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Settimana internazionale della critica
GeGe Lo spazio veneziano della Settimana Internazionale della Critica, gestita dal Sindacato (SNCCI) è ormai una zona franca del cinema d'essai, forse un po' ridotta in questi anni dai gusti affini dei selezionatori ufficiali della Mostra. Ma il panorama della rassegna, che comprende solo opere prime, riserva sempre cinefile sorprese. Lo è di certo GeGe (Fratello maggiore) di Yan Yan Mak , girato in un digitale quasi amatoriale, un'opera scarna, ripetitiva, talvolta stagnante, eppure alla distanza tonica e vibrante. Il tutto parte da una fotografia-cartolina spedita al giovane Ah Ming da suo fratello maggiore, "esule" dalla famiglia e da Hong-Kong da lunghi anni. L'ultimo indizio del suo vagabondare è quella foto, scattata tre anni prima in uno sperduto villaggio del Qinghai. Ed è lì che Ming concentra le sue ricerche dopo un estenuanate viaggio, prima in treno, poi in autobus, infine a piedi col suo zaino sulle spalle. Se il senso del suo cammino di ricerca e della desolazione che lo accompagna ( il Qinghai è un remoto altopiano a quattromila metri di altitudine) si coniuga con l'incerta incisività delle immagini, la luminosa serenità del paesaggio e la cromaticità ovattata di prati e cieli del Tibet sembrano identificarsi con le sommesse emozioni del protagonista, mentre l'aggressiva sonorità della chitarra acustica di Wang Lei dà buona eco alla sotterranea esuberanza giovanile che anima quest'opera così lontana dagli standard esotici a cui il cinema orientale ci ha abituato. Ming incontra alla fine un amico del fratello, conosce la sua ragazza, riesce a recuperare altre foto, alcuni filmati in Super 8, una mappa della Cina in cui sono segnate le tappe del suo viaggio. Nella sua stanza, che già fu del fratello, arriva come a materializzare la sua presenza,a percepirne lo spirito di errabonda interiorità. Che è poi l'anima del cinema di questa ventottenne regista, già assistente di Wong Kar-Way: "Si può dire che Gege sia addirittura la storia di me stessa e del mio girare film. Il protagonista, una volta cominciata la ricerca, non può fare altro che portala a compimento. Una volta salito in treno, non può più scendere sino alla destinazione finale. Fare un film è come salire su un treno che non fa fermate intermedie. Non puoi più smettere di andare avanti". e.l.
Il Mattino di Padova -
1 settembre 2001
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Tornando
a casa e.l. Il Mattino di Padova - 4 settembre 2001 |
Vagon
Fumador
e.l. Il Mattino di Padova - 7 settembre 2001 |