Il
primo lungometraggio ad essere distribuito è
Il demone sotto la
pelle
(Shivers) |
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La vicenda si svolge su un'isola
dotata di un complesso residenziale e collegata alla città con
un ponte. All'arrivo di una coppia tutto sembra tranquillo, fin
quando un morbo (una specie di verme che vive come parassita nei
corpi umani) inizia a diffondersi. Dopo gli inutili tentativi di
un medico di fermare il contagio, le vittime ormai capaci solo
di inaudita violenza e di comportamenti sessuali sfrenati, si
dirigono verso la città... |
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E’ chiaro qui, e in seguito più che
mai, come l’assunzione del genere horror faccia parte,
inevitabilmente, dell’idea scenica e vitalistica di Cronenberg.
L’horror che non rimane solo inutile profusione di effetti
stomachevoli (non ci vengono, infatti, risparmiati sangue,
penetrazioni, lacerazioni...) ma discorso teorico e non univoco dove
lo splatter è il mezzo necessario per “mostrare” la verità (che non
è certo la realtà) insita nell’interpretazione della stessa. |
Rabid - Sete di
sangue prosegue, nella sua
confezione di horror di serie B, con le ossessioni generate dagli
esperimenti scientifici sull’uomo.
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In seguito ad
un incidente in moto, Rose viene ricoverata in una vicina
clinica a causa delle gravissime ustioni riportate, non sapendo
che in quel posto vengono effettuati degli esperimenti sulla
pelle umana. Dopo il risveglio, la ragazza, fuggita dalla
clinica e sempre più assetata di sangue, si aggira per la città
in cerca di vittime per mantenersi in vita. |
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La presenza della pornostar Marilyn
Chambers sottolinea la matrice sessuale dell’angoscia di Cronenberg
che qui si fa in qualche modo sempre più “dramma”. Quindi non solo
horror del contagio epidemico e del sesso nefasto ma anche prima
(esile) parvenza dell’attenzione psicologica sul destino dell’uomo
che si presenterà in seguito con risultati indubbiamente originali. |
Dopo
il marginale (e irrintracciabile)
Fast Company
(1979), è infatti con
Brood - La covata malefica
che l’attenzione di Cronenberg vira verso la ritualità e la
maniacalità dei soggetti, nell’ansia sprigionata dalla follia,
apparentemente, inspiegabile. |
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Quando Frank
Carveth si accorge che la figlia ha subito delle violenze cerca
di indagare sul tipo di terapie utilizzate dallo psichiatra
della moglie, Nola. Intanto si verificano degli omicidi. Le
vittime sono tutte persone legate a Nola: i suoi genitori e la
maestra della figlia. Gli assassini sono delle creature
partorite da Nola che riescono a rapire anche la figlia. Frank
Carveth riesce a salvare la bambina e ad uccidere la moglie
ormai pazza, ma nel corpo della piccola iniziano strani
mutamenti... |
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Si ripresentano le immagini che hanno
contraddistinto il regista ma accresce l’inquietudine verso l’uomo e
il mondo. Attraverso una lente deformante vengono riflesse rabbia e
incubi che vengono prontamente rappresentati e perciò resi più
lancinanti. |
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Darryl Revok,
direttore di una società farmaceutica cerca di formare un vero e
proprio esercito di uomini dotati di poteri telepatici, gli scanners.
Il centro dell'attenzione si sposta sull' Ephermol, un tranquillante
in grado di lenire le sofferenze a cui sono soggetti gli scanner e
di riprodurre scanner se iniettato a donne partorienti. A lui si
contrappongono il dottor Ruth e Cameron Vale, unico scanner capace
di contrastare Revok per la forza dei suoi poteri. Solo prima dello
scontro finale, emerge che i due sono fratelli e figli del dottor
Ruth, inventore dell'Ephermol. |
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Basta poco a questo punto per
comprendere l’essenza di
Scanners
che riprende, rielabora e riassume tutti i temi cari al regista fin
dagli esordi inediti. Di nuovo incentrato sulla scienza e sulla
mutazione, Scanners si fa apprezzare soprattutto nella
visione, attraverso gli effetti speciali e l’abilità a coniugarli
con la tensione sempre desta. |
Videodrome
rappresenta una piccola maturità per Cronenberg. Eludendo i
meccanismi propri dell’horror rientra nella fantascienza e firma di
suo pugno una sceneggiatura che a posteriori si può considerare a
suo modo profetica, anticipando ciò che il mezzo televisivo sta
diventando in questi anni. |
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Uno dei proprietari di una piccola
TV locale, Max Renn, è interessato ad un tipo di programmazione
che porti il telespettatore al limite delle emozioni. Per caso
riesce a rintracciare una rete televisiva che trasmette immagini
di inaudita violenza. Entra così in contatto con il messaggio
Videodrome, un programma che si appropria del cervello e viene
contaminato. Decide di combattere il programma con un altro
video-messaggio, ma finisce con il suicidarsi nello scontro
finale. |
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Il televisore come estensione della
mente e del corpo dell’uomo e portatore di una nuova
realtà: questo è
Videodrome.
