Con quella faccia un po' così, da eterno bambino stupefatto, Javier Cámara è un perfetto traghettatore di anime. Proprio così, l'attore spagnolo lanciato da Almodóvar in Parla con lei ha un conto aperto con la zona grigia che sta tra l'al di qua e l'aldilà. Lo conferma il grande duetto di Truman - Un vero amico è per sempre, raro esempio di melodramma freddo e quasi tutto al maschile (ma non per questo gay). Che si apre su una maestosa nevicata notturna - la neve al cinema rimanda quasi sempre al regno dei più - per portarci subito in una calda e struggente Madrid primaverile. (...) E bastano le magistrali scene d'apertura, semplicissime in apparenza ma tutte giocate su un'economia quasi miracolosa di gesti, parole, sguardi, silenzi, a dare il 'la' a una storia così delicata che il film può permettersi di non scoprire mai tutte le carte, lasciando nel vago quasi tutto il passato dei protagonisti, facendocene però sentire poco a poco tutto il peso. Il peso e la dolcezza, perché il tempo regala anche profondità, intimità, consapevolezza. (...) la cosa più bella è che le emozioni trattenute dei protagonisti diventano le nostre, in un'osmosi che era il segreto del grande cinema classico. E che ogni tanto, per fortuna, qualcuno sa ancora far funzionare. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
A fare di Truman un film speciale sono, in realtà, cose semplici. Il breve incontro tra Julián (...) e Tomás (...) non è un'occasione per riflessioni filosofiche sulla vita e la morte. E' una cronaca realistica, invece, sommessa e pudica e perciò tanto più toccante. Assai più incline alla malinconia che al dramma, però alleggerita da generosi tocchi di humour varianti tra i toni dell'affettuoso (le battute da vecchi complici che i due amici si scambiano di continuo) e del noir. (...) Il merito principale del film di Cesc Gay (e della sceneggiatura originale, premiata anche quella) sta, tuttavia, nel modo in cui riesce a suggerire la complessità dei rapporti umani anche nelle circostanze più estreme. Quando l'affetto e il dolore per la perdita imminente si mischiano con l'insofferenza, la generosità confligge con l'egoismo, il sollievo di chi resta in vita ispira l'invidia involontaria di chi deve congedarsi da essa. (...) Il premio al miglior film spagnolo dell'anno (...) non pare immeritato. Forse è meno motivato quello alla regia, parecchio convenzionale e avara di ritmo; probabilmente perché messa per intero al servizio degli attori. Che, invece, sono eccezionali. Al centro di quasi tutte le scene, ripresi ora nella stessa inquadratura ora in alternanza di campo e controcampo, l'argentino Ricardo Darín (Il segreto dei suoi occhi, Cosa piove dal cielo?) e lo spagnolo Javier Cámara (Parla con lei, La vita è facile ad occhi chiusi) sono così bravi da sfidare il principio di verosimiglianza facendoti quasi credere di essere amici da sempre. |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
promo Julián, un
affascinante attore argentino che vive da lungo tempo a Madrid, riceve una
visita inaspettata dal suo amico Tomás che vive in Canada. I due, insieme
al fedele cane Truman, passeranno quattro giorni intensi e
indimenticabili, anche per il difficile momento di salute che sta
attraversando Julián… È rara e ammirevole la percezione di un tempo
sospeso, contrappuntato da implicite intese, eloquenti silenzi, sfumature
e mezzitoni, che riesce a trasformare l'incombente disperazione in una
sorta di dolce malinconia. In una riuscita alchimia tra commedia e dramma
le emozioni trattenute dei protagonisti diventano le nostre.
LUX
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maggio 2016 |