SIDNEY LUMET - solitarie battaglie di legalità e giustizia |
Uno
sguardo sofferto e impietoso su una società in decadenza morale,
un'accorata dichiarazione di fiducia nell'integrità del singolo. Le due
anime del liberal Sidney Lumet
(1924-2011) scandiscono la sua filmografia, solo saltuariamente
intervallate da commedie a tutto tondo, disegnando il quadro di un'America
dall'incerta legalità, dalla corruzione imperante, dalle laceranti
contraddizioni insite nella democrazia, nei meccanismi della giustizia,
nei rapporti umani. Esemplari in tal senso il conflitto morale della
giuria 12 Angry
Men (La parola ai giurati –
opera d’esordio del 1957) e lo spiazzante sgomento che attanaglia figli e
padri al cospetto delle proprie colpe in
Onora
il padre e la madre (Before
the Devil Knows You're Dead - 2007), che conclude magnificamente la
sua carriera.
Tra le imponenti colonne di un palazzo di giustizia (dove si apre il
primo) e il corridoio in cui, nel secondo, Albert Finney si allontana dopo
“aver fatto giustizia”, all’interno di un percorso d'autore di oltre 40
film, spicca il corpo narrativo dedicato alla polizia di New York, segnato
da un contrasto acre (e insanabile) tra sete di onestà e fame di
bustarelle: sbirri insospettabili che preferiscono chiudere un occhio
sugli intrighi malavitosi che li avviluppano, agenti irreprensibili che si
trovano a dover denunciare i colleghi alla commissione d'inchiesta; eroi
pluridecorati di dominio pubblico (Serpico
- 1973) e sconosciuti protagonisti (Il
principe della città - 1981),
tormentati dalla tensione di una responsabilità etica insostenibile;
poliziotti violenti e collusi messi inutilmente a nudo da un giovane
sostituto procuratore (Terzo grado
- 1990) ed un irreprensibile uomo di legge che deve inaspettatamente
confrontarsi con le responsabilità paterne (Prove
apparenti - 1996).
In linea con l'aura mitica di una giustizia che non può che trionfare ecco
l'incalzare investigativo di Poirot (Assassinio
sull'Orient Express - 1974 ) e la
battaglia tribunalizia di un memorabile
Paul
Newman
combattuto tra opportunismo e integrità, tra sobrietà e alcolismo (Il
verdetto - 1982). E se la critica
al garantismo disatteso ora é sussurrata in un'ariosa commedia familiare
on the road (Vivere in fuga
- 1988), ora alza la voce in un cupo pamphlet contro la pena di morte (Daniel
- 1983), è il dramma profondo del singolo, con la sua tenacia e le sue
ansie, che esplode prepotentemente nell’agire disperato del rapinatore Al
Pacino in Quel pomeriggio di un
giorno da cani (1975) e
nell’autolesionismo massmediale di Peter Finch, conduttore televisivo di
Quinto potere
(1976).
E come trascurare la complessità storico-sociale di
L'uomo del banco dei pegni
e la cruda ipotesi fantapolitica di
A prova di errore? Due
tesissimi bianco e nero del 1964 che, con
La parola ai giurati,
aprono la cronologia di questa retrospettiva. Tra
Lux
e
Torresino
i titoli in cartellone sono 13 di cui 4 ad ingresso gratuito. Scoprire la
verve democratica di Sidney Lumet é un diritto e un dovere.
