29
agosto
Si
apre la Mostra con il tripudio dell'immagine e dell'autorialità
imbolsita del cineasta macedone Milcho Manchevski, arrivato
"finalmente" a Hollywwod, dopo il leone d'oro del '94 del
(Prima
della Pioggia).
Alla conclusione delle oltre due ore di Dust
rimane solamente il poco efficace intreccio di una storia
che alterna il presente newyorkese e il passato della Macedonia
(d'inizio secolo sotto il dominio ottomano) in modo fastidioso,
tra momenti di inattesa (?) ironia e slanci di tragica violenza,
ricorrendo al banale espediente di una vecchia in punto di
morte che racconta la "sua" storia ad un malcapitato ladro.
Intriso di stucchevoli critiche al modello americano (non
se ne può più del cinico sistema sanitario americano o della
polizia corrotta!) il film è cosparso di confusione e sangue
(il gioco è un continuo invertire i ruoli buoni/cattivi),
lasciando l'amaro in bocca ai cultori del western (di Peckinpah
in particolare, citato a piene mani). in Dust non c'è
certo il pathos de Il mucchio
selvaggio e neppure la costruzione
sofferta e politicamente "urgente" di Before
the Rain.
ridondante
Il
nuovo film di Giuseppe Bertolucci invece incuriosisce, colpisce
ma non appassiona. Bertolucci ama sperimentare e qui prova
a inventare un cinema, uno stile (e una storia di donne) che
rileggono se stessi, esasperando la rappresentazione nella
rappresentazione, il miscuglio di falso, vero e illusione
che danno vita al teatro come al cinema. L'amore
probabilmente
affascina dal punto di vista visivo, sfruttando la novità
delle tecniche digitali, lavorando più sulla struttura
formale che sui sentimenti, più sui volti che sui corpi, evidenziando
ogni tassello della costruzione del racconto, ma togliendo
così allo spettatore il "suo" piacere di immaginare e di entrare
nella storia. Un cinema che trova nel suo eccesso di sperimentazione
il suo pregio, ma anche il suo difetto. artefatto
|
1
settembre
E'
The
Course of the Jade Scorpion
di Woody Allen a ravvivare il corso di questo festival. Come
nella migliore tradizione alleniana il film diverte (molto)
mettendo in scena personaggi impareggiabili, nutriti di una
viva sensibilità e perfettamente delineati nelle psicologie.
Fa da sfondo alla storia la New York anni '40 dove il detective
Woody cade vittima di un mago: è il pretesto per gag a raffica
e sorprendenti duetti con Helen Hunt.
delizioso
Con
The
Others
Alejandro Amenabar riesce a trasmettere tensione allo stato
puro sfruttando una serie di elementi tipici dell'horror-
thriller: il buio, il silenzio, l'isolamento a cui si aggiungono
qui l'ambigua, algida interpretazione della Kidman, la nebbia
della campagna inglese, l'architettura vittoriana della casa
in cui si muove la vicenda...
