Le conseguenze dell'amore
Paolo Sorrentino - Italia 2004 - 1h 54'

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

     Un trafficante di denaro sporco, silenzioso e misterioso abitante di un hotel svizzero abitato da tipi tristi e folk, si trova un giorno con un sentimento pulito tra le mani: nella routine degli affari sporchi, molte sigarette ma eroina solo una volta la settimana, entra il sorriso di una ragazza. Retorica e incidente a parte, la morale lo porterà alla rovina: il dubbio non è previsto dall'onorata società. Dopo Un uomo in più, Sorrentino firma con Le conseguenze dell' amore (rovinose) un secondo film originale, un noir con dentro una voglia di moralità oggi rara, la storia di un uomo in meno, in preda a una crisi esistenziale che mette in forse una vita sbagliata. Il regista ha uno stile magistrale e finché il racconto si nutre di silenzi, atmosfere e sguardi, al rallentatore psicologico, funziona benissimo, ma s'inceppa nell'ultima parte d'azione. Con la Magnani jr., Pisu, la Goodwin, funzionali, Toni Servillo è semplicemente grande: senza fare una mossa esprime di tutto e di più, è davvero un'anima in pena.

da Il Messaggero (Fabio Ferzetti)

     Un uomo per strada si volta a guardare una ragazza e sbatte contro un palo con un “gong”. È una gag che funziona sempre, eppure Titta Di Girolamo non ride. Vede la scena dalla finestra e non increspa neanche le labbra. È che Titta, lo dice lui stesso, è «un uomo senza immaginazione». Non che l’immaginazione sia indispensabile per fare il commercialista. Ma a un commercialista che da otto anni vive solo recluso in un hotel svizzero seguendo rituali immutabili, un poco di immaginazione non farebbe male. Mentre questo Titta, un Toni Servillo congelato e così bravo da essere quasi irriconoscibile, sembra vivere con tutti i sensi tappati. Non vede nulla, non sente nulla, non pensa più nulla. Se ne sta lì, perso in quell’albergo come se fosse un labirinto, da tanto di quel tempo che non sa nemmeno più chi è, se Teseo o il Minotauro. Anche se il ruolo che ci tocca in sorte spesso è anzitutto questione di volontà.
Snobbato dalla giuria di Cannes malgrado la regia sapientemente stilizzata e la prova maiuscola di Toni Servillo,
Le conseguenze dell'amore conferma le qualità di Paolo Sorrentino
film successivo in archivio scoperte nel notevole L'uomo in più . Il dono di modellare personaggi, caratteri, destini. Il gusto dei dettagli e della scrittura, un gusto così spiccato che rischia quasi di prendergli la mano. L’arte di concentrare un paese, un’epoca, un clima morale, in un pugno di ambienti e di personaggi (siamo in Svizzera ma si pensa a certa Italia di oggi). Stavolta però sullo schermo non scorrono due vite parallele ma un’esistenza bloccata che grazie a un incontro potrebbe riaprirsi, scorrere, spezzare il circolo vizioso in cui è rinchiusa. Il primo a saperlo pare essere proprio Titta, ostaggio della mafia come scopriamo presto, e personaggio autocosciente se di fronte alla magnetica cameriera Sofia (Olivia Magnani), annota su un blocchetto proprio il titolo del film: “Non sottovalutare le conseguenze dell’amore”. Stranamente però, quando Sofia incrocia finalmente la sua vita, Sorrentino la liquida in poche scene per avviare Titta/Servillo verso un impossibile quanto obbligato riscatto esistenziale. Finendo col disperdere in parte la tensione e il mistero accumulati, e lasciando Sofia appena abbozzata, un’ombra più che un vero personaggio. O forse una funzione: il reagente che innesca la trasformazione di Titta avviandolo verso un rocambolesco epilogo tutto spiegato e mostrato, a differenza del resto del film che è mentale, allusivo. E tanto più inquietante quanto più la mafia resta invisibile. Come si addice a una metafora.

LUX - settembre/ottobre 2004
TORRESINO - ottobre 2004
cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2005