Enrico V (Henry V)
Kenneth Branagh - Gran Bretagna 1989 - 2h 17'

OSCAR 1989: migliori costumi

   Per i più Enrico V è uno dei tanti monarchi inglesi (1413-1422). Un minimo di cultura superiore ed ecco spuntare il grande William Shakespeare (il suo dramma è del 1599). Fino a ieri infine la citazione cinematografica rimandava a sir Laurence Oliver (il suo Enrico V, del 1944, apriva la triade conclusa da Amleto -1944- e Riccardo III -1955), ma da oggi sarà d'obbligo fare riferimento anche all'irlandese Kenneth Branagh (Belfast 1960): enfant prodige del teatro britannico, fondatore della "Theatre Renaissance Company", già biografo di se stesso (Beginners - 1988), e ora sceneggiatore, regista ed interprete di questa nuova versione dell'opera shakespeariana.
Con il titolo di "Branagh the Conqueror" la rivista Time gli ha dedicato una copertina, definendolo "l'uomo che vorrebbe essere Olivier"; lui sta al gioco, rinverdisce il divismo autoriale, si propone come "legittimo erede", ma evita le trappole del paragone: "La mia versione è completamente diversa; non ho mai avuto intenzione di competere con un classico del cinema, un magnifico film come quello di Olivier. Ma le commedie di Shakespeare devono venire continuamente reinterpretate: lo si fa a teatro ma non al cinema. L'ultimo film è stato il
Macbeth di Roman Polanski che è del 1971!".
Vivo è infatti il rimando a Polanski in questo
Henry V e così pure si sentono le influenze di Welles e Kurosawa, ma il taglio moderno delle psicologie, l'incombere della delusione e della violenza, il senso tragico della guerra sono caratteristiche di stile che Kenneth Branagh rivendica come visceralmente personali:"Il mio è un film scuro, sinistro e preoccupante, che sottolinea la suspense, il tono cospiratorio della corte inglese, l'atmosfera di paranoia... Volevo che lo spettatore si trovasse dentro la battaglia, come i combattenti, con una visione di pochi metri quadrati intorno a loro, senza potersi muovere, ognuno impegnato nella lotta per la sopravvivenza... La guerra è soprattutto orrore e brutalità. Più ci pensavo e più mi convincevo che questa tragedia doveva essere riscattata dallo sciovinismo e dall'associazione con la seconda guerra mondiale."

ezio leoni - LUX aprile/maggio 1990