Quella sera dorata
(The City of Your Final Destination)
James Ivory
- Gran Bretagna
2010
- 1h 58' |
L'americano
inglesizzato
James Ivory è un cineasta che piace o dispiace moltissimo, fedele com'è a
un'elegante e talvolta estenuata scrittura letteraria. In
Quella sera dorata
queste discusse qualità sono declinate al meglio, sulle tracce di un
giovane studioso che deve scrivere la biografia di un defunto e alquanto
schivo autore emigrato in Uruguay. Giunto in Sudamerica, il ragazzo si
scontrerà con una strana comunità d'eredi, interpretati da ottimi attori
(tra cui il grande Anthony Hopkins e la brutta sensuale Charlotte
Gainsbourg) e definiti da dialoghi sfumati di humour e nostalgia: ne
scaturisce un tipico film da salotto, onorato dal viavai psicologico
raffinato e dalla delicatezza d'inquadrature e sequenze narcisistiche
quanto basta. Più che le lezioni di vita desunte dall'indagine accademica,
lo spettatore gradirà certi affondi recitativi eseguiti in grande economia
di mezzi. |
Cristina Piccino - Il
Manifesto |
I
personaggi di James
Ivory - come quelli di Thomas Hardy- fanno pensare che l'amore possa
prendere talvolta la forma più insignificante del dolore. Un pathos senza
lacrime né struggimenti avvolge
Quella sera dorata.
Il film - sorretto da un cast eccellente - ruota attorno al ricordo
ossessivo di uno scrittore suicida, autore peraltro di un solo libro.
Forse la morte, forse il romanzo - o entrambe le cose - fanno di Jules
Gund, un caso letterario sul quale vorrebbe indagare un giovane borsista
di una remota università del Kansas. Omar Razaghi chiede perciò agli eredi
di Jules, che vivono in Uruguay, l'autorizzazione a scrivere una
biografia. Di fronte al netto rifiuto, decide di presentarsi comunque al
loro cospetto. Ospite inatteso, accolto con sospetto e scetticismo,
Omar (ben interpretato da Omar Metwally) rompe il ron ron che governa la
vita delle persone, un tempo legate a Jules: il fratello Adam, la moglie
Caroline, la giovane amante Arden, con la figlia avuta dallo scrittore. La
cura che il terzetto ha riposto nel difendere la figura di Jules, li ha
svuotati di ogni altra forza. Il sentimento che più li rappresenta è la
rassegnazione. Tratto dal bel romanzo di Peter Cameron (edizione Adelphi)
Quella sera
dorata
conserva - nella trasposizione del regista californiano, coadiuvato dalla
sceneggiatrice Ruth Prawer Jhabvala - il tono leggero e insieme annoiato
di certe commedie sofisticate. Solo che la "location" non è Manhattan o
Los Angeles, ma Ochos Rìos, un luogo segnato da una natura esplosiva che
assorbe e condiziona ogni cosa. L'arrivo di Omar serve a rompere questo
strano incantesimo. Adam (interpretato con l'abituale efficacia da Antonhy
Hopkins) è il più solerte a voler uscire dall' immobilismo in cui la
memoria del fratello lo ha gettato. Del resto, il suo rapporto con Peter
(una specie di figlio-amante) ne accellera desideri e progetti. Caroline
(Laura Linney) - la cui nevrotica determinazione a resistere al
cambiamento è forse pari solo al suo mediocre talento di pittrice - alla
fine sarà la sola che si congederà da quella terra. Infine Arden (figura
di androgina e di madre, nell'efficace sintesi che ne dà Charlotte
Gainsbourg) sembra porsi come il vero legame tra il passato che incombe e
un futuro da reinventare. Magari accanto a Omar dal cui fascino un po'
goffo si sente attratta. Ognuno ha un motivo per restare, ma anche una
ragione per andarsene. Consapevoli che la sola ragione che li ha tenuti
legati è il ricordo di Jules (efficaci i filmini che ne rievocano l'
infanzia, nonché la partenza dei ricchi genitori ebrei dalla Germania di
Hitler). Alla fine Omar dovrà scegliere: se scrivere la biografia, o
rinunciarvi in nome di qualcos'altro. L'amore per Arden per esempio. Jules
Gund potrà dunque continuare a vivere avvolto nel mistero del suo unico
romanzo. E Omar cominciare una nuova vita.
Quella sera dorata
è una storia di sorvegliati rancori, di piccoli cinismi e di destini che
si compiono all' insaputa dei protagonisti, in un Sudamerica dove anche i
ricchi sembrano giunti al capolinea. |
Antonio Gnoli - La
Repubblica |
Non
è in costume: ci sembra questa la prima notizia da dare, di fronte a un
film di James Ivory. Che in Italia ha un'immagine legata a film «da tè
delle 5», da
Camera con vista in
poi.
Quella sera dorata
è invece, curiosamente, un film interessante da vedere in coincidenza con
il premio Nobel a Vargas Llosa: perché si svolge in Sudamerica e vi si
parla di scrittori famosi e controversi, ispirandosi a un romanzo di Peter
Cameron. Un giovane studente piomba in Uruguay per scrivere una biografia
di Jules Gund, mitico autore di un solo capolavoro, prematuramente
scomparso. Il giovane si trova a gestire le nevrosi familiari dei Gund -
il fratello di Jules, la sua ex moglie, la sua ex amante - che convivono
nel ranch uruguagio, prigionieri di un'eredità che li costringe a
sopportarsi. Il film diventa quindi la messinscena di un coacervo
familiare, un «vorrei essere Luchino Visconti» comunque assai più godibile
di molti Ivory recenti. Con un Anthony Hopkins ormai cliché di se stesso,
e una Laura Linney formidabile - la più grande attrice sconosciuta del
mondo. |
Alberto Crespi -
L'Unità |
promo |
Un film da
vedere in coincidenza con il premio Nobel a Vargas Llosa: perché
si svolge in Sudamerica e vi si parla di scrittori famosi e
controversi, ispirandosi a un romanzo di Peter Cameron. Un giovane
studente piomba in Uruguay per scrivere una biografia di Jules
Gund, mitico autore di un solo capolavoro, prematuramente
scomparso. Il giovane si trova a gestire le nevrosi familiari dei
Gund che convivono nel ranch uruguagio, prigionieri di un'eredità
che li costringe a sopportarsi. Quella sera dorata diventa
quindi la messinscena di un coacervo familiare impreziosito dal
viavai psicologico raffinato, dalla delicatezza d'inquadrature e
sequenze eleganti quanto basta e da affondi recitativi eseguiti in
grande austerità. Un classico Ivory insomma. |
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LUX
- ottobre-novembre
2010
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