Tornando a casa per Natale
(Hjem til Jul)
Bent Hamer -
Norvegia/Svezia/Germania
2010 -
1h 25' |
Ma
sì, è Natale, siamo tutti più buoni, se perfino Annie Lennox incide un
disco di canti natalizi perché il caustico e imprevedibile Bent Hamer
(regista norvegese di
Kitchen Stories) non dovrebbe concedersi un po' di zucchero
filato? Detto fatto: ecco un mosaico di piccole storie bizzarre ma in
fondo edificanti che si dipanano e talvolta si intrecciano in una piccola
città norvegese nella notte di Natale. La più "nera" vede un ex-marito
umiliato e offeso travestirsi da Babbo Natale per riabbracciare i figli (e
già che si trova assestare una bella badilata in testa al rivale, a ognuno
il suo regalo). Nella più "rosa" un professionista stressato da una vita
vuota si spoglia di un bene prezioso per farne dono ai due esuli dal
Kosovo che hanno appena avuto un figlio (lo sappiamo, i re magi erano tre,
ma non esageriamo). Ci sono anche amanti di lungo corso, bambini
innamorati, barboni che nascondono un segreto, dialoghi interreligiosi,
eccetera. A legare il tutto c'è il tema degli amori frustrati, dei
sentimenti repressi, del tradimento di sé prima che degli altri... Le
emozioni si accendono e si spengono come le candeline sull'albero. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
Sì,
potremmo definirlo l'anti-cinepanettone, il film di Natale alternativo
(visto che viene dalla Norvegia, vi piace cine-salmone?). No, non è un
thriller: chi si è scocciato della moda dei giallisti scandinavi entri in
sala tranquillamente. È il nuovo film di Bent Hamer, che qualche anno fa
si segnalò con il piacevolissimo
Kitchen Stories, film molto istruttivo
per chiunque voglia saperne di più sull'identità norvegese e sulle
secolari diatribe con gli svedesi. Qui, pur nella brevità di un film
esemplarmente asciutto (85 minuti di durata), Hamer punta a un bersaglio
grosso: incrocia varie storie, in stile
Crash o
America oggi o
Magnolia,
per raccontare un Natale molto particolare. Vari personaggi, tutti più o
meno dolenti o sfigati (non è un thriller ma non è nemmeno una commedia, sappiatelo), si preparano al 25 dicembre affrontando le sfortune della
propria vita, o gli eventi casuali che li conceranno per le feste. Ne esce
una Norvegia cupa, innevata e multietnica, dove giungono nemmeno tanto
attenuati gli echi di conflitti lontani. Come dire: benvenuti in Europa,
cari norvegesi… |
Alberto Crespi - L'Unità |
Natale
in Norvegia. Tanta neve, tante piccole storie che si alternano e si
costeggiano l'una con l'altra, all'insegna, quasi sempre, della
solitudine, lasciando spazi avari alla speranza anche se la morte di uno è
compensata dalla nascita di un altro che provoca a sua volta, in altri
ancora, la rinascita di sentimenti dimenticati. Lo spunto sono sei
racconti di uno scrittore norvegese poco noto qui da noi, Levi Henriksen,
portati sullo schermo da un suo connazionale, Ben Hamer, già invece da
tempo conosciuto e apprezzato per alcuni film di impegno, anche quelli,
spesso, in cifre di solitudine, come
Kitchen Stories e
Il mondo di Horten.
Eccoci invece oggi di nuovo a casa. Incontriamo un padre triste che si
traveste da Babbo Natale solo per poter abbracciare i suoi bambini che una
moglie divorziata non gli fa più vedere. Più in là c'è un ex campione di
calcio diventato un barbone alcolizzato che, prima di morire, va a
salutare a Natale una donna molto amata in passato. Mentre un'altra donna,
innamorata di un uomo sposato, capisce, proprio in quella notte, che
l'amante non lascerà mai la moglie per lei. Con un mezzo sorriso quando ci
si dice di uno studentello che, pur di stare un po' insieme con una
compagna di scuola musulmana, le svela, mentendo, che, anche se è
cristiano, lui il Natale non lo festeggia. E con un sorriso più aperto,
invece, quando un medico, disamorato dei suoi, aiutando una profuga a
mettere al mondo un figlio, riscopre quel senso della famiglia di cui
ormai era privo.
Due spiragli con un po' di luce anche se, nel suo insieme, quella notte in
cui si vorrebbe "tornare a casa" è, se non buia, certo grigia per tutti.
Così almeno Hamer ce la racconta, con modi asciutti, anche quando sì fanno
avanti i sentimenti, privilegiando quasi sempre l'alluso se non
addirittura il non detto. Con una narrazione, di conseguenza, sempre
spedita e fluida nel rapido trascorrere da un episodio all' altro. Gli
interpreti lo seguono. Tutti con le facce giuste. |
Gianluigi Rondi - Il Tempo |
promo |
Le storie
intrecciate di alcune persone di una piccola città: un uomo che si
maschera da Babbo Natale pur di riuscire a rivedere la ex moglie e
i figli senza essere riconosciuto; una donna convinta che dopo il
Natale finalmente l'uomo che ama, sposato, lascerà la moglie per
unirsi a lei; uno studente pronto a fingere che la sua famiglia
non dia importanza al Natale pur di stare con la ragazza, di
religione musulmana; un campione di calcio del passato, ormai
alcolizzato, che desidera tornare a casa per le vacanze; una
coppia serboalbanese, dal passato misterioso, chiusa in un villino
isolato... Il film, pur non essendo espressamente un film
“natalizio”, compone un mosaico esistenziale nel quale
s’intrecciamo vicende semicomiche, drammatiche, erotiche; unite
tutte dal comune filo rosso di un’umanità, confusa tra sentimenti
repressi e tradimenti esistenziali, che tenta in ogni modo di non
perdere ciò che resta della propria dignità. Hamer ce la racconta,
con modi asciutti privilegiando quasi sempre l'alluso se non
addirittura il non detto e affidandosi ad una narrazione sempre
spedita e fluida nel rapido trascorrere da un episodio all'altro.
Le emozioni si accendono e si spengono come le candeline
sull'albero. |