occulto
Forti
affinità infine tra
Sabado
dell'argentino Juan Villegas e
Reines
d'un jour
di Marion Vernoux (Francia). Entrambi propongono l'intreccio
di una serie di personaggi sulla trentina, in crisi. Un accavallarsi
di parole, ma l'impressione è quella di soliloqui a sé stanti,
in cui in fondo si dice poco o nulla: problematiche sole accennate
e scarsità di emozioni. logorroici
|
4
settembre
Delude l'atteso Luce
dei miei occhi
di Giuseppe Piccioni. Due solitudini (Luigi Lo Cascio - autista
fin troppo ligio - e Sandra Ceccarelli - madre distratta dalle
incombenze del vivere) che casualmente si incontrano, si toccano,
vivono appaiate, ai margini del sentimento. L'unica vera certezza
è la rivoluzione dell'amore, che sconvolge e mobilità. Soave,
come un racconto allegorico, sofferto, come la lenta consapevolezza
di non appartenere a questo mondo. I primi piani riflettono
una passione silenziosa, il continuo vagare delinea un percorso
sconosciuto e desideroso di venire alla luce. Un'esistenza
e un'incoscienza a volte incomprensibili per un film pretenzioso
nell'idea e non all'altezza nella realizzazione: reggere quasi
due ore su un io narrante estraniato, tra fantascienza e onirismo
è un'impresa assurda, che azzera qualsiasi costrutto narrativo,
che rende i protagonisti inquiete ombre appannate. catatonico
Trae
spunto da un racconto di Arthur Miller il nuovo film di Amos
Gitai, anc'esso molto atteso dopo la trilogia israeliana e
il lancinante Kippur.. Invece Eden
si inabissa lentamente in un magma didascalico inconcludente:
lunghi piani sequenza, dialoghi scarni e accademici, una recitazione
contenuta, al limite dell'inespessività. Non mancano le tematiche
care al regista in questa storia di "migrazione" degli ebrei
americani in Palestina, nè i riferimenti all'attuale situazione
politica ma permane una sensazione di assoluto distacco emotivo,
di indifferenza che volge alla
noia.
didascalico
|
7
settembre
Ultimi
tre film in concorso al festival. Impressionante il rumeno
L'après-midi
d'un tortionnaire
di Lucian Pintilie, sorta di videointervista-confessione di un
ex torturatore negli anni del regime comunista (in Romania è
da stato da poco pubblicato un dizionario contenente 1700
nomi). Una giornalista e il nonno (si intuirà essere vittima
anch'esso delle torture) vengono ospitati, in un tranquillo
pomeriggio di sole, nella baracca della famiglia dell'uomo dal
macabro passato. All'inizio del film appare tutto tristemente
"normale" ma lentamente, attraverso la brutalità
delle parole, affiorano i ricordi, e calerà impietosa l'ombra
di crudeltà ed orrori terribili.
Disarmante a partire dall'ambiente, la desolata campagna,
sperduta
e "sicura", spietato nei confronti delle nuove
generazioni (il figlio è
un ultrà gasato e privo di senno) Pintilie riesce ad evocare,
con la
sola forza dei dialoghi, un'umanità sofferente e disperata. turgido
Certo
originale l'operazione
che compie Antonio Capuano con Luna
rossa.
L'ascesa e il declino della famiglia Cammarano, rappresentata
come una tragedia greca di Eschilo, fanno del film un
esperimento raro ed innovativo nel panorama italiano. Il
regista riesce ad ottenere un ottimo risultato, lavorando
sulle sfumature cromatiche, sperimentando una recitazione
ricca di drammaticità e ricreando atmosfere claustrofobiche.
Ma ciò che resta è un film cupo, una saga di sangue esibita
con stile. brutale
Il
serbo Goran Paskaljevic ha trovato un racconto in un libro di
favole cinesi e ha deciso di farci un film, ambientandolo in
Irlanda. Il risultato di questo curioso connubio è un'opera
in cui permangono le radici culturali del regista che, già
con La
polveriera,
aveva trattato dell'insinuarsi dell'odio. In How
Harry became a tree,
il protagonista(l' Harry del titolo, magnificamente
interpretato da Colm Meaney) ha come unico scopo nella vita
individuare un nemico da odiare e da cui affrancarsi. Sceglie
il suo bersaglio e non lo molla, si radica in lui e lo opprime
con i suoi possenti rami, quelli della quercia in cui si
trasformerà, per
sorvegliare in eterno la terra a cui è profondamente legato.
Una film piacevole, in bilico tra dramma e commedia,
forzosamente simbolico. irrisolto
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30
agosto
Tre i titoli oggi per il concorso di Venezia 58.
