La
forza femminile nel suo disvelarsi è al centro dell'ultimo film di
François Ozon
e si incarna nelle sembianze non più diafane ma sempre insondabili di
Catherine Deneuve, vera dominatrice della scena. Nella forma di una
commedia brillante
Potiche- La bella statuina
racconta la progressiva emancipazione, nella Francia degli anni '70,
di una ricca borghese dal ruolo di ornamento a quello di protagonista.
Tratto dalla piece teatrale di successo di Pierre Barillet e
Jean-Pierre Gredy, il film riesce nell'intento di dare nuovo respiro
alla storia, mantenendo il ritmo dei dialoghi frizzante come nella
migliore screwball comedy americana.
Robert Pujol (l'ottimo Fabrice Lucchini), ricco industriale, dirige la
fabbrica di ombrelli che la moglie Suzanne (Catherine Deneuve) ha
ereditato dal padre, mostrandosi autoritario sia con la famiglia che
con gli operai. Quando durante uno sciopero viene sequestrato dagli
operai, tocca a Suzanne sostituirlo momentaneamente alla guida della
fabbrica: scelta proprio per la inconsistenza della sua figura di
"bella statuina", la donna rivela invece, soprattutto nella gestione
dei rapporti, compreso quello col sindaco comunista, suo ex-amante (Gerard
Depardieu), una capacità e una sicurezza inaspettate. E al ritorno del
marito queste doti si rifiuteranno di rientrare nello scrigno, con
conseguenze imprevedibili per tutti.
Potrebbe sembrare una storia datata se non fosse che Ozon ha
dichiarato di aver tratto spunto dal clima dello scontro tra Ségolène
Royal e Nicolas Sarkozy nell'ultima campagna elettorale e ha poi
aggiunto di avvertire un serpeggiante ritorno al machismo, in cui
l'Italia sarebbe in prima fila. Non inganni dunque il tono leggero: ci
sono frecciate per tutti ed è un divertimento che fa pensare.
Contribuisce a questo tutta la messa in scena, che induce nello
spettatore uno sguardo ironico. La scenografia, i costumi e
soprattutto la fotografia inventano degli anni '70 così esibiti e
sgargianti che l'immedesimazione lascia il posto a un distacco
sorridente fin dalla prima sequenza. E l'uso delle musiche si colloca
perfettamente sulla stessa linea. Ma il pilone del film è Catherine
Deneuve. Quando la storia, a un certo punto, potrebbe prendere una
piega un po' ovvia, è divertente per lo spettatore scoprire che
Suzanne "bella statuina" non lo è proprio mai stata: e l'eleganza
sorniona con cui la Deneuve riesce a rendere questo aspetto del
personaggio è impagabile.
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