Contact   Robert Zemeckis - USA 1997 - 2h 28'
Men in Black - MIB   Barry Sonnenfeld - USA 1997 - 1h 38'


    Di quale fanta-filosofia ha sete il pubblico cinematografico? La comparsa sugli schermi di due maxi-prodotti come Contact e Men in Black può stimolare l'interrogativo, perché la contemporaneità d'offerta dei due titoli porta a riflettere sulle dinamiche d'intrattenimento e partecipazione emotiva dello spettatore comune.
Contact sposa il misticismo galattico abbracciando la "fede" nella comunicazione con altre civiltà spaziali che totalizza il vivere di Ellie Harroway (Jodie Foster), giovane scienziata dedita fin da bambina all'ascolto dei segnali dell'etere, in attesa spasmodica di una risposta dalla spazio che dia soluzione alla sua carriera professionale ed alle chiusure misogine della sua esistenza. La regia "alta" di Zemeckis film successivo in archivio (Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit, Forrest Gump) non arriva stavolta a imbrigliare con programmatica partecipazione l'impatto immaginifico: Contact riesce per buona parte della sua durata a contenere le istanze futuribili alla moda (il mistero alla X-Files aleggia da un lato, dall'altro si fa strada l'eterea carineria New Age) e a dare compiuta sostanza cinematografica alla tensione cosmica che anima Ellie (grazie anche all'intensa interpretazione della Foster). Ma la suspense dell'incontro alieno mantiene il suo fascino fin tanto che l'evolversi del racconto e il magnetismo della visione hanno le stesse chance di verosimiglianza e/o incredulità: poi, quando il salto spazio-tempo da concreta realizzazione al "contatto", il meccanismo narrativo perde mordente e la meditazione cosmica scivola nella retorica.
Di tutt'altro tono l'impostazione "aliena" di Men in Black (ormai MIB per gli appassionati) che presuppone che il contatto extraterrestre sia ormai storicamente consolidato, ma che l'immigrazione continua di esseri spaziali extraterrestri sia tenuta segreta ed affidata ad un corpo speciale di "uomini in nero" che tutela la pacifica integrazione di multiformi mostri camuffati da umani. L'arrivo di una "piattola" omicida, che rischia di scatenare un conflitto galattico fatale al pianeta, mette in azione i nostri eroi K (Tommy Lee Jones) e J (Will Smith) per una goliardata fantascientifica in cui tutto è iperbolico, fracassone e "fumettistico" (l'ispirazione è una serie di Lowell Cunningham). Un po'
Blues Brothers, un po' Ghostbusters
, il film di Sonnenfeld è un giocattolo divertito e divertente, che non entusiasma, ma che sa risolversi in un'insolita fanta-commedia capace di coniugare con destrezza il demenziale e l'orripilante, la comicità greve e la satira sagace, anche cinefila: nel finale Men in Black fa il verso proprio all'incipit planetario di Contact, riducendo le galassie dell'universo a minuscole biglie nelle mani di un "supremo" mostruoso essere. Irrazionale per irrazionale le sfaccettature fantastiche dello spettacolo hollywoodiano risultano vincenti anche grazie alle straordinarie potenzialità degli effetti speciali del cinema anni 90. In Italia almeno, in inversione di tendenza, gli incassi al botteghino non sono ancora "fantascientifici".

ezio leoni - La Difesa Del Popolo  19 ottobre 1997