Gomorra
Matteo
Garrone -
Italia
2008
- 2h 15'
|
|
Gran Prix |
Benvenuti
in Campania, terra di bufale e kalashnikov, acquitrini e clan criminali,
sarti geniali e rifiuti tossici. Benvenuti nella regione che meglio
riassume il resto d'Italia e forse del mondo con il suo miscuglio di
talento e delinquenza, legale e sommerso, ragione e follia. Benvenuti nel
film che dopo tanti tentativi imperfetti o prematuri dà volto, voce,
forma, colore a questo magma che chiamiamo che chiamavamo camorra.
Gomorra mostra un mondo mai visto con tanta forza e coerenza. Perché a
forza di cesellare immagini e parole rende incredibilmente vero quel mondo
incredibile, cancellando ogni traccia di messa in scena. E perché ci fa
capire quanto quel mondo sia vicino, anzi consustanziale al nostro, anche
se non lo vogliamo vedere. Altro che sei gradi di separazione: fra il
professionista elegante che tratta rifiuti tossici con le industrie del
Nord, interrandoli in Campania o spedendoli in Africa come "aiuti
umanitari", e il ragioniere del crimine che si trova una pistola in bocca
senza quasi capire perché, c'è solo un passo anche se nel film i due
personaggi, i fenomenali Toni Servillo e Gianfelice Imparato, non si
incrociano mai. A differenza di tanti brutti film, infatti,
Gomorra non
spiega nulla ma ci fa capire tutto. È il segno più certo della sua
grandezza. Anziché disperdere energie collegando fatti e destini,
Garrone
va dritto all'essenziale. Rielabora con fantasia e libertà cinque storie
tratte dal romanzo-reportage di Saviano, ma non cerca nessi a tutti i
costi. Tanto ogni personaggio si porta la sua verità scritta addosso; ogni
scena è una resa dei conti, reale o figurata; ogni episodio approda a uno
squarcio più eloquente di mille parole. Per questo le immagini di
Gomorra,
belle perché vere, e viceversa, sono così emblematiche e insieme naturali.
Come i corpi e i volti scelti da Garrone dopo un lavoro di inchiesta che
si indovina lungo e accurato.
E pensiamo ai due ragazzi "scoppiati" che credono di potersi mettere in
proprio e rubano le armi ai clan. A quel sartino che rincasa all'alba,
esausto ma felice, coricandosi accanto alla moglie e al figlioletto,
un'immagine bella come una Pietà del Rinascimento. A quel tessuto di
affetti, esperienze, mentalità, che lega fra loro i personaggi e rende
tutto così normale e insieme straziante. O a quei dettagli geniali
(l'imprenditore del Nord che chiede «è tutto clean?»; il piccolo aspirante
camorrista che si depila le sopracciglia; il sarto che parla coi cinesi
facendo capolino da una specie di botola nel bagagliaio dell'auto) che
valgono un romanzo. Un romanzo diventato uno dei pochi grandi film
italiani del decennio. Da non perdere. |
Fabio Ferzetti - Il
Messaggero |
Sotto
il sole artificiale delle lampade abbronzanti, gli uomini della camorra
espongono felici i loro corpi muscolosi. La banda rivale arriva
all'improvviso. Il film comincia così, con una mattanza a sangue freddo.
Avendo letto il duro libro di Saviano, mi aspettavo un altro incipit, una
lenta carrellata sul porto, con i container pieni di cadaveri congelati.
Ma anche la strage nel periferico salone di bellezza è un bel prologo.
Pian piano, per flash e sentieri paralleli, affiorano diverse storie di
miseria e violenza. Come sempre nel cinema di Garrone, contano lo sguardo
e la contemplazione dei desolati esterni (le Vele di Scampia), in una
sorta di "psicogeografia" sociale che inchioda i personaggi al loro
destino. Nel paese del profitto nero e della spazzatura tossica, il cuore
è imbalsamato, nessuno si salverà. |
Claudio Carabba -
Corriere della Sera Magazine |
cinélite
TORRESINO
all'aperto:
giugno-agosto 2008
promo |
Cosa dire ancora di Gomorra
che ha rilanciato il cinema italiano a Cannes (Gran premio) e al
botteghino? Che il prestare attenzione al linguaggio filmico di Garrone è
un tassello essenziale per apprezzare fino in fondo questo sconvolgente
non-depliant turistico del nostro sud: sotto il sole artificiale delle
lampade abbronzanti, gli uomini della camorra espongono felici i loro
corpi muscolosi. La banda rivale arriva all'improvviso. Il film comincia
così, con una mattanza a sangue freddo... Pian piano, per flash e sentieri
paralleli, affiorano poi diverse storie di miseria e violenza. Come sempre
nel cinema di Garrone, contano lo sguardo e la contemplazione dei desolati
esterni in una sorta di "psicogeografia" sociale che inchioda i personaggi
al loro destino. La morale, inesorabile, ribadisce che nel paese del
profitto nero e della spazzatura tossica, il cuore è imbalsamato e nessuno
si salverà. |