Una descrizione di un futuro pessimistico e degradato dove ogni
battaglia, o ogni ribellione, ci condurrà alla stessa fine del
protagonista.
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Ma la svolta arriva con
La zona morta
(Dead
Zone),
prima pellicola americana e con sceneggiatura a partire da un
romanzo di Stephen King. |
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Dopo essere
uscito dal coma durato cinque anni, il professore Johnny Smith
si accorge di avere dei poteri soprannaturali: riesce a vedere
il passato e il futuro delle persone con il semplice contatto.
Contribuirà ad individuare uno psicopatico che uccideva
studentesse, ma la sua vita sarà sconvolta dall'incontro di un
politico presentatosi alle elezioni per la Casa Bianca. Tramite
i suoi poteri capisce che l'uomo, nel caso diventasse
presidente, porterebbe gli Stati Uniti al disastro atomico e
allora tenta di ucciderlo durante un comizio. |
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Questo film sfugge in fondo ad ogni
determinazione di genere e proprio in questa caratteristica sta il
suo fascino. Cronenberg si prende una pausa dai deliri e dalle
allucinazioni carnali e si concentra sulla figura di un personaggio
(il protagonista, interpretato magnificamente da Chistopher Walken)
racchiuso nella sua condizione di solitudine anche di fronte alla
popolarità che porta solo sofferenza e disagio. Anche il tocco di
Cronenberg è mesto, ma non privo di un'inaspettabile e fine
sensibilità. |
Con
La mosca
(The
Fly)
si ritorna nuovamente all’horror ma questa volta prodotto con i
soldi di una major hollywoodiana e con attori professionisti (Jeff
Goldblum e Geena Davis). |
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Un giovane
scienziato lavora ad un progetto di teletrasporto della materia.
Dopo aver effettuato delle prove con oggetti inanimati, decide
di continuare le sperimentazioni su creature viventi ed invita
una giornalista ad assistere. Tra i due nasce qualcosa e dopo un
malinteso, lui, ubriaco e geloso, decide di mettere in atto gli
esperimenti su se stesso. Si chiude nel macchinario, non
accorgendosi della presenza di una mosca, innescando così un
processo di fusione tra le sue molecole e quelle dell'insetto,
che lo porterà ad una progressiva trasformazione. |
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Si tratta del remake di un film del
1958 di Kurt Neumann,
L’esperimento del dottor K, tratto da un
racconto di George Langelaan, e qui Cronenberg ha la possibilità di
mettere in scena le mutazioni e, in questo caso, le fusioni dei
corpi e dei sentimenti, rappresentati dalla relazione dei due
protagonisti. L’orrore è la modificazione graduale del corpo umano
in insetto spaventoso e l’impossibilità del compiersi dei
sentimenti. Straziante e poetico. |
Trae spunto da un fatto di cronaca,
raccontato nel romanzo Twins di Barri Woods e Jack Gaesland,
Inseparabili
(Dead
Ringers),
pellicola che si avvale della straordinaria interpretazione di
Jeremy Irons. |
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Il suo è un
doppio ruolo, quello di Elliot e di Beverly Mantle, fratelli
gemelli, ginecologi e ricercatori di grande fama spesso complici
dello scambio nei loro ruoli anche con le donne. Il rapporto tra
i due fratelli entra in crisi quando Beverly, il più fragile si
innamora di un' attrice, conosciuta per una cura. Non potendo
sopportare la separazione dal fratello, ed essendosi rivelati
inutili tutti i tentativi di Elliot di scongiurare la rovina, lo
trascinerà con sé nel vortice della pazzia e della droga, fino
all'ultimo gesto disperato. |
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Cronenberg dà una magnifica prova della
sua ambigua sapienza tragica e sentimentale senza sovrabbondare con
effetti speciali ributtanti (riservati agli incubi...) e
riservandosi la possibilità si ammaliare con il fascino soffuso
della tentazione e della dissoluzione che l’amore, la gelosia,
l’attaccamento possono provocare nell’uomo. Una creazione
