Pene d'amor perdute (Love's Loabour's Lost)
Kenneth Branagh – Gran Bretagna 20001h 35’


sito ufficiale

da L'Unità (Alberto Crespi)

    Diventerà una moda, quella del musical «imperfetto»? Per mille motivi speriamo di no, ma finché a provarci sono artisti come Woody Allen e Kenneth Branagh, ben venga. Dopo Tutti dicono I love you, in cui Woody ballava con Goldie Hawn sui Lungosenna, ecco, lo shakespeariano doc Branagh provarci con Pene d'amor perdute. La chiave è la stessa: non siamo ballerini né cantanti, ma ci esibiamo per voi, sperando che il nostro divertimento vi coinvolga. L'operazione ha un sapore di recita scolastica, ma con studenti bravi. E se per quanto concerne le coreografie sarà meglio scordarsi i modelli illustri come Busby Berkeley, Fred Astaire e Gene Kelly, l'esito è gradevole, e in fondo anche il sommo Fred era un sublime ballerino ma un modesto cantante: e se ci commuoviamo ancora oggi sentendolo intonare Cheek to Cheek, sarà consentito a Branagh imitarlo. Pene d'amor perdute, per altro, si presta al gioco. E uno Shakespeare «leggero», un esile canovaccio sugli amori di Ferdinando, re di Navarra, e dei suoi tre Lords attendenti, che si rinchiudono in un magnifico castello per studiare, giurando di astenersi da ogni vizio, femmine in primis. Facile a dirsi: quando al maniero giunge la principessa di Francia, anch'ella con damigelle al seguito, l'amore trionferà a suon di musica. Il testo è talmente etereo e deliziosamente, «finto» che Branagh ha buon gioco nell'ambientarlo nel 1939, incastonando qua e là cinegiornali in bianco e nero sulla guerra imminente e trasformando la Navarra nella Ruritania delle operette, o nella Freedonia cara ai fratelli Marx. La scelta più ardita, e vincente, arriva nel momento in cui Branagh la butta in musical: nulla di elisabettiano, ma un diluvio di canzoni in puro stile Broadway. Non ci crederete, ma funziona: i versi di Shakespeare sfociano armoniosamente nelle liriche di Gershwin o di Cole Porter, come se gli uni fossero stati scritti assieme alle altre. Inutile dire che nel doppiaggio italiano qualcosa si perde, se non altro per il cambio, sempre stridente, delle voci quando si passa dal recitato al canto; ma è l'eterno problema dei musical, che si poneva anche negli anni Trenta con Cappello a cilindro e nei Cinquanta con Cantando sotto la pioggia. E se ci piacevano quelli, perché fare i difficili con questo loro piccolo ma simpatico erede? Branagh è molto ribaldo nel proporsi come regista, interprete (fa lo scaltro Berowne) e demiurgo del tutto: ormai ha dimostrato di saper rileggere il Bardo in qualsiasi chiave, aspettiamoci altri Shakespeare e altre sorprese...

da La Repubblica (Irene Bignardi)

   Branagh butta nel suo divertente calderone una tavolozza di colori da scenografia hollywoodiana anni '40, compreso unfalso college alla Oxbridge e un aeroporto alla Casablanca, mescolando (e il testo, nella sua incantevole leggerezza, lo consente) la commedia sofisticata, il musical, i cinegiornali, le citazioni cinematografiche, le più care e più evocative canzoni dell'epoca, che entrano a far parte del play e del suo sviluppo, che si tratti di Cheek to Cheek, Let's Face the Music and Dance o There's no Business like Showbusiness. A partire da lui fino alla nostra Stefania Rocca, tutti ballano e cantano più o meno bene ma in maniera piacevolissima (e la scena del ballo mascherato è strepitosamente sexy), su un copione di numeri che sono altrettanti omaggi a Busby Berkeley, a Esther Williams e ai grandi musical dell'età d'oro. Un piacere troppo leggero? Forse. Ma chi cerca significati profondi ne troverà almeno uno: che il divertimento e il gioco sono una cosa molto seria, e in giuste dosi hanno il potere di renderci felici.

da FilmTv (Emanuela Martini)

    Kenneth Branagh va a ritrovare la leggerezza della schermaglia amorosa di Molto rumore per nulla adattando nel set di un castello Pene d'amor perdute, incontro folgorante tra il re di Navarra e i suoi tre compagni (che hanno giurato di studiare per tre anni, evitando qualsiasi compagnia femminile) e la principessa di Francia e le sue tre damigelle che, in visita al castello, innescano invece subito il gioco della seduzione. Riambientata negli anni '30, la commedia è diventata un musical, che si snoda attraverso canzoni di Porter, Gershwin, Berlin e gli altri grandi della commedia musicale. Le convenzioni del genere sono rispettate con puntiglio: le ragazze in piscina come Esther Williams, un torrido balletto notturno alla Gene Kelly, un assolo quasi acrobatico. Purtroppo, nessuno dei protagonisti, tranne Adrian Lester, è del tutto a suo agio nel ballo e nel canto. L'effetto è quello di Tutti dicono I love you di Allen, con la differenza che l'immedesimazione del pubblico con i nobili del regno di Navarra è un po' più ardua: l'operazione di Allen era più sottile e intima, questa di Branagh più ambiziosa. Resta, sotterraneo, un spirito da guitti tipo Nel bel mezzo di un gelido inverno e un gran bel finale, in forma di cinegiornali e cinema dell'epoca.



 filmografia di
Kenneth Branagh
(Belfast, 10/12/1960)

1989 Enrico V
1991 L'altro delitto
1992 Gli amici di Peter
        Il canto del cigno cm
1993 Molto rumore per nulla
1994 Frankenstein
1995 Nel bel mezzo di un gelido inverno
1996
Hamlet
1999 The Betty Schimmel Story
2000
Pene d'amor perdute
2006
As You Like It
2006 Il flauto magico

2007 Sleuth
2011 Thor
2014 Jack Ryan - L'iniziazione
2015 Cenerentola

TORRESINO