Il gusto degli altri
(Le Goūt Des Autres) |
da La Repubblica (Roberto Nepoti)
Campione d'incasso in patria, candidato francese all'Oscar, Il gusto degli altri č uno di quei film che ti riconciliano col cinema. Chi pensa che lo schermo, ormai, sia soltanto roba per adolescenti in crisi follicolo-adrenalinica puņ ricredersi. Agnčs Jaoui (debuttante nella regia, ma acclamata sceneggiatrice e autrice teatrale in coppia con il compagno JeanPierre Bacri) ci racconta normali storie di gente normale mostrandoci quel che hanno di eccezionale: la capacitą di provare emozioni, di rinnovarle malgrado tutte le ferite ricevute in passato, di cercare sempre una seconda possibilitą. Sono uomini e donne diversi per estrazione e cultura un imprenditore, una barista dedita allo spaccio, una guardia del corpo diffidente e machista, un'attrice che si mantiene insegnando l'inglese, un autista, un'arredatrice ma tutti alla ricerca della stessa cosa, che lo sappiano o no. Sono tipi solitari e delusi, ma pervicacemente sensibili all'amore come al rifiuto, alla speranza come alle delusioni. Jaoui le mette in scena senza moralismo: anzi, facendoci ridere parecchio. Il che non impedisce che, a distanza di una sola inquadratura, ci sentiamo condurre per mano dal riso alla compassione per le umane (troppo umane?) fragilitą che ci riguardano tutti. Non si creda, perņ, che stiamo descrivendo un film buonista: al caso, anzi, l'immagine della societą contemporanea č resa con toni di un realismo quasi crudele, senza riguardo per il ridicolo e la goffaggine dei nostri comportamenti quotidiani. Soltanto (e non č poco), senza mai indulgere a giudizi sommari o affrettati. In un cinema che ci ha abituato a personaggi unidimensionali, Il gusto degli altri fa evolvere i suoi sotto gli occhi dello spettatore, che ne coglie le mutazioni attraverso uno sguardo, un'espressione malcelata, un gesto quasi impercettibile e l'esordiente regista non solo sa tenere bene le fila di numerose azioni, ma coordina con sicurezza la recitazione di molti bravi attori. I mezzi con i quali assicura al suo film il gusto tutto particolare che lo contraddistingue sono di alta cucina, e tuttavia di estrema semplicitą. Hanno il rigore formale di lunghi ed eleganti pianisequenza, nei quali gli interpreti si muovono perfettamente a proprio agio.
da Film Tv (Aldo Fittante)
C'era una volta la commedia all'italiana. L'unica, in Europa, capace di scardinare le ipocrisie del costume e le consuetudini borghesi. 0ggi, quel tipo di commedia č appannaggio del cinema francese. Un'altra perla (dopo Pranzo di Natale) č quest'opera prima dell'attrice e sceneggiatrice (curiosamente come la Thompson del film sopracitato), Agnčs Jaoui, compagna di lavoro e di vita di un'altra vitalissima personalitą, Jean-Pierre Bacri (qui protagonista). Insieme hanno, per esempio, scritto Smoking/No smoking e Parole parole parole per Resnais e Aria di famiglia per Klapisch: opere che gli italiani hanno colpevolmente disatteso. L'occasione per rimediare č finalmente giunta,anche perché degli ottimi gusti della felicissima coppia, si parlerą molto nelle prossime settimane. Geniale metafora sulla ricchezza delle diversitą, la commedia mostra un imprenditore annoiato che scopre Racine, una barista che spaccia uomini e droghe leggere, un autista che suona il flauto e una guardia del corpo che rimane intrappolata nell'amore. Una "ronde" che aggiorna Ophuls é omaggia Truffaut (quel finale a teatro: come non riandare a L'ultimo metró?). Che ha la magia delle cose semplici. Che divora curiositą e inquietudini. Da non perdere.
TORRESINO febbario-marzo 2001
TORRESINO ALL'APERTO! giugno-agosto 2001