Una vita tranquilla
Claudio Cupellini -
Italia/Germania/Francia
2010
- 1h 45' |
Inevitabile
il premio del Festival di Roma all'interpretazione di Toni Servillo. È
impressionante come questo attore, giunto alla notorietà dopo i 40 anni
con i film di Sorrentino (L'uomo
in più,
Le
conseguenze dell'amore) e balzato
alla consacrazione internazionale sulla soglia dei 50 con il doppio colpo
di
Gomorra
e
Il divo,
rappresenti oggi un vertice assoluto. Una sorta di re Mida che trasforma
in oro qualunque film interpreti. In
Una vita tranquilla
di Claudio Cupellini è Rosario, ex camorrista che ha seppellito un passato
infame facendosi dimenticare e diventando un tranquillo ristoratore nella
provincia tedesca. Ma il passato chiede il conto e la finezza del film sta
proprio nell'indagare tra le pieghe della sua doppia personalità.
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Roberto Nepoti - La
Repubblica |
Una vita tranquilla
di Claudio Cupellini conta un po' troppo sul mattatore Toni Servillo per
potersi garantire il «tocco in più», quello che piace a un certo pubblico
e conferisce dignità d'autore al di là di un'autentica sfida espressiva.
Il lavoro del trentasettenne regista, fattosi notare con la commedia
Lezioni di
cioccolato, prende le mosse da una
tematica di drammatica attualità (le infiltrazioni della malavita nostrana
nel tessuto connettivo dell'economia tedesca) e ci costruisce - più sopra
che dentro - un noir professionalmente rifinito, ma ordinario nello schema
e, in fondo, plateale nello scioglimento.
[...] Il cinquantenne paisà Rosario gestisce un accorsato hotel-ristorante
nei dintorni di Francoforte con la bella consorte teutonica, dalla quale
ha avuto il biondo frugoletto Mathias. La vita ordinata e pour cause
tranquilla dell'esemplare immigrato viene sconvolta quando vengono a
trovarlo due giovani italiani, dall'aspetto e i modi a dir poco sinistri.
Edoardo (Francesco Di Leva) e Diego (Marco D'Amore) sembrano la copia, in
avanti con l'età, dei due delinquentelli di
Gomorra:
sboccati, violenti, pronti a godere dell'ospitalità (anche sessuale) della
gentile gente del luogo e soprattutto febbrilmente intenti a preparare un
colpo criminale dalle proporzioni imprevedibili. Il gioco pericoloso è
complicato dal fatto che Rosario è, in realtà, legato da un profondo
legame con Diego; tanto da attivare ben presto nel percorso del film il
classico tema del ritorno rovinoso del passato rimosso. Scritto da
Cupellini insieme a Filippo Gravino e Guido Iuculano,
Una vita tranquilla
ha il merito di cogliere con eleganza e credibilità gli sfondi della
storia, che finiscono con l'assomigliare a un distributore di benessere
automatico, una ribalta illuminata da luci fredde e distaccate dove si
recitano monotoni copioni esistenziali, un habitat perfetto per occultare
i misfatti della criminalità sovranazionale. Dove, però, il film non
funziona bene è nel filo d'equilibrio drammaturgico teso tra i tormenti di
Rosario, le azioni realistiche, se non documentaristiche dei vari
personaggi e il sostrato simbolico-pedagogico che rischia di rendere
l'insieme manieristico. |
Valerio Caprara - Il
Mattino |
promo |
Rosario Russo
(Toni Servillo) è un uomo che ha dovuto abbandonare la sua terra e
fuggire dal passato, e che si è rifatto una seconda vita con
un’altra identità, un altro lavoro, un’altra famiglia nei pressi
di Francoforte, in Germania, sperando che finalmente questo possa
essere il nuovo corso sereno della sua vita, finché il destino non
decide per lui... La finezza del film sta proprio nell'indagare
tra le pieghe della sua doppia personalità e Cupellini maneggia il
genere con cura, dà un taglio mitteleuropeo alle luci grigie,
dirige una recitazione trilingue (tedesco, italiano e napoletano)
e trova una chiusura coerentemente impietosa. |
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LUX
- novembre 2010
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