da Film Tv (Aldo Fittante) |
Colorata, festosa frizzante nei dialoghi e nel ritmo, ecco una commedia che sarebbe piaciuta a Claude Sautet. Parla - con leggerezza e umorismo - delle "cose semplici" della vita, di illusioni e di morte, di malattie del fisico e di disagi psicologici. Una famiglia borghese come tante, di tradizione musicale, molte sorelle e pochi uomini, perché questo è un film di donne diretto da una donna che scrive copioni da quarant'anni e che qui esordisce dietro la macchina da presa divertendosi a smontare il "giocattolo Natale" con battute velenose, tacchini esagerati (la ricetta é sui titoli di coda), e una "depressione ostile" che costringe Emanuelle Bèart a servirsi di maniere antipatiche, Sabine Azema a cantare in russo, Francoise Fabian a mostrare con orgoglio le rughe e Charlotte Gainsbourg a esprimersi come un hooligan («Scopava come un calciatore: diritto in porta e senza mani»). Attrici bravissime tra cui non sfigura il giovane Thompson, figlio (nella vita) della regista e co-autore dello script; e (nella finzione) di una storia d'amore vissuta in divertita clandestinità. |
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Dopo il funerale del compagno di mamma, separata da decenni, le tre sorelle Louba (Sabine Azéma), Sonia (Emmanuelle Béart) e Milla (Charlotte Gainsbourg) si danno da fare per preparare il cenone natalizio. Ci sarà o non ci sarà quel vecchio porco di papà (Claude Rich), che nasconde nella foresteria di casa sua un figlio illegittimo, separato anche lui e con una bambina di cinque anni? Tutti hanno qualcosa da nascondere; tutti soffrono di depressione aggressiva. Tutti hanno una vita sentimentale sinistrata: Louba, energica cantante in lingua nei ristoranti russi, intrattiene una vecchissima relazione con un uomo sposato e ora aspetta un bambino; l’apparentemente perfetta Sonia sta per lasciare il marito, che la tradisce; in segno di spregio, Milla si diverte a spaventare i giovanotti. Segreti e bugie di famiglia, insomma, per un Pranzo di Natale in salsa francese che annuncia festività deliziosamente amorali. Raccontando personaggi fragili e imperfetti, la debuttante (ma figlia d’arte — suo padre è il regista Gérard Oury — e autrice di numerose sceneggiature) Danièle Thompson mette in scena una cronaca familiare tutt’altro che convenzionale, intelligente amara e ben scritta da lei stessa assieme al figlio Christopher. Alcune battute di dialogo sono memorabili («ha il naso da antisemita» dice Rich di un consuocero che gli sta antipatico); nessun personaggio è completamente positivo o completamente negativo, come nella realtà; tutti finiscono per conquistarsi la nostra simpatia. La posizione scelta dalla Thompson è ammirevole per l’equidistanza quasi perfetta che riesce a tenere tra la compiacenza da una parte, il cinismo dall’altra... La regista si mette al servizio del formidabile cast di cui dispone: tre sorelle che rappresentano il meglio sulla piazza francese, più due vecchi leoni (oltre a Rich, c’è Françoise Fabian) che non sembrano neppure recitare, ma vivere. Particolarmente velenosa, date le situazioni dei personaggi, l’atmosfera festiva di Parigi è sottolineata ironicamente dalla voce di Dean Martin, che snocciola tutto il suo repertorio di melodie natalizie. |
TORRESINO - febbraio 2001
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