da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Finalmente il documentario, capace di produrre capolavori né più né meno del cinema di fiction, sta riconquistando il proprio posto sugli schermi dopo anni d'indifferenza generale. Meglio che un genere, converrebbe definirlo un "insieme" di tipologie diverse. Con The Agronomist, il versatile Jonathan Demme regala un piccolo prodigio di documentario biografico-politico, appassionante non meno che istruttivo, dove l'acquisizione di sapere va di pari passo con l'indignazione e con la commozione. Protagonista assoluto Jean Dominique, un haitiano dalla personalità inclassificabile e carismatica, originariamente agronomo, che nel 1968 acquisì una vecchia stazione radio dai cui microfoni prese la parola per la libertà del popolo e in difesa della cultura locale. "Giornalista" e "indipendente", ad Haiti, sono vocabili antitetici: per tutta la vita Jean subì le rappresaglie del dittatore Duvalier, poi di suo figlio (la radio fu devastata dalle milizie "macoute"). Ma non soltanto. Senza mai deflettere dal compito che si era attribuito, l'uomo continuò sempre a denunciare i regimi-fantoccio succedutisi nel Paese; incluso il governo dell'excampione delle bidonville Aristide, diventato l'antitesi di se stesso dopo la salita al potere. Il film non fa mistero dell'ingerenza americana, né dell'effetto liberticida degli interessi economici Usa nell'isola. L'amicizia tra Dominique e Demme ha inizio una quindicina d'anni fa, durante uno degli esili newyorkesi del giornalista. The Agronomist alterna le lunghe interviste che il regista gli fece personalmente con immagini attinte ad altre fonti: attualità, archivi di Dominique, brani di cinema haitiano ecc. Rifiutando la consequenzialità cronologica dei documentari banali, Demme dà al suo film l'andamento di un thriller politico a esito tragico, molto più appassionante di tante fiction cinematografiche di maniera. |
da Film Tv (Emiliano Morreale) |
Jonathan Demme, pluripremiato con l’Oscar ma indipendente nell’animo, è da sempre un osservatore partecipe della situazione di Haiti, come testimoniava già il suo Haiti: Dream of Democracy. Nel 1986, anno della caduta del dittatore Baby Doc Duvalier e dell’insediamento del presidente Aristide, Demme aveva conosciuto un dell’opposizione al regime, l’ex agronomo Jean Dominique, fondatore di una radio libera e intellettuale-guida. A partire dal ‘91, il regista ha intervistato più volte negli anni Dominique, facendosi raccontare la sua storia, la sua vocazione. Ma il film, appassionato e interessante, ha una vera e propria svolta-shock quando si passa a narrare la morte dell’"agronomo", misteriosamente ucciso nell’aprile 2000 (la situazione ad Haiti è di continua instabilità, tra ex duvalieristi, seguaci dei presidenti successivi, narcotrafficanti - e proprio nelle ultime settimane sono arrivate notizie di nuovi massacri). Senza ombra di retorica, The Agronomist è il ritratto di un personaggio affascinante, simpatico e pieno di dignità, un sobrio inno alla libertà di informazione e alla necessità degli intellettuali, con un sottofondo di speranza anche nelle potenzialità del cinema (commoventi le confessioni di Jean Dominique che dice di aver scoperto la politica guardando e facendo il cinema, negli anni della nouvelle vague). |
i giovedì del
cinema
invisibile
TORRESINO
febbraio-aprile 2005 PRIMA
VISIONE
Documentario? Sì grazie