Con un bel colpo di mano (e di spettacolo) sul realismo idealista che domina il cinema italiano come uno spettro dell'identità nazionale, Salvatores prova con coraggio e talento il fantastico d'avventura. Per ragazzi, ma l'adulto ci si accomoda. (...) Qualche maglia larga in una sceneggiatura esemplare è nella tradizione. Valeria Golino mamma poliziotta fa un po' Raidue. Ma il punto è un altro: tra i super problemi di Michele, la contaminazione biologica, le corse in bicicletta e la nave dei cattivi al porto vecchio di Trieste c'è un film ricco di Spielberg, Zemeckis e X-Men che non ha paura di essere italiano. Regia libera, effetti speciali al servizio, corrente filmica generosa. Aperto al sequel. |
Silvio Danese - La Nazione - Il Carlino - Il Giorno |
Un racconto di formazione dalle tinte quasi intimiste, incrociato a una storia fantastica con tanto di (ottimi) effetti speciali. Servito da un cast insolito e un poco azzardato (in testa Valeria Golino mamma poliziotta e Fabrizio Bentivoglio psicologo doubleface truccato da clone di Giorgio Strehler, forse in omaggio a Trieste) cui tocca l'arduo compito di fare da tessuto connettivo fra le due anime del film. Non era facile infatti tenere l'azione vivace e coerente senza sacrificare troppo le psicologie (e viceversa). L'altro film fantastico di Salvatores, Nirvana, giocava sul 'glocal', sull'ibridazione, sulla riproposta-parodia dei codici del genere. Il ragazzo invisibile è più incerto. Gli adulti vorrebbero più sentimenti. I ragazzi un'azione più complessa e strutturata. Bel dilemma. Il ghiaccio comunque è rotto. Staremo a vedere. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
Il film di Gabriele Salvatores si pone nella zona, poco frequentata dalle nostre parti, del 'fantasy adolescenziale': con protagonisti in età scolare, supereroi e supercattivi, però senza molto da spartire con Transformers e similari cinecomic americani. In qualche modo Salvatores sembra rimettersi sulla strada fondativa di un possibile fantasy all'europea, già esplorata a suo tempo con Nirvana; non disdegna gli effetti speciali, ma neppure intende farne il centro dello spettacolo. (...) 'Il ragazzo invisibile' è 'anche' un teen-movie (e con pregi di naturalezza piuttosto rari); è 'anche' un film di supereroi, ma non è solo questo. Non occorre nemmeno troppo scomodare il tema dell'invisibilità come metafora dell'adolescenza per apprezzare l'acutezza dello sguardo di Salvatores su quell'età della vita, cui il regista ha dedicato già una pattuglia di film a cominciare da 'Io non ho paura': un'empatia non condiscendente che di certo i più giovani sapranno cogliere. Neppure ingenua, però: anzi sapiente, quanto lo è lo studio delle inquadrature (nella fotografia di Italo Petriccione, che valorizza eccezionalmente Trieste ) angolate e 'tagliate' come nelle migliori tavole a fumetti. Detto ciò spiace un po' dover constatare che il film, delizioso per trequarti, tende a sfumare, nell'ultimo, un po' a coda di pesce. Stentando a trovare un finale, ne somma tre o quattro; e, soprattutto, perde ritmo quando si addentra nella parte più fantasy, con relative spiegazioni sui destini degli 'Speciali'. Incluso il finale (...) che potrebbe far pensare a una porta aperta su possibili seguiti. |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
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Michele ha 13 anni e vive in una tranquilla città sul mare. La sua esistenza è piuttosto ordinaria e le giornate scorrono senza grandi emozioni, tranne quado si tratta di Stella, la ragazza che in classe non riesce a smettere di guardare e che sembra proprio considerarlo invisibile. Poi, un giorno, Michele fa una straordinaria scoperta che darà vita alla più incredibile avventura della sua vita: lui "è" invisibile! Salvatores riprende il percorso di un possibile fantasy all'europea, non disdegnando gli effetti speciali, ma senza farne il centro dello spettacolo. Così Il ragazzo invisibile è 'anche' un film di supereroi, ma si delinea come un teen-movie con pregi di naturalezza piuttosto rari: non occorre scomodare il tema dell'invisibilità come metafora dell'adolescenza per apprezzare l'acutezza dello sguardo... |
LUX - gennaio 2015 |