ezio
leoni
-
TORRESINO/LUX ottobre-dicembre 2011 |
La parola ai giurati
(Twelve Angry Men)
Sidney Lumet
- USA
1957
– 1h
35’ |
|
BERLINO: Orso d'oro |
Undici
dei dodici giurati, certi della colpevolezza, sono pronti a liquidare
rapidamente il verdetto per il giovane mulatto accusato di omicidio: uno
solo (Henry Fonda) dubita e con tenacia riesce a smantellare la
superficialità e i pregiudizi dei suoi colleghi. Eccezionale prova
d’esordio di Lumet che, partendo da un originale televisivo di Reginald
Rose (qui anche sceneggiatore), denuncia il razzismo strisciante nella
soddisfatta middle class e le insidie del sistema giudiziario. Grande la
prova di recitazione dei dodici attori, tutti protagonisti di convincenti
ritratti psicologici, ma soprattutto straordinaria la tensione
dell’impianto narrativo la cui unità di luogo e di tempo, lungi
dall’impoverire la vicenda, esalta la dimensione inquieta e claustrofobica. |
Dizionario dei film
– a cura di Paolo Mereghetti
rassegna
di film in
lingua inglese sottotitolati in inglese
- ottobre 2011/aprile 2012
scheda inglese
|
A prova di errore
(Fail Safe)
Sidney Lumet
- USA
1964 – 1h
51’ |
Quando
il comando strategico aereo nordamericano viene messo in allarme per
l'avvistamento di un oggetto volante non identificato diretto verso gli
Stati Uniti, i bombardieri atomici si alzano in volo. Una volta cessato
l'allarme i velivoli fanno rientro alla base. Ma un giorno capita che uno
stormo, a causa di un guasto alle apparecchiature elettroniche, prosegue
il volo in direzione di Mosca. Tra frenetici scambi di ordini avviene
l'irreparabile, per il presidente americano (Henry Fonda) non esistono
alternative… |
Il
copione è tratto da un romanzo di Eugene Burdick e Harvey Whee. È davvero
ammirevole il profondo senso democratico con cui gli intellettuali
americani affrontano problemi di vita e di morte connessi alle storture
della loro civiltà. Qui è sotto accusa la fede cieca nello strumento
meccanico, nelle macchine pensanti […] Basta uno stupido errore di una
macchina “stupida” e due metropoli, Mosca e New York, sono rase al suolo.
C’è da farsi venire i brividi soprattutto perché il regista Sidney Lumet
ha raccontato questo allucinante apologo puntando sulla ricerca del
verosimile. A parte qualche notazione psicologistica sui vari personaggi
che può risultare stonata, il film è girato come una registrazione di
eventi: si rimane con il fiato sospeso per due ore… |
Tullio Kezich -
Il Film Sessanta |
L'uomo del banco dei pegni
(The Pawnbroker)
Sidney Lumet
- USA
1965 – 1h
56’ |
|
BERLINO: Orso d'argento a Rod Steiger |
Nel
quartiere di Harlem a New York, Sol Nazerman (Rod Steiger), usuraio ebreo
per conto di uno sfruttatore di prostitute, riversa su tutti l’odio
accumulato quando era prigioniero in un lager nazista. Ma il sacrificio
del suo aiutante, che muore per difenderlo durante una rapina, lo obbliga
a ripensare alle proprie scelte di vita… Tratto da un romanzo di Edward
Lewis Wailant sceneggiato da David Friedkin e Morton Fine, è un melodramma
a sfondo razziale che scatenò accese polemiche quando uscì sugli schermi:
con una serie di nervosi flashback alternati a riprese di Harlem filmate
facendo largo uso della macchina a mano, il film, segnato da un'intensa
ricerca psicologica, prova a districarsi nel groviglio di tematiche
sull’ebraismo che mette in campo (l’emarginazione, la colpa e la
redenzione, l’ambiguo rapporto tra carnefice e vittima) […] In una
messinscena molto effettistica e moralmente ambigua, Steiger fa ricorso a
tutto il suo repertorio di attore teatrale e non si risparmia nessuna
gigioneria. Memorabili la fotografia in bianconero del grande Boris
Kaufman, il montaggio di Ralph Rosenblum e la musica di Quincy Jones. |
Dizionario dei film
– a cura di Paolo Mereghetti |
Serpico
Sidney Lumet
- USA
1973 –
2h
10’ |
Nel
clima sfiduciato dello scandalo Watergate e dopo la caduta del
vicepresidente Spiro Agnew sorpreso con le mani nel sacco, non c’è
stupirsi che il pubblico americano accorra a vedere
Serpico,
racconto-documento sulla corruzione dei poliziotti di New York City tratto
