Cirkus Columbia
Danis Tanovic - Bosnia 2010 - 1h 53'

Venezia 67 - Giornate degli autori

    Ci sono guerre che sembrano non finire mai (ieri in Incendies quella arabo-israeliana), ci sono conflitti la cui assurda crudeltà merita di non essere mai messa nel dimenticatoio. È il pensiero di Danis Tanovic, l’autore di No Man’s Land, che con Cirkus Columbia (Giornate degli Autori) costruisce una commedia dolce-amara, talvolta spiritosa ma in cui la tragedia incombe.
1991, Bosnia-Erzegovina. Il muro di Berlino è caduto (ma “dalla parte sbagliata” ironizza qualcuno) e così pure il regime comunista. Divko, fuggito vent’anni prima in Germania. ritorna nel suo paese con gli “accessori” della rivincita (una Mercedes rosso fiammante, una fidanzata giovane e sexy – Azra – e un gruzzolo di marchi tedeschi), un inseparabile gatto-porta fortuna e la voglia di riconquistare quanto perduto. A partire dalla casa di famiglia. Si affida a suo cugino Ivanda, ora nuovo sindaco, per sfrattare la moglie Lucija e con lei il figlio Martin, del qual però vorrebbe riconquistare l’affetto. Pur se tra contrasti e prevaricazioni personali, sembra che tutto possa risolversi senza drammi ma l’illusione di un situazione politica non traumatizzante (“non possono dividere la Bosnia”) dura ben poco; già giungono le voci dei primi scontri in Croazia e ritorsioni e vendette prendono sempre più corpo al villaggio. Non solo: Lucija mal sopporta i rapporti che Martin comincia ad instaurare col padre e con Azra, il legame che unisce il ragazzo alla compagna del padre si fa sempre più confidenziale e affettuoso, Divko perde le staffe (e il buonsenso) quando non riesce più a trovare il suo gatto. Per completare il quadro della vicenda bisogna citare anche Savo, che per anni è stato premuroso sostegno di Lucida e Martin e che ora, quale ufficiale del distaccamento militare jugoslavo, sente per primo la minaccia della guerra civile; nonché il figlio di Ivanda, amico di Martin, la cui impulsività giovanile gli fa abbracciare con entusiasmo il nuovo corso di epurazioni e violenza. Tanti personaggi, tante sfaccettature di una realtà umana e politica sull’orlo del collasso.
Sarà il positivo evolversi delle dinamiche personali a risolvere la crisi, almeno in parte. Divko accetta il confronto con Lucija (“tu fai tutto per ripicca” lo rimbrotta), Azra capisce di sentirsi vicina a Martin non solo per l’età… Sulla Mercedes rossa Savo, Azra e Martin proveranno a fuggire lontano dalla polveriera bosniaca, Divko e Lucija decidono di restare insieme ad affrontare il futuro, abbracciati sui seggiolini di una giostra, tra rimpianti, sorrisi e un momentaneo barlume di serenità. La speranza non è quella di riuscire ad eliminare la guerra, ma di poterne evitarne almeno le tragiche conseguenze. Di imparare ad esorcizzarla affidandosi ai presupposti di una comunità di pace, riscoprendo il valore delle cose semplici e la forza della solidarietà.

ezio leoni - La Difesa del Popolo - 12 giugno 2011


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1991, Bosnia-Erzegovina. Il muro di Berlino è caduto e così pure il regime comunista. Divko, fuggito vent’anni prima in Germania. ritorna nel suo paese con gli “accessori” della rivincita (una Mercedes rosso fiammante, una fidanzata giovane e sexy e un gruzzolo di marchi tedeschi), un inseparabile gatto-porta fortuna e la voglia di riconquistare quanto perduto. A partire dalla casa di famiglia, abitata però dalla moglie e da figlio ormai ventenne...
Per Tanovic la speranza non è quella di riuscire ad eliminare la guerra, ma di poterne evitarne almeno le tragiche conseguenze. Di imparare ad esorcizzarla affidandosi ai presupposti di una comunità di pace, riscoprendo il valore delle cose semplici e la forza della solidarietà.


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