Giù le mani dai
colpi di scena. Sono il sale del cinema d'azione, a rivelarli si fa
peccato. I migliori sono senza trucco e senza inganno. Per esempio, il
rovesciamento di prospettiva (si fa per dire, ma se ancora qualcuno non ha
visto il film non saremo noi a rovinargli la sorpresa) che carica
Il sesto senso
di M. Night Shyamalan con una bella dose di brividi veri. Anche se lo
rivediamo per la seconda volta, con tutta l'attenzione necessaria, non c'è
mai un momento in cui il regista gioca sporco. Per intenderci, non c'è
nulla di simile al flash back menzognero visto del
Caso Paradine: mossa
azzardata che Hitchcock ebbe sulla coscienza per tutta la vita. Si pentì
perché aveva rotto il patto di fiducia con gli spettatori, mostrando sullo
schermo una scena che esisteva solo nella falsa testimonianza di un
personaggio. Il regista nato in India e cresciuto a Filadelfia – mai più
così bravo, anche se non abbiamo ancora visto
The Lady in the Water con Bryce Dallas Howard, che ha spaventato bambini e spettatori deboli di
nervi già dal trailer, e non siamo riusciti a capire cosa avesse di tanto
terribile – giocava pulitamente le sue carte tra i morti e i vivi. Come
non barava David Mamet nella Casa dei giochi, e neppure Alejandro Amenábar
in The Others, la più originale storia di fantasmi dopo
Il giro di vite
di Henry James. Paul MacGuigan ci prova, a non tirar fuori il quinto asso
dalla manica. Ma l'occasione fa il regista ladro, e a furia di accumulare
situazioni assurde e citazioni pulp, gli sfugge un po' la mano. Slevin è
un giovanotto con la faccia di Josh Hartnett e un fisico niente male. C'è
tutto il tempo di rimirarselo, nelle scene dove se va in giro con
l'asciugamano a filo pube e un paio di pantofole (come faccia lo
straccetto a non cadere per terra, solo la costumista lo sa). Si ritrova
in un guaio molto grosso, rimbalzato come una pallina da ping pong tra due
cattivi: il Boss Morgan Freeman e il Rabbino Ben Kingsley. "Perché lo
chiamano rabbino?" chiede l'incauto. "Perché è un rabbino", risponde il
guardaspalle. Chiunque avrebbe una crisi isterica, lui non fa una piega
perché soffre di atarassia, malattia che impedisce di emozionarsi.
Dialoghi tarantineschi, bravi attori, violenza coreografica. Menzione
speciale per Bruce Willis e il suo "colpo proibito Kansas City". |