libro di Peter Maas. La morale del film è che a Manhattan e dintorni tutto
funziona a bustarelle, e peggio per non ci sta: «Chi si fida di un
poliziotto che rifiuta le buste?» si chiede un personaggio. Quello che
respinge i bigliettoni è l’oriundo italiano Frank Serpico, figlio di un
calzolaio: un tipo strano che da una parte ha sempre sognato di far
carriera nella polizia, dall’altra coltiva un debole per i capelli lunghi,
gli abbigliamenti eccentrici e la vita da hippie. […] La vicenda lascia
intravedere un contesto mafioso pressoché inattaccabile, fondato su
complicità a livelli altissimi: a che cosa potrà portare la denuncia del
povero Serpico più che all’incriminazione di qualche pesce piccolo?… |
Tullio Kezich -
Il
MilleFilm
|
Al Pacino sfiorò l'Oscar con
i 2 sceneggiatori, ma il film vale anche per la regia di Lumet con la suggestiva
ambientazione di una New York vista dal basso. |
Assassinio sull'Orient Express
(Murder on the Orient-Express)
Sidney Lumet
- Gran Bretagna
1974 –
2h
11’ |
|
miglior attrice non protagonista (INGRID BERGMAN) |
Nel
1934 il celebre treno, in viaggio da Istanbul a Calais, è bloccato dalla
neve. Viene commesso un omicidio. Il detective Hercule Poirot (Albert
Finney) risolve il caso. Giallo deduttivo-geometrico di Agatha Christie,
un enigma tra un cast di tutte star (Lauren Bacall, Martin Balsam, Ingrid
Bergman, Jacqueline Bisset, Jean-Pierre Cassel, Sean Connery, John Gielgud,
Anthony Perkins, Vanessa Redgrave, Richard Widmark, Michael York, Colin
Blakely) messo in scena con elegante ironia e raffinata bravura. |
Il Morandini -
Dizionario dei Film
|
le carrozze del treno sono
quelle autentiche dell'Orient-Express |
Quel pomeriggio di un giorno da cani
(Dog Day Afternoon)
Sidney Lumet
- USA
1975 –
2h
10’ |
|
miglior sceneggiatura (FRANK PIERSON) |
Il
22 agosto 1972, tentando una rapina due reduci dal
Vietnam,
Sonny e Sal (Al Pacino e John Cazale) restano intrappolati all’interno di
una banca con alcuni ostaggi: le forze dell’ordine non riescono a
convincere i due ad arrendersi, spalleggiati anzi dalla folla che
organizza spontanee manifestazioni di solidarietà, fino a quando l’arrivo
di un cinico agente dell’FBI non risolverà la situazione. Accuratissima
ricostruzione di un fatto di cronaca realmente accaduto (sceneggiato da
Frank Pierson a partire da un articolo di Kluge e Idoore) il film
oltrepassa gli schemi del cinema di denuncia per trasformarsi in «una
riflessione sui rapporti tra mass media e pubblico, sul potere della
televisione di “creare” degli eroi dal nulla e di trasformare ogni
avvenimento in spettacolo». L’ottima prova di Cazale è messa in ombra da
quella di Pacino (un omosessuale che ha organizzato la rapina per pagare
l’operazione di cambio di sesso al proprio amante), malinconico incrocio
di incoscienza e anarchismo, amoralità e ingenuità (la sua telefonata
all’amico travestito è memorabile), perfetto nella sua recitazione
ipertesa e altrettanto perfettamente seguito dalla macchina da presa del
regista che fa dimenticare la monotonia dell’ambientazione (quasi tutto il
film si svolge all’interno della banca). |
Dizionario dei film
– a cura di Paolo Mereghetti
|
Quinto potere
(Network)
Sidney Lumet
- USA
1976
–
2h
1’ |
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miglior attore (PETER FINCH, attribuito postumo)
miglior attrice protagonista (FAYE DUNAWAY)
miglior attrice non protagonista (BEATRICE STRAIGHT)
miglior sceneggiatura.sceneggiatura (PADDY CHAYEFSKY) |
Licenziato
dall’Ubs per il crollo dell’audience, il commentatore televisivo Howard
Beale (Peter Finch) dichiara davanti alle telecamere di volersi suicidare:
il suo indice d’ascolto sale e viene riassunto, ma quando l’indice scende
di nuovo alla rete non resta che organizzare la sua morte in diretta…
Appassionato ma rozzo pamphlet contro la televisione sceneggiato da Paddy
Chayefsky, che vi ha riversato il suo stile teatrale enfatico e
pesantemente didattico, ma che Lumet riesce a riscattare con una regia
spesso inventiva (come nella scena in cui gli executive preparano
freddamente l’assassinio di Howard) e con un’ottima prova collettiva degli
