Parlare
di cinema è chiudersi gli occhi di fronte allo squallore del
nostro contesto politico? Non necessariamente. Quando ogni impegno
istituzionale sembra
vanificarsi in asfittiche logiche di potere e quando il concetto di
dignità di un uomo di stato
viene svilito dalla
protervia di una laida morbosità senile, perché non dirottare il
nostro sentirci "inadeguati, spiazzati, incapaci di comprendere
appieno" dalla amara concretezza del realismo berlusconiano al
liberatorio fantasticare dell'immaginario filmico di
Inception? Il fascino del film di Christopher Nolan è il fascino del cinema a tutto tondo,
è il gusto di tuffarsi in un sogno ad occhi aperti in cui non tutto può
essere capito e spiegato, ma in cui l'emozione è intensa e
l'immersione è completa, appagante, mozzafiato. Niente a che vedere
con lo scollamento sempre più marcato tra le aspettative della gente
e le risposte del governo, con il disgusto che l'azzeramento di ogni
ritegno morale provoca negli individui di buon senso. Qui il il
sentirsi "inadeguati, spiazzati, incapaci di comprendere appieno"
provoca fastidio, rabbia, indignazione. Non chiudiamo gli occhi
perché è proprio il cinema che ci dà ancora il piacere
di tenerli aperti. Divertiti ma non stupiti, capaci di fantasticare
ma anche di ragionare, appagati nell'immaginario, vigili nel reale. |