Bully dell'americano Larry Clark,
dopo lo scandalo gratuito di Kids,
concretizza meglio il suo scopo, delineando il profilo di un
gruppo di ragazzi alla deriva della tipica media borghesia
statunitense. Il film trae spunto dalla brutalità di un fatto
di cronaca (c'è anche un libro alle spalle) e sconvolge per
l'insieme di elementi "esplosivi" che riesce a miscelare:
turpiloquio, droga, eccessi sessuali, violenze efferate. Il
tutto affrontato con sconfortante superficialità morale: è
davvero così incolmabile il vuoto che ha preso possesso della
gioventù americana?
agghiacciante
Uddress Unknown,
il nuovo film di Kim Ki Duk, che aveva scioccato il
pubblico lo scorso anno con
Seom, non esaspera i suoi temi, ma ribadisce
l'atroce brutalità che fermenta all'interno del suo universo
cinematografico: una bestialità incontrollabile e generalizzata,
come a voler raggruppare un intero popolo, a rappresentare
un incontrollabile maledetto destino...
brutale
Trabocca invece di umanità e di spassosa leggerezza messicana
Y tu mamà también:
ancora giovani, ancora alle prese col sesso, ma con una
contagiosa spensieratezza di fondo che si stempera alla
distanza. Julio e Tenoch sono due giovani amici che, con una
ragazza poco più grande di loro, intraprendono un piccante
viaggio verso una sperduta, meravigliosa spiaggia:
un'immersione nei paesaggi messicani, il tempo di un'estate
alla ricerca della propria identità, di un'esistenza senza
inibizioni... La lieve amarezza conclusiva è un momento di
"revisione" per la vita dei due ragazzi e per il tono stesso
del film che, proprio nel finale, prova a farsi narrativamente
più "adulto".
scanzonato
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16°
settimana
internazionale
della critica
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2
settembre
Hollywood,
Hong Kong di
Fruit Chan è il secondo capitolo di una trilogia sulla prostituzione
iniziata dal regista con Durian Durian (visto l'anno scorso
qui a Venezia).
È
la figura del maiale, attorno a cui gravita
la vita di un padre e dei suoi due figli, a regnare incontrastata
nel film, ambientato in un quartiere di baraccopoli a Hong
Kong. Sarà l'assedio di Hollywood, sotto forma di complesso
edilizio che sovrasta su tutti , e la commistione tra "sogno"
e "viaggio" a cui aspira la giovane prostituta, a stravolgere
il microcosmo di povertà e sporcizia del macellaio e i suoi
"bambini". Forte di un'originalità tipicamente cinese, del
gusto per il paradosso e la caricatura, di un'eleganza cromatica
affascinante, Hollywood, Hong Kong riesce a coinvolgere oltre
le aspettative e farci sentire vicini al delirio di quegli
uomini dal corpo e dall'anima troppo poco umana.
paradossale
Di tutt'altro genere Loin
di André Téchiné, film di "frontiera", dal respiro dilatato
e sommesso, in cui dalla prolissità del racconto emergono
le sfumature di una città, Tangeri, che non lascia alcuna
certezza né futuro per i tre protagonisti. Attraverso i colori
(predominano il beige e l'azzurro) Techine ci restituisce
una città libera dai luoghi comuni, multietnica e carica di
profumi e di tensioni, ma non riesce a farci davvero vicini
ai suoi personaggi, alle loro contraddizioni e al loro incerto
destino. amorfo
|
5
settembre
Come
per ogni festival che si rispetti, anche quest'anno, non poteva
mancare l'appuntamento con il cinema iraniano. Il soggetto
di Secret
Ballot
è di Mohsen Makmalbaf ma la regia è affidata a Babak
Payami.
La storia ha luogo in un'isola semideserta il giorno delle
elezioni, dove un commissario di seggio arriva dal mare per
permettere il volto agli abitanti sperduti. La narrazione
si svolge nell'arco di una giornata e, al solito, ha un suo
risvolto metaforico: il percorso alla ricerca dei voto diventa
un viaggio al limite dell'assurdo per mostrare quanto un paese
come l'Iran sia profondamente attaccato alle tradizioni e
restio al rinnovamento (il responsabile del seggio è una donna!).