attori, tra cui emergono Robert Duvall (il direttore delle news), Faye
Dunaway (una produttrice disposta a tutto per la carriera) e Ned Beattv
(il telepredicatore): ne risulta un film appassionato e rude, impietoso e
a tratti sensazionalistico come la sua xxxxx che condanna. |
Dizionario dei film
– a cura di Paolo Mereghetti
|
Il principe della città
(Prince of the City)
Sidney Lumet
- USA
1981 –
2h
1’ |
|
VENEZIA: premio Pasinetti |
Un
investigatore della sezione narcotici di New York, Daniel Ciello (Treat
Williams, straordinario) paga caro la decisione di collaborare a
un’inchiesta sulla corruzione della polizia, trovandosi costretto a
denunciare colleghi e amici. Ispirato alla storia vera dell’agente Bob
Leuci (raccontata in un libro da Robert Daley e adattata da Jay Presson
Allen e da Lumet che qui firma la tua prima sceneggiatura ufficiale), il
film procede per «accumulazione di sequenze individualmente molto forti ma
spesso ripetitive, la cui intensità emozionale a volte tocca i limiti
dell’intollerabilità». Ne esce un quadro desolato del mondo della polizia
(a cui aggiunge fascino la fotografia volutamente sporca di Andrzej
Bartkcowiak), dominato dalla sfiducia e dalla vendetta, dentro il quale il
protagonista finisce per farsi prendere da una vera crisi di identità. |
Dizionario dei film
– a cura di Paolo Mereghetti |
È
uno dei migliori film USA del 1981. Oltre a essere un'inchiesta e una
denuncia sulla corruzione nella polizia, è anche un esempio di superbo
artigianato cinematografico, ricco di risonanze etiche e politiche. È il
solo film in cui l'onesto Lumet sfodera un'energia alla Scorsese. |
Il Morandini -
Dizionario dei Film
|
Il verdetto
(The Verdict)
Sidney Lumet
- USA
1982 –
2h
9’ |
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VENEZIA: premio Pasinetti |
Frank
Galvin (Paul
Newman),
ex avvocato di successo ora alcolizzato, si ritrova tra le mani una causa
sporca e importante, in cui è coinvolto un famoso ospedale, ma dovrà
lottare anche contro i colpi bassi del celeberrimo avvocato (James Mason)
che difende l’istituto. Sceneggiato da David Mamet dall’omonimo romanzo di
Barrv Reed, è un ottimo dramma giudiziario all’insegna del disincanto,
centrato sulla figura crepuscolare dell’avvocato anziché sui consueti
meccanismi processuali. Il ritmo è volutamente rallentato, e la fotografia
gioca su tonalità spente e sommesse. Lumet dirige con professionismo
consumato senza sbagliare nulla. Se Charlotte Rampling possiede tutta la
magnetica ambiguità necessaria al suo ruolo, resta memorabile l’arringa
finale, sostenuta da un Newman decisamente ispirato. |
Dizionario dei film
– a cura di Paolo Mereghetti |
Daniel
Sidney Lumet
- USA
1983 –
2h
10’ |
Il
19 giugno 1955 Ethel e Julius Rosenberg vennero giustiziati sulla sedia
elettrica sotto l'accusa di spionaggio. Un ruolo marginale il loro ma un
"colpo" importante, il segreto della bomba H trafugato dai laboratori di
Los Alamos e passato all'Unione Sovietica; incriminati dopo le confessioni
dello scienziato Klaus Fuchs e del cognato di Julius, David Greenglass, i
due coniugi proclamarono fino alla fine la loro innocenza: la sentenza
ottenne solo vari rinvii (2 anni) e l'esecuzione causò una profonda
lacerazione nell'opinione pubblica mondiale e tanto più nel cuore
"democratico" degli americani.Daniel, primogenito della coppia, "ríscopre",
poco più che ventenne, il calvario dei genitori sospinto dall'onda
coscientizzante dell'attivismo politico degli anni '60 e soprattutto
dall'angoscioso impegno della sorella Susan nel tentativo di
riabilitazione sociale del nome di famiglia [...] Ciò che resta tagliente"
nella memoria è la denuncia degli eccessi di "difensivismo", in cui può
cadere l'organismo democratico, e soprattutto il nuovo calvario di Daniel
via via che la questione ideologica e morale si universalizza in spazio
(USA specchio del mondo) e tempo (il periodo della guerra fredda, la
contestazione degli anni '60, l'abulia nucleare dei nostri giorni)
compenetrando la ricerca della verità della storia a quella fondamentale
dell'esistenza.
