Segreti e bugie
(Secrets
and Lies) |
Palma d'oro Festival di Cannes
Quanti si sono persi un film lirico e bizzarro come Shine? Tanti purtroppo, perché questo piccolo grande film australiano non è stato affatto l'evento di Natale come avevamo preventivato. Neppure l'altro nostro beniamino, La Freccia Azzurra, ha sfondato come ci aspettavamo. Non ci resta, quindi, che un ultimo azzardo critico che speriamo stavolta vincente. Sbilanciamoci allora, infine, a favore di Segreti e bugie che, questo sì, sembra stia conquistando il pubblico d'essai. Una storia di destabilizzante quotidianità britannica: un intrigo familiare in cui una figlia adottiva (Hortense: nera, colta, ceto medio) ritrova dopo oltre vent'anni la madre naturale (Cynthia: bianca, avvinazzata, senza marito e con una figlia rozza e scorbutica), mettendo a nudo "segreti e bugie" di un ambiente familiare fragile e insoddisfatto. Una vicenda fatta di essenzialità narrativa, dinamiche parentali sbalestrate, squallide solitudini e affetti mancati. Ma la forza del cinema di Mike Leigh (Palma d'oro a Cannes per questo film, ma già insignito nel '93 del un premio per la regia - Naked) non è solo nella sostanza. Vicino a Loach nella concretezza degli ambienti suburbani, ma capace di sublimare il vigore documentaristico con uno sguardo iperreale, lo stile di Leigh estrinseca qui la sua peculiarità nella caratterizzazione "estrema" dei protagonisti, nella recitazione melodrammatica di Cynthia (Brenda Blethyn - anch'essa premiata a Cannes, come miglior attrice), nel surplace esistenziale di suo fratello Maurice (Timothy Spall, straordinario), nelle ironiche (e simboliche) pose fotografiche con cui egli, fotografo, immortala i suoi clienti: "personaggi" a disagio, come i protagonisti di Segreti e bugie, di fronte ai sorrisi di rito da cui non ci si può esimere, alle angosce non sopite che le apparenze impongono di camuffare, alle contraddittorie "istantanee di gruppo" che la vita, di continuo, ci propone. |
ezio leoni - La Difesa Del Popolo 12 gennaio 1997 |