Benveuti al Sud
Luca Miniero
- Italia
2010
- 1h 42' |
Un
giorno qualcuno rileggerà l'Italia del nuovo millennio attraverso il suo
cinema e scoprirà di avere in mano una gran massa di informazioni purché
sappia, come dire, decodificarle. Questo accadeva davvero, qui si allude a
un fenomeno del quale c'è traccia in altri documenti, questa battuta va
letta così, là si riconosce l'eco ingentilita o la caricatura di questo o
quel conflitto. Come se certe realtà si potessero raccontare solo a
distanza o filtrandole attraverso regole precise. A rischio di
depotenziarle. Come succede trasformando personaggi reali in cartoons, che
sono per definizione inalterabili, indistruttibili, impermeabili al dolore
e alla morte. A differenza dei personaggi delle vere commedie di ogni
epoca e paese.
Ecco, da
Benvenuti al Sud
si esce un po' con questa sensazione: di aver visto un esilarante film
d'animazione recitato da attori in carne e ossa. Un film dove tutto ciò
che il suo soggetto richiede, i pregiudizi, gli stereotipi, l'ignoranza,
la diffidenza reciproca che separa Nord e Sud, è trattato su un tono
leggero e farsesco che rende tutto esatto, pertinente, pungente e a volte
irresistibile, ma anche stranamente risolto e inoffensivo. Non stiamo
dicendo che mancano il dramma o la violenza, per carità, a quelli pensano
le cronache tutti i giorni, chiunque è in grado di distinguere la realtà
dal registro scelto per rappresentarla, anzi è proprio lo scarto di
fantasia a rendere appetibili temi e figure usurati dalla loro
drammaticità e dall'invadenza televisiva. Però al remake italiano del
massimo successo francese di sempre (Bienvenue chez les Ch'tis, in
Italia
Giù al Nord) era
lecito chiedere non tanto più cattiveria, ma un pizzico di amore in più
per i suoi personaggi. Che restano dall'inizio alla fine "tipi", maschere,
macchiette, amabili e stereotipati quanto i pregiudizi di cui sono farciti
(e che finiscono bonariamente per confermare). Come si è sempre fatto nel
ramo più "idilliaco" della nostra commedia, da
Pane amore e fantasia
a Bulli e pupe,
che facevano di certa Italia popolare una specie di Arcadia. Ma con meno
passione, qui, di quanta ce ne sarebbe voluta per fare del dirigente delle
Poste milanese Claudio Bisio, di sua moglie Angela Finocchiaro, degli
impiegati di Castellabate Alessandro Siani, Valentina Lodovini, Nando
Paone, Giacomo Rizzo, veri personaggi e non semplici "veicoli". È una
sfumatura, il film funziona benissimo e avrà un successo strepitoso, ma è
la sfumatura che separa la grandezza dal semplice divertimento. Nelle
interviste Bisio cita "il gusto degli altri", forse alludendo proprio al
bel film di
Agnès Jaoui. Ecco, lì oltre a ridere
si soffriva e si gioiva con i personaggi. La differenza è tutta qui. Ma in
Italia anche i sentimenti ormai fanno un po' paura.
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Fabio Ferzetti - Il
Messaggero |
Cercate
su Google le immagini di Castellabate, il paesino del Cilento dove è
ambientato
Benvenuti al Sud,
e capirete perché il remake del film francese Giù al Nord era, checché ne
dicano a Medusa e alla Cattleya, un'idea bizzarra. In Francia il Sud (la
Costa Azzurra) è bello e ricco e il Nord (il Pas de Calais) è grigio e
povero, e per trovare l'umanità degli «Ch'tis» - gli abitanti del Nord -
occorreva tutto l'impegno del protagonista. In Italia, anche il più fesso
dei leghisti sa (forse...) che il Cilento è più bello della Brianza, e
quindi il terrore del nordista Claudio Bisio, di fronte al trasferimento
fra i «terùn», suona credibile fino a un certo punto. Ma questo sono
considerazioni a priori. Qui e oggi, secondo noi è utile che questo film
esista, e che esca pochi giorni dopo le idiozie di Bossi sui romani porci.
Bisio e la Finocchiaro sono strepitosi come sempre, il regista Luca
Miniero (autore con Paolo Genovese del geniale
Incantesimo
napoletano, nel 2001) è un esperto in
stereotipi. Lo sceneggiatore, Massimo Gaudioso, era nella squadra che
portò al cinema Gomorra. Tutte garanzie. |
Alberto Crespi -
L'Unità |
promo |
Alberto,
milanese doc, viene trasferito a San Marco di Castellabate, un
paesino in provincia di Salerno. Dopo il trauma iniziale dovuto
alla difficoltà di ambientarsi in una dimensione completamente
differente da quella di origine, il protagonista scopre la
bellezza architettonica, la gastronomia e il calore contagioso del
sud che, anche grazie ai colleghi autoctoni lo porterà a liberarsi
dei tanti pregiudizi nordisti e, affiancato dalla moglie Silvia, a
godersi la vita con serenità. Un film dove tutto ciò che il suo
soggetto richiede, i pregiudizi, gli stereotipi, l'ignoranza, la
diffidenza reciproca che separa Nord e Sud, è trattato su un tono
leggero e farsesco che concorre ad inanellare una serie di gag
memorabili. E Bisio e la Finocchiaro sono strepitosi come sempre. |
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LUX
- novembre 2010
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