chiaramente distinguibile per le peculiarità del regista ma opera
rinnovata e arricchita nel panorama delle suggestioni
cronenberghiane. |
Il pasto nudo
(The
Naked Lunch)
è la libera rappresentazione delle allucinazioni e del mondo
delirante raccontate dall’omonimo libro di William Burroughs,
viaggio devastante tra i generi, commistione di immaginazione e
realtà e vaneggiamenti sotto l’influsso della droga. |
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E’ la storia
di uno scrittore in preda ad allucinazioni (scarafaggi giganti,
alieni..) che uccide la moglie, fugge a Tangeri e si ritrova
coinvolto in misteriosi complotti. |
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Cronenberg trova pane per i suoi denti
nella narrazione visionaria di Burroughs massimo esponente della
Beat Generation e fautore di recondite paure. Devia la possibilità
di comprensione logica da parte dello spettatore e ci mostra gli
effetti esaltati della mente dello scrittore. |
Abbandona completamente ogni effetto
speciale, tralascia il gore e lo splatter e, nuovamente, ci
stupisce, Cronenberg, mutando lui stesso, ogni volta, tipologia e
materiale narrativo. Con
M Butterfly
raggiunge il livello più alto di coinvolgimento e di lirismo, come
si addice al titolo dell’opera pucciniana. |
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Cina 1964: un
diplomatico francese, Renè Gallimard, dopo aver assistito ad una
rappresentazione della Madama Butterfly, si innamora della
cantante, che ritiene essere l'incarnazione della donna
perfetta. Per lei lascia la moglie, compromette la carriera per
poi scoprire che è un uomo e una spia ed essere arrestato,
infine, per tradimento. |
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Come in
Inseparabili
ancora una volta si tratta di una storia vera e, ancora una
volta è Jeremy Irons a fare da protagonista, nel ruolo, dilaniante,
del diplomatico. Tutto è
incentrato sui turbamenti amorosi e in seguito, per questo,
distruttivi di Gallimard sui quali Cronenberg costruisce il
melodramma, definitivo e perfetto, già più volte accennato e
desiderato. Dolorosissimo per la lucidità con la quale,
meditatamente, si compie lo stravolgimento dell’esistenza di un
uomo che ancora una volta muta, ma non fisicamente, e viene
assorbito dal proprio incubo. Una visione della donna e
dell’Oriente assoggettate e soggiogate, l’amore come rovina e
attesa perplessità. Cronenberg dipinge scenari della mente
congelati ma la conclusione, tragica, del suicidio in carcere è
una delle scene più commoventi che siano mai state viste. |
Si discosta nuovamente, non si ripete
Cronenberg, legge Crash di James G. Ballard, ne viene
immancabilmente attratto e decide di portarlo sullo schermo.
Crash
è il ritorno alla fantascienza pessimistica e alla sessualità
degradante. |
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Argomento
centrale è il piacere perverso e morboso che un giovane
pubblicitario "scope" per caso dopo un incidente d'auto: trae
piacere dagli incidenti stradali a tal punto che anche la morte
diventa il culmine del desiderio sessuale. Personaggio chiave è
Vaughan che ricostruisce dal vivo incidenti in cui sono state
coinvolte persone famose e in grado di spingere tutti in questo
gioco autodistruttivo. |
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E’ un racconto di morte e di piacere,
di nuove ed inesplorate vie che coinvolgono la distruzione e la
soddisfazione del corpo attraverso il dolore generato dalla
macchina, veicolo di congiunzione di eros e thanatos. L’aria che si
respira appare gelida e i colori caldi quasi ricoperti da un manto
di brina: è il sopraggiungere della liberazione, della morte. Nulla
è lasciato all’immaginazione, nulla ci è privato, ogni pensiero
nostro, loro è calcolato. I corpi distrutti, le cicatrici, le
lacerazioni sono a nostra disposizione come già Cronenberg ci aveva
abituato (o ossessionato?) ma, passando per il disgusto magari, si
viene magneticamente attratti. |
Sempre fantascienza e sempre materiale
organico anche alla base di
eXistenZ.
