In
modo meno ambiguo e più esplicito rispetto al suo film precedente
Tony Manero, Pablo Larraìn
in
Post mortem, torna a raccontare la tragedia del popolo cileno nel
periodo del colpo di stato di Pinochet, attraverso la storia
emblematica di un uomo qualunque, regalandoci un film di grande
impatto visivo, coinvolgente nonostante l’apparente freddezza,
perfetto nell’architettura narrativa.
La morte qui è presente fin dal titolo e riempie figurativamente e
metaforicamente lo schermo in quasi tutte le inquadrature,
accompagnando come un’ombra il protagonista, che ha il volto
inespressivo di Alfredo Castro, che in questo caso la morte non la dà,
come in
Tony Manero, ma si limita a registrarla, essendo impiegato
come dattilografo all’obitorio, con il compito di trascrivere i
referti delle autopsie.
Ed è proprio sul cadavere di una donna sul lettino dell’obitorio che
si apre il film: il medico detta il referto “…morta per denutrizione e
disidratazione” e Mario Corneo (Alfredo Castro), senza lasciar
apparire alcuna reazione, prende appunti.
Un incipit che contiene già tutte le coordinate e le chiavi di lettura
del film, che, dopo questa sequenza anticipatrice, si sviluppa a
ritroso raccontando la storia dell’amore di Mario per una ballerina di
cabaret, Nancy, che è appena stata licenziata.
Con uno stile implacabilmente controllato, fatto di un uso minimale
dei movimenti di macchina, che sembrano limitarsi a registrare gli
avvenimenti seguendo un percorso perfettamente e piattamente
orizzontale, anche nel descrivere situazioni altamente drammatiche,
Larraìn ottiene un effetto di agghiacciante fissità, tanto estetica
quanto etica.
Per raccontare un periodo storico che lui non ha vissuto, essendo nato
nel 1976, ma che, a suo dire, incombe come un fantasma sui giovani
della sua generazione, Larraìn è andato a cercare degli spunti, per
entrambi i film, nelle pieghe delle pagine di cronaca dei giornali:
una fotografia per
Tony Manero, un articoletto su un uomo che aveva
assistito all’autopsia del corpo di Allende durante il colpo di stato
del 1973 per
Post Mortem.
È infatti quando il corpo di Allende, con il cranio scoperchiato e il
volto maciullato dalle percosse viene portato all’obitorio per
l’autopsia, che la Storia si sovrappone in modo traumatico al privato;
non a caso è proprio nella sequenza immediatamente precedente a
questa, quando viene informato di fare parte dell’esercito del Cile,
che l’espressione di Mario subisce un cambiamento, rivelando una
partecipazione emotiva rispetto ad avvenimenti che fino ad allora
sembravano lasciarlo indifferente.
I due protagonisti sono due perdenti, l’uno,
Mario, intrappolato in una
squallida routine, che lo fa convivere quotidianamente con
la morte, con i corpi morti che immediatamente dopo il colpo di stato
diventano mucchi di cadaveri, che lui è costretto a trascinare su un
carretto nei corridoi dell’obitorio e nel contempo è ossessionato dal
desiderio fisico per il corpo di una ballerina sua dirimpettaia;
l’altra, Nancy, nonostante sia figlia di un dirigente comunista, è tutta
concentrata sulla propria bellezza fisica che sta sfiorendo e sul
fallimento dei suoi sogni di successo.
Due piccoli individui che percorrono le loro strade, cercando di
realizzare i propri desideri, passando indifferenti e inosservati tra
le pieghe della storia (vedasi la sequenza in cui in macchina cercano
di passare attraverso il corteo di manifestanti), fino a che questa
irrompe violentemente nelle loro vite, dando loro una piega
inaspettata.
“La storia d’amore di Mario per Nancy, la storia di Nancy e Mario –
dichiara Alfredo Castro – è la storia di un momento storico di questo
paese, un tentativo, un’invenzione di rivoluzione, un’utopia d’amore,
che altri hanno deciso di far diventare una tragedia.”
Nel mostrarci il progressivo precipitare verso l’abisso del rapporto
tra Mario e Nancy, Larraìn crea una sovrimpressione tra Storia e
orrore privato, congelando in un agghiacciante, inesorabilmente lungo
piano sequenza finale la sepoltura dell’oggetto del desiderio, la
trasformazione di un desiderio di amore in un desiderio di morte e di
cancellazione del corpo stesso.
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