È
spesso spiazzante il confronto tra il (nostro) giudizio critico e l'andamento
di un film al botteghino. Non è per fare i bastian contrari, ma due
delusioni contemporanee come Cast
Away
e L'erba
di Grace
davvero ci lasciano perplessi di fronte alle dinamiche che sostengono
il loro eclatante successo. I film di Zemeckis
ormai non sono più le effervescenti sorprese di un tempo (Ritorno
al futuro,
Chi
ha incastrato Roger Rabbit,
Forrest
Gump),
ma degli standardizzati meccanismi ad orologeria: dallo scialbo misticismo
galattico di Contact
agli shock horror iterati di Le verità
nascoste fino a questo Robinson Crusoe del XX secolo che esaurisce
la tensione filmica nella sequenza del disastro aereo. Prima e dopo
un po' di tormentone esistenziale (i ritmi frenetici del lavoro, le
occasioni sentimentali della vita trascurate e perse), nel mezzo le
peripezie solitarie del naufrago; a suggello, in apertura e chiusura,
una evento catalizzatore, spudoratamente calcolato a tavolino (sceneggiature
sempre impeccabili quelle made in USA!) per dare alla noia imperante
un briciolo di vitalità inaspettata.
Ma se dai kolossal americani siamo abituati a diffidare, come giustificare
la banalità esasperante del britannico
Saving Grace:
deliziosa l'idea (una elegante, anziana signora inglese che si mette
a coltivare marijuana per saldare i debiti), memorabili alcune situazioni
(lo "spettacolo" notturno della serra illuminata, la strana
miscela di tea con cui "sballano" le amiche), ma quanta sciatteria
di stile e sceneggiatura! Basta pensare al kitsch estremizzato con cui
Nigel Cole
risolve
l'avventura di Grace a Londra o come scivoli via senza incidere (se
non per qualche fanfaluca da teatrino amatoriale) la scena clou del
falò della droga. Certo l'interprete Brenda Blethyn (già apprezzata
in Segreti e Bugie) è straordinaria,
così come Tom Hanks in
Cast Away…
Assegniamo 'sti oscar per gli attori protagonisti e torniamo a parlare
di vero cinema?
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