Paul Newman  (26/1/1925 –26/9/2008)
  Lo sguardo e il sorriso del divo
 

Furia selvaggia - Billy Kid (The Left-handed Gun)
Arthur Penn  - b/n USA 1958 - 1h 42'

 È la migliore e più matura versione del mito di Billy The Kid, benché anch’essa non rispetti del tutto la storia vera. Penn, un esordiente, ne ha fatto con pochi mezzi una specie di tragedia greca, in cui un giovane (un tipo alla James Dean, ammirevolmente interpretato da Newman) spunta dal deserto e vaga alla ricerca di stabilità e di un padre, legandosi (con latenti motivi omosessuali) a Garrett e a due compagni, e seminando dovunque il male (per vendicare un “padre” che è stato il primo ad accoglierlo e che gli è stato ucciso troppo presto). Quest’interpretazione modernissima, Penn l’ha realizzata con grande intelligenza e partecipazione. Il film, un insuccesso in patria, ha ora una solida reputazione ovunque ed è considerato unanimemente e uno dei più bei western del dopoguerra.altra scheda

Georges Sadoul - Dizionario dei Film   

 
Lo spaccone (The Hustler)
Robert Rossen  - b/n USA 1961 - 2h 15'

 Lo scopo della vita del giocatore di biliardo Eddie Felson (Paul Newman) è quello di battere il campione Minnesota Fats (Jackie Gleason): ma si accorge troppo tardi di aver sacrificato l’unica cosa importante della sua vita, l’amore per una ragazza troppo fragile (Piper Laurie). Splendido cast, con George C. Scott nel ruolo mefistofelico dell’affarista che porta Felson al successo e alla rovina personale. Tratto da un racconto di Walter Tevis è ascrivibile tra i cult-movie, in equilibrio tra la parabola esistenziale pessimista (la vita come gioco inutile), il noir e il realismo semidocumentaristico. .

Dizionario dei Film (a cura di Paolo Mereghetti)

 
Nick Mano Fredda (Cool Hand Luke)
Stuart Rosenberg  - USA 1967 - 2h 7'

 Newman esalta qui il classico genere carcerario impersonando un galeotto che diventa il simbolo della resistenza contro il potere. E se fugge, non avrà vita facile. Crudo, violento, sceneggiato da un ex detenuto, il film di Rosenberg, talento democratico dell'America sixties, è una performance indimenticabile di Newman (anche se l'Oscar lo vinse il «prigioniero» Kennedy)

Maurizio Porro - Corriere della Sera Magazine

  Newman solitario e volitivo, con uno spessore psicologico di profonda umanità, ripete fino alla nausea i riti della fuga senza scampo. Quando, braccato in una chiesa, instaura alfine il "colloquio supremo", la pallottola che lo stronca brucia di amarezza più che di crudeltà: il suo sorriso, "intimamente liberato", ridicolizza non solo la ferocia repressiva del killer dagli occhiali a specchio, ma pure gli sforzi vani di una ricerca di libertà strutturalmente "socio-politica", ma essenzialmente anarchica e individualista. Ostinata e solitaria, anche nello spirito.

Ezio Leoni - Comunicazioni di Massa

cinema invisibile TORRESINO febbraio-giugno 2009