La Freccia Azzurra
Enzo D'Alò - Italia/Svi/Luss 1996 - 1h 32
[animazione]


    Gianni Rodari è ormai noto a tutti nell'ambito della letteratura per l'infanzia, ma non sappiamo a quanti il nome di Paolo Cardoni dica qualcosa. Eppure si tratta di uno dei più delicati e suggestivi illustratori italiani (memorabili le sue biografie di Einstein e Mozart per la Emme Edizioni) e l'abbinamento di due autori del genere per la realizzazione del nuovo lungometraggio italiano a cartoni animati, La Freccia Azzurra, costituiva uno degli appuntamenti di rilievo, tra gli addetti ai lavori, a questo 53° festival veneziano. E il risultato è sicuramente degno delle aspettative. La visione pubblica al Palagalileo è stata un piccolo evento perché, contrariamente ai regolamenti della mostra, per l'occasione è stato ammesso uno stuolo di bambini, tutti schierati nelle prime file, con addosso le magliette del film distribuite dalla produzione. E quando la proiezione ha avuto inizio l'atmosfera che si è creata è stata subito quella giusta, con i ragazzini a vociare sempre più sommessamente mentre le immagini andavano illuminando lo schermo e la fiaba aveva inizio: "Nella notte di Natale, Babbo Natale porta i doni a tutti i bimbi del mondo. Ma i bambini più fortunati sono quelli italiani, perché in Italia la notte dell'Epifania ricevono altri regali...".
La prima amabile caratteristica della pellicola diretta da Enzo D'Alò è proprio un disincantato nazionalismo. Non ci sono i soliti tributi alle grandi fiabe classiche francesi o nordiche, ma temi ed ambientazioni tutti nostrani ed una finezza nel racconto e nel tocco davvero sorprendenti. Il motore della storia è semplice e la vicenda cresce con naturale dolcezza: davanti alla bottega della Befana i bambini si affollano per scegliere i regali da scrivere sulla loro lettera. Il piccolo Francesco, povero e orfano di padre (aiuta la famiglia lavorando come maschera in un cinema!), ha un unico desiderio, uno splendido trenino, la Freccia Azzurra. Ma molti dei desideri dei bambini sono destinati ad essere disillusi. L'avido Scarafoni, assistente della Befana, cerca di avvelenarla e specula sulla situazione costringendo i genitori a pagare per soddisfare le richieste dei figli. Così proprio i giocattoli, la notte della Befana, decidono di darsi da fare e, fuggiti dal negozio, si mettono in marcia sotto la neve per andare a regalarsi ai bambini della città... In novanta minuti di proiezione le situazioni si evolvono e si arricchiscono, ma il centro della vicenda restano loro la Befana e Scarafoni, Francesco e gli intrepidi giocattoli. Si può trovare una minima analogia con Toy Story, ma l'ispirazione ne è ben lontana, sia perché la lavorazione del film è iniziata due anni e mezzo fa (e il testo di Rodari è precedente) sia perché le atmosfere hanno una soave pacatezza, davvero agli antipodi rispetto all'attivismo frenetico della pellicola di John Lasseter. E se la tecnica d'animazione della Freccia Azzurra non arriva alla complessa perfezione degli anni d'oro Disney, ha in ogni caso una "rotondità" grafica che la tiene lontana dal deprimente standard televisivo giapponese. Con i colori pastellati, le scenografie ammorbidite dalla bianco paesaggio innevato, l'accattivante accompagnamento musicale di Paolo Conte, l'opera di D'Alò ha un soft-touch d'altri tempi e riporta il cartone animato ad una serenità narrativa inusitata. Davvero una piacevole sorpresa. Se la Mostra e i media avessero puntato a valorizzarlo di più, anziché perdersi dietro alle squallido can-can di
Bambola, l'addio di Pontecorvo ne avrebbe guadagnato in immagine.

ezio leoni - La Difesa del Popolo - 15 settembre 1996