Vacillano
le banche e vacillano anche le nostre certezze che il
cinema invisibile
possa continuare ad essere un’oasi felice ambita dal
pubblico padovano. Il cinema è anche merce, si sa, e la
rassegna di ottobre-dicembre, pur così ricca di titoli
stimolanti e prime visioni a lungo attese, è stata quasi una
debacle dal punto di vista delle presenze in sala.
Eccoci allora a dare spazio, anche nei martedì e nei
giovedì, ad iniziative di teatro e musica (i
programmi organizzati in collaborazione col
CTP Valeri,
il
Centro d’Arte
e il
CUAMM
sono pubblicati a parte) e a ripensare alla struttura della
rassegna stessa, coniugando le difficoltà del momento con le
nostre ambizioni cinefile.
In tale ottica possiamo considerare di sicuro richiamo i due
omaggi postumi dedicati a
Paul Newman
(26/1/1925 –26/9/2008) e a
Harold Pinter (10/10/1930 - 24/12/2008)? Dei tre titoli di
LO SGUARDO E IL SORRISO DEL DIVO
solo
Nick mano fredda
concede allo spettatore l’azzurro splendente degli occhi di
Newman; il bianco e nero di
Furia selvaggia
e
Lo spaccone
lo immortalano come attore di straordinaria intensità e, pur
con ruoli in chiaro-scuro, di coinvolgente simpatia.
Introspettivo e “sociale”, amaro e sferzante il cinema di
Harold Pinter
(IL
RIGORE E IL SARCASMO)
ci sembra ben rappresentato dal trittico loseyano (Il
servo - L’incidente
-
Messaggero d’amore)
e dal raffinato intarsio metalinguistico di
La donna del tenente francese.
La voglia di allargare il raggio d’interesse (e . di
coinvolgere un pubblico più giovane e cinematograficamente
“agguerrito”) ci ha portato ad articolare una breve
parentesi “macabra”. "Al grido” di
CIRCUMNAVIGANDO TWILIGHT
prendono corpo (e sangue) sullo schermo dl Torresino
le identità ambiguamente umane dei protagonisti di
Per favore non mordermi sul collo!,
Il buio si avvicina,
The Addiction
e del nuovissimo (e vergognosamente “invisibile”)
Lasciami entrare.
Gli fa eco un’altra primizia troppo presto emarginata dal
circuito cittadino,
The Orphanage,
un horror-movie anomalo in cui la tensione (e la paura) sono
“orfane” degli effettacci splatter del genere, ma albergano
nel misterioso confine che separa reale e fantastico.
“Singoli” invisibili sono
Station Agent
(un film del 2003, opera prima – mai circolata – del regista
de L’ospite inatteso),
La terrazza
sul lago
un thriller “a carburazione lenta” di Neil LaBute (ricordate
Nella società degli uomini?) e i conflitti filosofico-sportivi firmati David Mamet (Redbelt).
Tre prime visioni a cui se ne aggiunge una quarta, vera
chicca per i cinefili rockettari:
Control,
fotografia limpida e struggente della parabola, umana ed
artistica, di Ian Curtis, leader dei Joy Division morto
suicida a 23 anni.
Chiude il percorso di questa serie “doppia” del cinema
invisibile (da febbraio a giugno) un’ampia personale
dedicata a
JOHN
CASSAVETES,
personalissimo regista newyorkese di cui si celebrano quest’anno
gli anniversari, sia della nascita (1929) che della
scomparsa (1989). Un autore da (ri)scoprire, un cinema
“altro” dove l’immediatezza della recitazione esalta le
dinamiche interpersonali e dove il “taglio” della regia è
come quello di un bisturi che scava nelle pieghe di rapporti
umani, dilaniati dall’incertezza degli affetti e dall’
insoddisfazione del proprio essere. |