «razzista» il maitre (nero) dell’hotel che disprezza Legba, il quale a sua volta probabilmente disprezza le donne che comprano il suo corpo. L’incontro erotico non cancella gli abissi di classe che separano i personaggi. Verso Sud è un film sull’incomunicabilità: non quella psicologica cara ad Antonioni, ma quella sociale, culturale, antropologica che persiste anche nell’epoca della globalizzazione.

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

        Tre donne bianche, divise da classe e cultura, cercano emozioni forti nella Haiti fine Anni ' 70: il problema non è trovare carne fresca, ma elaborare il gesto, il costo soprattutto morale. Ma l'abbraccio, che qualcuna è pronta a idealizzare, finisce in una tragedia inaspettata. Non è solo turismo sessuale, è anche disperazione e solitudine da parte di tre professioniste della scontentezza che raccontano come e perché son giunte ai Caraibi fra amori compiacenti. Charlotte Rampling è l'anima cinica e sorridente di un film serio, ma irrisolto senza l' urgenza di una denuncia, lontano e vicino al folklorismo.

da L'Unità (Dario Zonta)

        A quasi un anno dalla presentazione in concorso a Venezia, esce nelle sale italiane il terzo film del regista francese Laurent Cantet: Verso il Sud. Solo apparentemente Cantet si sposta, con questa opera, dai temi cari alla sua giovane cinematografia. Le relazioni di classe e i sistemi di potere definiscono sempre l'oggetto della sua ricerca, che sia centrato sul mondo del lavoro o sul rapporto tra i sessi. Cantet decide così di illuminare un altro lato della medaglia nell'analisi delle relazioni di classe e di potere, spostandosi nella Haiti degli anni Ottanta e seguendo le avventure sessuali di tre turiste occidentali di mezza età. Tre donne ricche e insoddisfatte, a vario titolo, della loro vita passano un'estate in un villaggio turistico, stringendo rapporti intimi con baldi giovani locali. Le vediamo, a volte imbarazzate, a volte estroverse, giocare di giorno sulla sabbia dorata e di notte nei letti di bungalow lussuosi e ricercati. Due di loro si innamorano dello stesso ragazzo, Legba, e misurano il senso di colpa e la voglia di coincidere con l'oggetto del desiderio a suon di battute acide e scontri raffinati. Se lo contendono, senza voler dare troppo a vedere che di lui si sono anche innamorate. Cantet riesce, tutto sommato, a scansare la trappola dell'esotismo e ad aggirare i luoghi comuni del turismo sessuale. Per ottenere questo risultato ricorre a un escamotage, ovvero entra e esce, con efficacia, dalla sfera intima e privata e da quella pubblica e politica. Il momento intimo è garantito dalle storie personali delle tre donne interpretate da Charlotte Rampling, Karen Young e Louise Portat). Con effetto straniante Cantet restituisce il loro mondo segreto attraverso tre monologhi, tre confessioni. Ognuna di loro, nel chiuso delle stanze notturne, guardando «in macchina» (chiedendo così una diretta complicità con lo spettatore) si racconta, esternando dubbi, solitudini, paure, segreti di vita e di sesso. Il loro agire, diurno e notturno, è controbilanciato da queste dichiarazioni private, fatte al muro di noi spettatori.
Il momento pubblico è portato dal contesto. Al di fuori dei luoghi protetti del villaggio turistico c'è Haiti nei suoi più cupi anni Ottanta, dominati dalla figura di Jean Claude «Baby Doc» Duvalier. Il giovane Legba, di cui le signore godono le prestazioni notturne, vive la sua realtà di pressioni, ricatti e minacce. In questo dialogo tra «dentro» e «fuori», tra privato e pubblico, tra sesso e potere Cantet riesce a inserire la sua visione del mondo. Ad aiutarlo, soprattutto a rimanere in bilico tra uno sguardo che sia allo stesso tempo empatico ed esterno, c' è anche il racconto da cui è tratto il film, scritto da Dany Laferriere, giornalista della mitica emittente indipendente Radio Haiti. Come qualcuno ricorderà Jonathan Demme ha realizzato due anni fa un bellissimo documentario proprio sull'attività di Radio Haiti dal titolo
The Agronomist, nel quale racconta, attraverso le vicissitudini dello speaker e giornalista Jean Dominique, un pezzo della tormentata storia di Haiti. Per chi volesse consigliamo di incrociare i due film per avere restituito, tra finzione e realtà, un'interessante ritratto del colonialismo politico e culturale e una certa analisi, dei rapporto sesso-potere.


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Tre donne bianche, divise da classe e cultura, cercano emozioni forti nella Haiti fine Anni ' 70: il problema non è trovare "carne fresca", ma elaborare il gesto, il costo soprattutto morale. Cantet riesce a scansare la trappola dell'esotismo e ad aggirare i luoghi comuni del turismo sessuale. Per ottenere questo risultato ricorre a un escamotage, ovvero entra e esce, con efficacia, dalla sfera intima e privata e da quella pubblica e politica: nel suo cinema le relazioni di classe e i sistemi di potere definiscono sempre l'oggetto della sua ricerca, che sia centrato sul mondo del lavoro o sul rapporto tra i sessi.

TORRESINO ottobre 2006

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