da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Un quasi documentario con cui il bravo Vittorio Moroni (Tu devi essere il lupo) ha inseguito cinepresa e senza script, un giovane del Bangladesh, da 7 anni a Roma, occidentalizzato ma non tanto da ribellarsi alle nozze per procura decise in famiglia. Va a prendersi la sposa sconosciuta e la porta in Italia, chiudendola poi in casa, nel ruolo dell’attesa. E un film sull’oggi, le sue contraddizioni, gli scontri di culture e tradizioni, che sfrutta l’auto-distribuzione con prevendita porta a porta. Il regista ha un occhio oggettivo: sospetta ma non giudica. Al contrario che in East is East, in Sognando Beckham, qui vince la tradizione e il compito della moglie è quello di attendere a casa il marito che lavora, guardando da una finestra un mondo cosi vicino e così lontano. Un racconto struggente, educativo sulla legge per gli immigrati: cinema antropologico che non critica, non sfugge all’utile poesia del fattore umano. |
da Il Messaggero (Fabio Ferzetti) |
C’è un pubblico per i film italiani che non possono contare su star come Scamarcio o un lancio miliardario? Certo che c’è, e lo provano due titoli che escono insieme sfruttando la stessa idea: vendere i biglietti prima dell’uscita fornendo alle sale un incasso garantito. Varato due anni fa da Vittorio Moroni per Tu devi essere il lupo, il sistema funziona. E Moroni ora ci riprova con il notevole Le ferie di Licu. Diviso in un prologo e un epilogo romani, e un episodio girato in Bangladesh, il docu-fiction di Moroni racconta la vita “schizofrenica’ di un giovane immigrato diviso fra la sua cultura d’adozione e il legame fortissimo con le sue radici. A Roma infatti Licu, ciuffo alla Elvis, abiti alla moda, conduce con disinvoltura occidentale un’esistenza complicata. Di giorno lavora in un centro tessile fra ragazze poco vestite, di sera fa il cassiere parlando quasi romanesco. Ma un giorno da casa arriva una lettera della madre con una foto. È la ragazza che gli ha scelto come moglie, Licu deve andare. Chiede prestiti, strappa ai capi un mese di feri, parte. Ed eccoci in un arcaico e vitalissimo villaggio del Bangladesh dove si tiene la complicata e stupefacente trattativa fra le famiglie prima delle nozze. Tornare a Roma non sarà facile. Licu è sempre più scisso, la moglie vive reclusa. Ma Moroni guarda, non giudica. Dandoci un ritratto sfumato e problematico che conferma la grande vitalità del nostro cinema della realtà. |
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TORRESINO
- maggio 2007
PRIMA VISIONE
sabato
12 maggio (21.30) sarà presente in sala il regista