Contornato da trovate ironiche, spesso scaturite dai diversi
incontri con buffi personaggi, il regista firma un prodotto
di indiscussa qualità, (anche
se non all'altezza dei
suoi maestri).
itinerante
Toscana
1732. E'
una piece di Marivaux quella che Clare Peploe ha trasportato
sullo schermo con Il
trionfo dell'amore.
Quasi fossimo noi stessi veri spettatori di un teatro,
ricavato
nel magnifico giardino della villa in
cui si svolge la vicenda, veniamo deliziati dai travestimenti,
dagli inganni e dalla passione che "vivono" gli attori,
davvero bravissimi. La macchina da
presa li segue da vicino, avvolge lo scatenarsi dei loro sentimenti:
anche noi rischiamo di cadere, alla fine, vittime della seduzione
dello schermo. teatrale
Ma è il ritorno di John Carpenter ad entusiasmare con il suo
Fantasmi
da Marte,
accolto da un tripudio di applausi e urla.
Carpenter non si
smentisce, propone un film "suo" fino al midollo, lo arrichisce
di effetti speciali ribadendo il suo visionario punto di vista,
le sue ossessioni estreme nella lotta tra il bene e il male.
Scatenato, teso, disilluso, Fantasmi da Marte è un
western fantascentifico con sfacciati momenti di rivisitazione
(Quel treno per Yuma,
Distretto 13...): kitsch,
sopra le righe, ma senza un attimo di cedimento. invasato
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8
settembre |
i
premi ufficiali
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LEONE
D'ORO
Moonsoon Wedding
Mira Nair - India
GRAN
PREMIO DELLA GIURIA
Canicola
Ulrich Seidel - Austria
PREMIO
SPECIALE PER LA REGIA
Il voto è segreto
Babk Payami - Iran/Italia
PREMIO
MIGLIOR SCENEGGIATURA
Carlos e Alfonso Cuaron
Y tu mama tambien
COPPA
VOLPI miglior attore
Luigi
Lo Cascio
Luce
dei miei occhi
COPPA
VOLPI miglior attrice
Sandra
Ceccarelli
Luce
dei miei occhi
PREMIO
M. MASTROIANNI
giovani attori emergenti
Diego
Luna e Gael Garcia Bernal
Y tu mama tambien
|
LEONE DELL'ANNO
L'emploi du temps
Laurent Cantet - Francia
MENZIONI
SPECIALI
Haixian
Zhu Wen - Hong Kong
Le souffle
Damien Odoul - Francia
LEONE
DEL FUTURO
(opera prima)
Pane e latte
Jan Cvitkovic - Slovenia
LEONE
D'ARGENTO (cortometraggio)
Freunde
Ian Kruger - Germania |
PREMIO
CULT NETWORK
Settimana Intern.Critica
Tornando
a casa
Vincenzo Marra - Italia
|
i
premi collaterali
|
|
31
agosto
Il
matrimonio della figlia è l'occasione per riunire tutti i
componenti di una numerosa famiglia e far emergere vecchi
e nuovi conflitti e prese di coscienza di sommessi sentimenti.
Monsoon
Wedding di
Mira Nair
, intriso di una passionalità puramente indiana e
condito con una strampalata ilarità generale, non manca di
affrontare forti tormenti affettivi e scomode tematiche interpersonali
(pedofilia compresa): al di là della storia colpiscono soprattutto
la sensualità dei gesti, la varietà dei colori, le usanze
inconsuete... Inutile dire che la scrosciante pioggia del
monsone sarà per i vari personaggi l'occasione per una decisiva
liberazione interiore.
variegato
E'
ancora un ragazzo il protagonista di Le
souffle
di Damien Odoul: uno stralcio di vita, di puro realismo, nella
provincia francese.