|
Ezio Leoni -
Espressione Giovani |
Vivere in fuga
(Running on Empty)
Sidney Lumet
- USA
1988 –
1h 56’ |
Non
commettete l'errore di abbinare nei vostri ricordi cinefili, il nome di
Sidney Lumet con l'ultimo film Sono affari di famiglia (commedia con molti
divi e poca verve): il suo taglio registico e di ben altro calibro. L'uomo
del banco dei pegni,Serpico, Il principe della città, Daniel... basta uno
di questi titoli per focalizzare il suo cinema, un cinema d'impegno
sociale, tagliato addosso ai personaggi come un cappotto di lana ruvida.
Più che mai fuori dal consueto il tema di questo Running on Empty: una
famiglia "alla macchia"; Arthur e Annie (i genitori) sono infatti degli
ex-terroristi che, per sfuggire alla strenua caccia dell'FBI, devono
continuamente "vivere in fuga" trasportando nel loro peregrinare i giovani
figli. Ideali ed esigenze personali si scontrano drammaticamente, le
ottiche generazionali diventano concrete verifiche del senso della
famiglia e della vita ("correndo sul vuoto" nel titolo originale). Lumet
lascia spazio alla riflessione ma non abbassa mai la guardia del ritmo
cinematografico. |
Ezio Leoni -
cinema LUX aprile/maggio 1990 |
Terzo grado
(Q & A)
Sidney Lumet
- USA
1990 –
2h 12’ |
Giovane
aiuto procuratore distrettuale (Timothy Hutton) ed ex poliziotto di
origine irlandese devono condurre un'inchiesta giudiziaria sull'uccisione
di uno spacciatore portoricano da parte di un tenente della polizia di New
York (Nick Nolte). Sembra un caso di routine, ma a poco a poco il marcio
affiora toccando gradini sempre più alti. Il film sprofonda via via nella
sua limacciosa ridondanza narrativa (la vicenda prevarica sui personaggi),
ma il crudo realismo del materiale narrativo (tratto da un libro del
giudice Edwin Torres) e la verve civile del cinema di Lumet sono ancora
una volta memorabili. |
Il Morandini -
Dizionario dei Film
|
Prove apparenti
(Night Falls on
Manhattan)
Sidney Lumet
- USA
1997 –
1h 54’ |
Figlio
di poliziotto ed ex poliziotto, Sean Casey (Andy Garcia) diventa avvocato
e, aggregato alla Procura distrettuale di New York (un nostro PM,
insomma), vince il primo, importante processo affidatogli, ma ne scopre
poi i retroscena di corruzione poliziesca che sfiorano persino il suo
integerrimo padre (Ian Holm). 40° film di Lumet, 35° distribuito in
Italia, 29° ambientato a New York e uno dei tanti sui temi a lui cari:
legge, giustizia, corruzione, droga, rapporti tra etica e politica.
Intellettuale ebreo e irriducibile liberal, regista di un cinema di storie
forti, Lumet ha perduto l'ottimismo che caratterizzava i suoi film sino a
Serpico, ma rimane convinto che l'amministrazione della giustizia sia
l'ultimo baluardo di difesa del sistema e del sogno americano. |
Il Morandini -
Dizionario dei Film
filmografia
|
|
cinema
invisibile
TORRESINO/LUX
ottobre-dicembre 2011