Certe
volte sembra che finalmente a Padova la circuitazione del buon cinema sia
davvero "libera". In realtà restano delle sacche di cinema
"emarginato" che seguono la logica perversa delle uscite intempestive
(lo "spazio buio" di agosto) e del pronto riscontro commerciale
(se la risposta al botteghino non è adeguata…). Così, purtroppo,
ogni volta la nostra serie di
cinema
invisibile
risulta
più ricca e stimolante…
Si
parte con
Liberty Heights,
una deliziosa commedia adolescenziale,
un ennesimo "come eravamo" made in USA, ma rivitalizzato da una
finezza psicologica mai banale,
da una insinuante denuncia civile (l'anima intollerante degli States!),
e da una colonna sonora travolgente, da Sinatra a James Brown.
Ancora America con
Mumford (di
Lawrence Kasdan!) e ancora nostalgia, ma non quella del déjà vu temporale, bensì
quella dell'utopia di un paese puro nel cuore e nelle intenzioni, "indagabile"
per titoli professionali non adeguati, ma assolvibile nel profondo, grazie ad un
"uso improprio" di quella psicanalisi che è diventata il passepartout
esistenziale di una società carica di contraddizioni.
Uno
dei pezzi forti di questo programma è poi il dittico-riflessione
sulla stato dell'arte della science fiction (2001:
quale presente per la fantascienza?).
Nell'anno del mitico Odissea
nello spazio, l'umanità non viaggia certo in business-class
verso la Luna, cullata dalle note di Strauss, ma non ha preso consistenza
neppure l'incubo delle tecnologie informatiche.

È
piuttosto il monito di Huxley (Il mondo nuovo) a serpeggiare,
tra clonazioni annunciate e frontiere
della bioetica infrante, mentre i capisaldi cinematografici di questo
fine millennio restano la saga retroattiva di Star
Wars e la mai doma angoscia seriale di Alien.
E proprio tra le spire della genetica e la tensione dell'horror spaziale
si collocano un invisibile "storico" (1997) come Gattaca,
opera prima di Andrew Niccol (sceneggiatore
di Truman Show)
e il nuovissimo (ma non meno reietto dal circuito padovano) Pitch
Black.

La
parentesi della
festa della
donna prevede il doveroso recupero di
La
mappa del mondo: non solo un prova memorabile
di Sigourney Weaver, ma anche una fotografia "piatta" e impietosa
dell'isolamento esistenziale in una delle tante, piccole comunità
della provincia yankee, chiuse alla solidarietà e "disponibili"
al sospetto e all'ostracismo.
Gli
fa seguito una mini-personale "di coda" dedicata agli ultimi
3 FILM DI
Amos Gitai
.
Giusto in questi mesi l'attenzione è puntata sulla nuova opera
del regista israeliano, Eden:
la nostra proposta è l'occasione per accostarsi ad un autore personalissimo,
rigoroso e coerente, capace di "nascondere" il proprio stile
dietro la quotidianità di una crisi di mezza età (Giorno
per giorno), di trasmettere emozioni
forti con un'opera di integralismo religioso (Kadosh),
di dividere l'opinione pubblica con l'apparente taglio documentaristico
di un film lancinante come Kippur.

In
chiusura un altro titolo vergognosamente passato sotto silenzio in città:
Hamlet
2000
non è un prodotto realizzato per inerzia, un ulteriore shakespeare-film
per seguire la moda che ha premiato sul mercato Luhrmann (Romeo
& Juliet) e Madden (Shakespeare
in Love), ma una sapiente rivisitazione attualizzata e costruita
con rispetto assoluto del testo originario.
Speriamo che
il nostro entusiasmo per questo nuovo ciclo si concretizzi in una confortante
risposta di presenze in sala. Lo spirito del circolo the
Last Tycoon è
soprattutto questo, "godersi" insieme non solo le primizie domenicali
d'essai, ma, almeno una volta alla settimana, qualche film "doc"
da scoprire, una rinfrancante esperienza di
cinema
invisibile!
e.l.
presentazione programma TORRESINO
febbraio-aprile 2001
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