da Il Tempo (Dina D'Isa) |
Sulle orme di tre capolavori come Solaris di Andrei Tarkovskij, il primo Alien di Ridley Scott e 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Danny Boyle , il regista di Trainspotting, lancia un film di fantascienza pura. Con il thriller claustrofobico a sfondo fantascientifico, Sunshine, il britannico Boyle offre un ulteriore prova del suo talento psichedelico. Immaginando che tra cinquant'anni il sole sarà sul punto di morire e con esso l'umanità intera. Anche se in realtà gli scienziati ritengono che il sole abbia sufficiente energia per altri cinque miliardi di anni, la missione dell'Icarus II raccontata da Boyle dovrà far esplodere bombe potentissime per ridare vita ad un sole che si sta spegnendo. Il film è stato anche un pretesto per sollevare la discussione sulla scienza contrapposta a Dio, su problemi religiosi e filosofici e sul concetto dell'Uomo che si lancia nel vuoto ma che in realtà sta viaggiando solo nella sua mente. Così, nel 2057, otto astronauti vivono un viaggio fisico, psicologico e spirituale. Ma tra loro c'è anche una sorta di talebano che si oppone ai loro obiettivi perché - a suo parere - la missione interferisce con i piani di Dio: è questa la battaglia centrale del film. Dopo sette anni di viaggio, l'astronave capta il messaggio di S.O.S. dell'Icarus I, prima nave spaziale mandata in missione verso il sole e che si credeva ormai perduta. L'incontro tra l'astronave e il vecchio relitto della missione precedente muta i destini degli otto eroi. E quando tutto sembra finito il film prende il ritmo del thriller. Sebbene le prove attoriali siano nascoste dalla regia, Boyle rende al meglio l'interpretazione del cast: uomini e donne soli nella quiete siderale, persi nella navigazione spaziale e smarriti di fronte a un universo indifferente al loro sacrificio e ai destini dell'umanità. Le fantastiche suggestioni cinematografiche vengono plasmate dallo stile ricercato e visionario del regista. L'uso delle luci e dei suoni stordiscono e coinvolgono, nell'alternarsi di momenti di tensione e di forte emozione lirica. Il trio, composto dal regista, dallo sceneggiatore Alex Garland e dall'interprete Cilian Murphy, torna di nuovo - in seguito alla pellicola 28 giorni dopo - a offrire un film intenso e sensazionale. |
da Rumore (Giona A. Nazzaro) |
L'astronave Icarus con equipaggio interrazziale (su 8 solo 2 americani) va in gita premio verso il Sole che si spegne, per riaccenderlo con una bomba nucleare: l' autore per farci paura dice che è il 2057. Impresa difficile, decimazione a rate ma sicura, un fantasma in agguato con 37 protesi di silicone, claustrofobia in offerta speciale. Uscita europea prima che Usa per il nuovo film d' astronave stile ecologico di Danny Boyle: non è più lo stesso di Trainspotting. Va alla ricerca di una sua Odissea nello spazio, ma sente sul collo il fiato horror di Alien, quello mistico di Solaris, perfino Vite vendute. Risparmia su effetti speciali per un fantasy messaggio anti hegeliano: tutto ciò che non è reale è razionale. Ma si può discutere di tutto, di scienza e religione, di filosofia e cinema: film onnivoro e senza scosse, ma con uno suo stile, un suo perché, un suo colore interiore, ben recitato e un poco teatrale. |
da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
La terra è condannata. E questo è un fatto. Tra 4 o 5 miliardi di anni, l'idrogeno che alimenta la fusione nucleare che avviene nel nostro sole si esaurirà. Il sole diventerà una Stella Gigante Rossa, espandendosi fino a inglobare la Terra al suo interno. Sunshine, il film diretto da Danny Boyle, non si spinge così lontano, ma si basa su una premessa simile. In un futuro prossimo, il Sole si sta spegnendo e l'unico modo per impedirlo è quello di far detonare al suo interno un esplosivo ad altissimo potenziale, in modo da reinnescare il processo di fusione nucleare. Ambientato interamente a bordo della nave Icarus II, Sunshine si presenta quindi come il classico film di avventura spaziale, con il lodevole merito di aver scelto come destinazione una meta spesso trascurata dalla fantascienza (anche se a inizio secolo quel genio visionario di Méliès ci era già stato con il suo Viaggio attraverso l'impossibile). Boyle mantiene in buona parte questa promessa, mescolando i classici elementi del genere: incidenti a bordo, ostacoli imprevisti e il ritrovamento del relitto della Icarus II, la nave che per prima aveva tentato la missione. In linea con una certa fantascienza più recente non manca una buona dose di spiritualità metafisica. Un ulteriore tema percorre il film, soprattutto nella seconda metà: la presenza del Male. E forse questo è il punto più debole dell'opera di Boyle, che intraprende la classica strada dell'eliminazione sistematica dell'equipaggio (o almeno di quelli che sono rimasti). In definitiva, però, i tre elementi, avventura spaziale, ricerca spirituale e caccia al mostro, non riescono ad armonizzarsi bene come dovrebbero. Alcune scelte stilistiche, come l'uso persistente dell'immagine mossa e sfocata, sembrano più una forzatura per rendere a tutti i costi un'atmosfera di paura, piuttosto che il risultato di un'esigenza espressiva. Boyle dunque continua a restare a metà del guado. |
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TORRESINO
- maggio 2007