Somewhere
Sofia Coppola - USA 2010 - 1h 38'

Leone d'oro - Venezia 67

    Los Angeles. Oggi. L’attore Johnny Marco (il sorprendente Stephen Dorff) vive una vita vuota e ripetitiva tra una giornata di riprese e un'altra e passa il tempo tra feste, divertimenti e compagnie femminili occasionali. Nulla sembra toccarlo veramente, neppure strani sms che riceve a ogni ora del giorno e della notte da un mittente sconosciuto. Non è per nulla contento di se stesso, percepisce lo spreco dei suoi giorni ma tutto cambia una mattina quando, dopo l'ennesima notte dissennata, si sveglia e trova al suo fianco la piccola Cleo (Elle Flanning, straordinaria) sua figlia. La madre, l'ex moglie di Marco, vuole partire e sarà lui a doversi occupare per qualche giorno della ragazzina. D'improvviso tutto cambia, si muove e, per la prima volta, pare avere un senso nella vita dell'attore.
La narrazione di Sofia Coppola si dipana lenta e sinuosa lungo Sunset Boulevard, il deserto che circonda Los Angeles, e lo Chateau Marmont, vero mito della città degli angeli, rifugio di star in cerca di nascondiglio. In quell'albergo morì John Belushi. Pare chiaro da subito che il film è un affresco della Los Angeles di oggi e, più particolarmente, dell'animo di un individuo al suo interno. Spaurito e senza meta vaga Marco e lentamente appare sempre più chiaro che questo film racconta della sua regista, del momento che lei vive da quando è madre, della sensazione di girare a vuoto senza uscite.
Johnny Marco "è" Sofia Coppola, persa nel cinema e nel suo ruolo incerto e traballante di genitore, le sue piccole sono affidate ai nonni, al padre Francis sulle colline francesi. La regista si pone dunque nel mezzo. Da una parte sta suo padre e le sue assenze, i distacchi a quali lei piccola fu costretta e, in un certo qual modo, i primi tre film da “figlia d’arte”: Il giardino delle vergini suicide, Lost in Translation e Marie Antoinette. Dall'altra stanno le piccole figlie, le assenze alle quali sono costrette dal mestiere della madre. A sigillo di tale autobiografismo sta la sgradevole sequenza italiana del film durante la quale padre e figlia giungono a Milano per ritirare un'onorificenza e poi ne fuggono sconvolti. Il cammeo di Valeria Marini vale ogni spiegazione al riguardo. Tale vicenda è un ricordo personale della Coppola, di un Telegatto consegnato al padre negli anni ’90. Altra prova di tale legame col film sono la maternità del soggetto e della sceneggiatura e la scelta di utilizzare le ottiche Zeiss usate dal padre per il film Rusty il selvaggio del 1983.
La Coppola sceglie il tempo e l’attesa, elementi che solo i registi maturi sanno manipolare senza intoppi, e confeziona un film delicato e preciso, importante e forse più personale e sentito di tutti gli altri da lei fatti. Non mancano le citazioni dei grandi maestri che hanno raccontato Los Angeles e il viverci all'interno, il percorre le sue strade: su tutti il Wim Wenders de
Lo stato delle cose del 1982.

Aldo Romanelli - MCmagazine 29 - ottobre 2010

promo

Johnny Marco (Stephen Dorff) è un noto attore che vive un'esistenza sregolata e che soggiorna nel leggendario e lussuosissimo Hotel Chateau Marmont. I suoi giorni scorrono tra fiumi di alcol, belle ragazze, macchine veloci e fan servili. Fino a quando nella sua vita piomba inaspettatamente sua figlia Cleo (Elle Fanning), di 11 anni... Sofia Coppola si getta con l’anima e con il cuore nel cinema dell’epoca che ha consacrato il padre. Con uno sguardo lucido e "vissuto" Somewhere non è solo una conferma ma una personale crescita autoriale.





cineforum ANTONIANUM/The Last Tycoon 2010-2011