Ci
sono film da vedere al di là del fatto che non torni la somma dei
singoli addendi che li compongono.
American Anarchist di Charlie
Siskel, ad esempio, è un documentario che, anche se di durata esigua
(appena 80 minuti) va incontro a ridondanze di ogni tipo. Nonostante
l’insistenza dell’autore/intervistatore e nonostante la matrice
giornalistica, più che cinematografica, delle questioni che pone, si
colloca lontano da una certa tradizione del documentario americano
alla Michael Moore. Siskel non appare mai in video, ma la sua
presenza, ed il suo giudizio, sono ben presenti lungo tutta la durata
di questo film.
Siskel oscilla tra l’intervista classica e l’attacco diretto, sovente
aggressivo, di William Powell. Le sue domande sono a raffica,
spietate, e spesso infieriscono su un personaggio che evidentemente ha
pagato la pubblicazione di un libro (che considerava all’epoca una
specie di esaltante bravata) per tutto il resto della sua vita,
venendo additato dall’opinione pubblica come un fomentatore di crimini
anche quando stava cercando di cambiare. Ad emergere sono due dati:
uno, più inquietante, è che con la diffusione massiccia di internet,
anche a decenni dalla sua pubblicazione The Anarchist Cookbook è
diventato ancor più pericoloso: come se ormai il libro, rinnegato
dall’autore, vivesse ora una propria vita incontrollabile. L’altro
dato è che questa incontrollabilità, dai tratti ai limiti del
demoniaco, è cominciata poco dopo la sua stampa, con una vita
ufficiosa che va di pari passo con i prestiti, il passaparola, le
copie pirata. Si prova una certa pena per il Powell del 2015 (anno in
cui è morto, poco prima della presentazione del film a Venezia 73), e
ad immaginarselo, poco più che ragazzo, che da alle stampe quelle
pagine esaltate e piena di violenza verbale che lo distruggeranno.
Siskel, dalla parte delle vittime del libro, dimostra invece un certo
disprezzo per quest’uomo: al punto che la violenza sotterranea dei
suoi attacchi verbali incalzanti possono arrivare ad urtare anche lo
spettatore.
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Pietro Liberati - novembre 2016 - pubblicato su MCmagazine 41 |