novembre 2016

periodico di cinema, cultura e altro... ©

n° 41
Reg.1757 (PD 20/08/01)

 

 


“I'm Ready, My lord”
(Sono pronto, mio signore) aveva appena cantato Leonard Cohen in You Want It Darker, brano d'apertura dell'omonimo ultimo album. “Ci vediamo lungo la strada” era stato il saluto a Marianne Ihlen scomparsa ad agosto; ma la serena consapevolezza del nostro umano destino non era legata per Cohen all'incombenza dell'età. Il suo rapporto con la morte ha sempre trovato voce, indirettamente, nel sue “dichiarazioni” di profonda spiritualità. Che fosse nel confronto angoscioso con un padre misericordioso solo in extremis (Story of Isaac) o nel riferimento liturgico di Who by Fire, o che si esprimesse nei radiosi versi dell'inno Halleluia o nella testimonianza della parentesi buddista, il senso del divino andava in Leonard di pari passo con l'emozione dell'amore: la pacata ammirazione per Suzanne, la travolgente passione di So Long, Marianne, le nostalgiche considerazioni sentimentali di Hey, That's No Way to Say Goodbye... Canzoni/poesie queste tre contenute nel primo fantastico LP, Songs of Leonard Cohen, pubblicato nel 1967. Da allora Cohen ci ha fatto riflettere sulle profondità del cuore (Ain't No Cure For Love, A Thousand Kisses Deep), sul vuoto dell'abbandono (Famous Blue Raincoat, Alexandra Leaving), sulle responsabilità del condividere in coppia (The Gipsy Wife, I'm Your Man), sulle vergogne dell'ingiustizia sociale (Everybody Knows, Tower of Song, The Land of Plenty) e sull'inesorabile violenza del presente (The Future), sulla leggerezza del ritmo poetico (Take this Waltz)...
Ora ci ha lasciati, partecipi di un patto (Treaty) dal quale nella vita non possiamo esimerci, orfani di un universo musicale e poetico unico, irripetibile, indimenticabile . Valgano, di estremo commiato, le parole del figlio “Penso alla miscela unica di mio padre di auto-disapprovazione e dignità, alla sua eleganza accessibile, al suo carisma senza audacia, alla sua galanteria d'altri tempi”.

So long, Leonard.





ezio leoni

 



Pardo d'oro



Premio speciale Giuria



Premio miglior regia


Pardo miglior attrice


Pardo miglior attore


Menzione speciale


Premio del pubblico

  Bisogna riconoscere il coraggio e il valore della sfida, al di là del risultato, al Festival del film di Locarno edizione numero 69. Se si può definire ancora un ruolo distintivo al più longevo evento cinematografico svizzero, di certo quest’anno, quello della scoperta e della ricerca, è stato pervicacemente sostenuto e braccato, fino a limiti a volte scontati, a volte abusati, altre insperati. Come sostenuto dal direttore artistico Carlo Chatrian alla presentazione del programma, quest’edizione ha segnato “il ritorno allo spirito originario del Festival, quello che ha dato spazio alle cinematografie meno note e a registi emergenti, quello che ha fatto di Locarno un festival di avanguardia, politico e poetico, visionario e controcorrente”. L’uniformità di intenti ha però prodotto uno sbocco discordante: la visione era spesso disturbata da dilemmi sul quale futuro potrà avere il cinema se il nuovo appare così stanco, anodino e spesso asservito ad una sorta di autocompiacimento verso una referenzialità un po’ misera e circoscritta, e in qualche caso lo sconforto ha preso il sopravvento. >>

 

  Prendete il palmares di Venezia ed estrapolate i titoli, al di là dei verdetti delle giurie: il film in fondo sono quelli giusti, i premi non sempre. Così forse Larrain meritava il Leone, ma allora a Lav Diaz doveva andare il Gran premio della Giuria e che assegnare allora al Nocturnal Animals di Tom Ford? In tal caso si poteva dargli spazio nel premo alla miglior regia (qui davvero c'rea un titolo da escludere, l'orribile La regiçn Salvaje) oppure assegnargli quello per la miglior sceneggiatura recuperando per la regia l'unico meritevole escluso, Arrival. Ma  infondo Villeneuve poteva anche usurpare a The Bad Batch  il premio speciale della giuria... In tanta "reazione a catena" in ogni caso non sarebbero rientrati i tre film italiani: una presenza in concorso come quella di quest'anno è davvero da dimenticare!

le recensioni di MCmgazine
  

 

 

in rete dal 22 novembre 2016

 

 

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