Al centro l'iniziazione di David, giovane
solitario, sofferente per la sua condizione e desideroso di
una vita diversa, più emozionante e "fuori dal branco". In
un bianco e nero essenziale, gli eventi, partendo dalla banalità
del quotidiano, si susseguono via via in un crescendo di tragica
casualità. ferino
|
|
3
settembre
Ritorna nella sua Gran Bretagna
Ken Loach con The
Navigators,
raccontando l'infausta situazione di un gruppo di operai delle
ferrovie, spiazzati dalla privatizzazione e dal nuovo corso
della flessibilità" lavorativa. La disperata condizione
sociale, economica e personale in cui vivono parte da un'idea
da Bob Dawber che ha vissuto quell'esperienza in prima persona
e che è morto da qualche mese, proprio per un tumore legato
alle condizioni di lavoro. Loach, al solito, propone un cinema
quasi documentaristico nella sua profonda aderenza alla realtà
ed oscilla continuamente tra momenti di affettuoso humor e
lucidi sguardi sulla grama esistenza della working class inglese.
arrabbiato
"Guardo
dove non guardano gli altri, dove gli altri non vogliono vedere"
è una delle dichiarazioni con cui Ulrich Seidel ha accompagnato
il suo primo lungometraggio, Hundstage
(canicola). E in essa sembra inquadrarsi perfettamente la
messa in scean del regista austriaco. Con uno sguardo impietoso
(quasi stesse girando un raffinato documentario), Seidel scruta
uno scorcio di vita di alcuni personaggi lacerti da un tragico
malessere interiore. Non c'è via di scampo per nessuno: sotto
una calura insopportabile, con una buona dose di humor nero
e un punta di sadismo (e qualche compiacimento) la rappresentazione
della tranquillità cittadina di Hundstage appare un vero inferno,
sprigiona una mostruosità recondita: è questo l'inevitabile
sbocco del cinico benessere e dall'opulenza austriaca?
luciferino
|
6
settembre
E'
un ritorno anche quello di Philippe Garrel, poco conosciuto,
ma abituale frequentatore di festival. Sauvace
innocence
è una parabola sulla vita e sul cinema, che è vera vita. La
storia delle peripezie produttive di Francois Mauge che, in
memoria della moglie, vuole girare un film di denuncia alla
droga, è il pretesto per esporre i conflitti interiori dei
personaggi che si intrecciano ciascuno con la propria piccola
storia. Con un retrogusto di nouvelle vague (a partire dalla
scelta del bianco e nero) il film è un doloroso viaggio introspettivo:
i protagonisti, messi uno di fronte all'altro, si scrutano,
reagiscono alle parole ( più che ai gesti), sembrano frantumarsi...
L'unico modo che il regista troverà per inseguire il suo sogno,
lo porterà, tragicamente, alla distruzione dello stesso, lasciandolo
inesorabilmente sconfitto. garrelliano
Walter
Salles in April
despedacado
(Aprile spezzato) racconta , in un Brasile oleografico agli
inizi del '900, il conflitto di due famiglie e la tragica
spirale di vendetta che le lega. Seguendo il giovane protagonista
Pacù, Salles indaga sulle relazioni all'interno della famiglia,
sui rapporti con l'ambiente, abbandonandosi ad una ricerca
di poetica sfrenata, con simboli macabri (la camicia macchiata
di sangue esposta al vento) e percorsi di snervante circolarità
(il macchinario per la spremitura della canna da zucchero).