Con questo film Cronenberg ritorna al disfacimento della realtà
(come, del resto, lo stesso Crash proponeva...) ma con una rinata
vena ironica che sembrava essersi dissolta. |
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eXistenZ
è un videogioco di realtà virtuale connesso al sistema nervoso
umano attraverso un pod di carne, ideato da Allegra Geller: lei
stessa, salvata da un attentato, sarà costretta a giocare
all’interno della sua creazione e affrontare un serie di
situazioni spiazzanti ma fittizie. |
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Cronenberg scrive interamente il
soggetto di
eXistenZ
a partire da una sua idea e decide di girarlo semplicemente,
senza troppi mezzi. Elimina la forte angoscia di fondo delle sue
opere precedenti e benché non se ne traggano troppe aspettative
positive, tutto appare proprio come un gioco quasi divertente. Lo si
guarda svolgersi e ci si perde nell’infinità dei suoi percorsi e
delle sue variabili. Smarriti cerchiamo di ordinare la storia che si
accumula di nuovi dettagli divisi nella finzione che potrebbe essere
(o sarà) la realtà. La conclusione arriverà ma non vorremmo finisse
mai lo spettacolo. |
Lasciato lo scenario futuribile
(vaneggiando un’illogica prospettiva disfattista...) delle realtà
sovrapponibili di
eXistenZ
(che riconduceva e quasi
autocitava ironicamente l’angoscia di
Videodrome), Cronenberg
approda, per il nuovo lavoro, a Londra.
Spider
nasce dalla mente del
romanziere inglese Patrick Mc Grath, noto (anche in Italia)
soprattutto per il successo di
Follia, che elabora le sue
narrazioni su di un sostrato psicoanalitico acquisito fin
dall’infanzia trascorsa vicino al padre psichiatra. Caratteristiche,
queste, ideali per un regista che ha già portato sullo schermo
autori singolari come William Burroughs (Il pasto nudo) e
James G. Ballard (Crash), terreno fertile di esplorazione
delle ossessioni sul sesso e della carne e di ambiguità
metamorfiche. Cronenberg rielabora la sceneggiatura dello stesso Mc
Grath, la depura dell’ampollosità delle descrizioni e della voce off
troppo esegetica e traduce le sensazioni, la schizofrenia in
immagini. Ralph Fiennes è Spider,
l’unico protagonista assieme a sé stesso e al suo inconscio mondo
dilagante. |
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Spider, il cui
vero nome è Dennis Clegg, uscito dal manicomio torna nei luoghi
dell’infanzia e ripercorre gli eventi che l’hanno ridotto ad
individuo afasico, maniaco, irreversibilmente traumatizzato. |
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Abilmente Cronenberg fonde due diversi
piani temporali, il presente e il passato, confondendo lentamente lo
spettatore che, concretamente, non riesce a spiegare il susseguirsi
degli eventi. Veniamo intrappolati nelle immagini, nelle suggestioni
schizofreniche di
Spider, nel fetore che emana il paesaggio plumbeo
di un qualsiasi squallido sobborgo londinese nel dopoguerra. Tutto
sembra oppresso da un senso di inquietudine che pare scaturire dalla
completa asfissia che producono le strade, le case, l’enorme
cisterna di gas che si erge minacciosa. Sono pochi i luoghi su cui
gravita la ricerca di Spider: la sua casa, il pub, la baracca vicino
all’orto. Così come sono poche le persone con cui Spider
interagisce: il padre e la madre. Nasce proprio dall’attaccamento
viscerale verso la madre e dal conflitto con il padre lo shock del
piccolo Spider, così chiamato dalla mamma per la capacità di
intrecciare ragnatele di spaghi sospese nella sua camera. La
paranoia lo contamina e il cencioso Ralph Fiennes è il risultato
della metamorfosi che avviene se non fisicamente, sicuramente nella
sua mente. Spider sussurra, osserva disper(s/at)o dentro si sé, è
restio a socializzare, è quasi risucchiato dai pensieri tra i quali
scava e annota graffiando affannosamente. Fa un po’ pena ma per
questo non dobbiamo fidarci di lui. E’ stretto al volto della madre
dalla quale gli è impossibile distaccarsi: paradossalmente vede la
madre in donne diverse (Miranda Richardson interpreta tre ruoli
diversi, proprio come accadeva con Judy Davis - in due - ne
Il
pasto nudo...). Tutto diviene nebuloso, il senso si e ci perde.
Supponiamo. Ma cosa sarebbe Spider senza l’intuizione di Cronenberg,
senza l’ispirazione interpretativa di Fiennes (che per prima ho
fortemente voluto la parte!) senza la cura cromatica (perfetta e per
questo quasi scontata nel ricreare la desolazione e il grigiore del
luogo) di Peter Suschitzky? Probabilmente il solito dramma, quasi
scontato in conclusione, in grado solo di aumentare il desiderio di
lettura del romanzo da cui è tratto.
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Cronenberg muta e si rigenera continuamente in nuove espressioni e
in nuove visioni ma non tralascia mai la sua poetica che rimane
salda e unitaria. Per questo si può considerare geniale. E mai si
potrà prevedere cosa, la sua mente, ci porterà...
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