E con un finale aperto alla speranza: la corsa liberatoria,
l'oceano, le onde... melenso
|
Che
stress due concorsi. L'idea di Barbera di mobilitare
l'attenzione anche sul cinema del presente sarà oculata,
ma per chi ama consultare il più possibile le offerte
del palinsesto veneziano la frequentazione delle proiezioni
diventa un vero girone infernale. Ne hanno fatto ancor
più le spese
Nuovi territori (l'anno prossimo ci si inventerà
un concorso anche per questa sezione?), le
retrospettive (perché bruciare così
Guy Debord e Munk?),
e (non è il nostro caso)
La Settimana della Critica. Che poi la kermesse
dei premi focalizzi l'attenzione tutta sul concorso
Venezia 58
(con ben 6 premi collaterali) confonde ancor più le
idee. I
commenti
fioccano, la pronta circuitazione nelle sale di molti titoli rende più stimolante il feed-back tra proposta autoriale, giudizio della critica, risposta del pubblico.
Se vi sembra che il nostro approccio pecchi in qualche aspetto, fatecelo sapere:
MC
magazine ha tempo fino alla prossima scadenza (inizi novembre) per far tesoro dei vostri consigli, affinare il proprio editing, rimpinguare lo staff, intensificare una verve critica di cinefila "incorruttibilità"!
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tutte le trame
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I
film del concorso
|
Venezia
58
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Alejandro
AMENÁBAR
The
Others
Spagna
João BOTELHO
Quem és tu?
Portogallo
Antonio CAPUANO
Luna rossa
Italia
Fruit CHAN
Heung
gong yau gok hor lei wood
(Hollywood Hong
Kong)
HongKong/Fra/Giappone
Larry
CLARK
Bully
Usa
Alfonso CUARÓN
Y
tu mamá también
Messico
Philippe GARREL
Sauvage innocence
Francia/Olanda
Amos GITAI
Eden
Francia/Italia/Israele
KIM Ki-Duk
Soochwieen
Boolmyung
(Address
Unknown)
Corea
Richard LINKLATER
Waking Life
Usa
Ken LOACH
The
Navigators
G.B./Germania/Spagna
Mira NAIR
Monsoon
Wedding
India
Goran PASKALJEVIC,
How Harry Became
a Tree
Irlanda/ Ita/G.B./ Fra
Babak PAYAMI
Raye
makhfi
(Secret Ballot)
Iran/Italia
Clare PEPLOE
The
Triumph of Love
Italia/G.B.
Giuseppe PICCIONI
Luce
dei
miei
occhi
Italia
Lucian PINTILIE
L'Après-midi
d'un tortionnaire
Romania/Francia
Walter
SALLES
Abril
Despedaçado
(Behind the Sun)
Brasile/Svizzera/Francia
Ulrich SEID
Hundstage
Austria
André TÉCHINÉ
Loin
Francia/Spagna
|
Cinema
del presente
|
Giuseppe
BERTOLUCCI
L'amore probabilmente
Italia/Svizzera
Marco BECHIS
Figli/Hijo
Italia
Sergei BODROV Jr.
Sestry
(Sisters)
Russia
Laurent CANTET
L'Emploi du temps
Francia
Sandra GOLDBACHER
Me Without You
Gran Bretagna'
Werner HERZOG
Invincible Germania
G.B.
Jeffrey
JETURIAN
Tuhog
(Larger Than Life)
Filippine
Fatmir
KOÇI
Tirana Year Zero
Albania/Francia/Belgio
Giovanni Davide MADERNA
L'amore imperfetto
Italia/Spagna
Damien
ODOUL
Le souffle
Francia
Jacques ROZIER
Fifi Martingale
Francia
SHIOTA Akihiko
Gaichu
(Harmful Insect)
Giappone
SONG Il-gon
Flower Island
Corea/Francia
Paolo SORRENTINO
L'uomo in più
Italia
Jill SPRECHE
13 Conversations About One Thing
USA
Marion VERNOUX
Reines d'un jour
Francia
Teresa VILLAVERDE
Água e Sal
Portogallo/Italia
Juan VILLEGAS
Sábado
Argentina
Andrés WOOD
La fiebre del loco
Cile/Spagna/Messico
ZHANG Yang
Zuotian
(Quitting)
Cina
ZHU Wen
Haixian
(Seafood-Frutti di mare)
Hong Kong
|
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