Un giorno devi andare
Giorgio Diritti
- Italia/Brasile
2012
- 1h 50' |
A
Giorgio Diritti sono bastati due film,
Il vento fa il suo giro
e L'uomo che verrà, per essere considerato
uno degli autori più significativi del cinema italiano di oggi. Il primo
film si ambientava nelle Alpi Cozie dove i personaggi parlavano tre
lingue, l'italiano, il francese e l'occitano ottenendo con questo un senso
di distanza che non tardava a sublimarsi in un linguaggio metà realistico
metà ispirato. Il secondo, collocandosi nei pressi di Marzabotto,
affrontava con lo stesso rigore i temi delle stragi naziste negli anni
terribili fra il '43 e il '44, senza mai però un sospetto di retorica,
anzi con una tale verità che arrivava a proporsi come lucido stile.
Adesso, arrivato al suo terzo film, Diritti ci porta in Amazzonia seguendo
il percorso psicologico ma anche spirituale di una giovane donna, Augusta,
che colpita da una serie di sventure private, parte, per farsene una
ragione, insieme con una suora amica di sua madre alla volta del Rio delle
Amazzoni dove l'altra si occupa dei bambini degli indios, ma dove lei, non
condividendo certe problematiche missionarie che ritiene consistano quasi
soltanto nel numero dei battesimi impartiti, si trasferisce in località
più prossime alla natura come se desse ascolto a una voce interiore che le
indicasse come sua vera e unica missione l'incontro con quanti hanno
bisogno di aiuto, nelle cifre più autentiche del volontariato cristiano.
(...) Diritti, che si è scritto anche la storia, pur popolandola di figure
secondarie, in Amazzonia e anche in Italia dove sono rimasti i familiari
della protagonista, ha tenuto sempre in primo piano la ricerca di lei,
studiando contatto e con accenti sempre indiretti e sospesi le sue
reazioni più intime, i dubbi, i dolori e alla fine la gioia di quelle
conquiste felici. Tracciando molto da vicino il ritratto di una vocazione
prima sottilmente annunciata poi generosamente assecondata. Con i modi di
un cinema che ha echi partecipi di quello di Olmi (di cui Diritti è stato
allievo) e persino, in qualche passaggio, specie a ridosso di quel
carattere femminile, di quello stesso di
Antonioni. Illumina di luci
intense quel ritratto l'interpretazione di Jasmine Trinca, quasi rarefatta
come la luce stessa emanata dal film. |
Gian Luigi Rondi - Il
Tempo |
Giorgio
Diritti, al terzo lungometraggio, si pone senza più alcun dubbio ai
vertici del nostro cinema.
Un giorno devi andare prosegue la ricerca
iniziata con
Il vento fa il suo giro e continuata con
L'uomo che
verrà. Certo, il passaggio da un film «sulla Resistenza» come
L'uomo che verrà a una via crucis tutta intima e personale come 'Un
giorno devi andare' farà storcere il naso a qualcuno. Ma speriamo tanto di
non essere più nell'Italia degli anni '50, dove Rossellini veniva lapidato
per aver «tradito» gli ideali resistenziali di Roma
città aperta in film come Viaggio
in Italia e
Europa 51. Speriamo tanto sia vero il
contrario: proprio
Europa 51, dramma di una donna (Ingrid Bergman, in quel caso)
che si spoglia francescanamente della propria ricchezza borghese per
andare fra i diseredati, sembra essere un film-guida di tanti cineasti
italiani di oggi. Lo è stato sicuramente per Alice Rohrwacher in Corpo
celeste e sembra esserlo per Diritti in questo film: tra l'altro
Rossellini si ispirò anche alla figura di Simone Weil, e proprio un libro
della filosofa francese compare non tanto all'improvviso in mano alla
protagonista mentre naviga su un piroscafo nel cuore dell'Amazzonia. (...)
Come molti grandi film,
Un giorno devi andare racchiude dentro di sé un
documentario: lo sguardo di Diritti sulle piccole comunità amazzoniche e
sui quartieri degradati di Manaus è partecipe e potente, così come la
ricostruzione scrupolosa degli usi contadini dell'Appennino bolognese era
essenziale in
L'uomo che
verrà. Ma il film è soprattutto un viaggio
spirituale - non bigotto, né religioso in senso istituzionale - dentro se
stessi, compiuto con quello stile ellittico e quella magnificenza visiva
che ci hanno portato, in passato, a paragonare Diritti a Terrence Malick
.
Confermiamo. |
Alberto Crespi -
L'Unità |
promo |
Augusta, trent'anni, costretta a lasciare l'Italia a causa di
infelici vicende familiari, inizia un avventuroso viaggio
nell'immensità della natura amazzonica: prima tra i villaggi
indios insieme a suor Franca, un'amica di sua madre Anna, poi
nelle favelas di Manaus, fino ad arrivare in un'isolata foresta in
cui ove potrà ricercare un contatto più diretto con la natura, con
gli indios del posto e soprattutto con sé stessa e co la propria
spiritualità.
Le immagini del terzo lungometraggio di finzione (dopo Il vento fa
il suo giro e L’uomo che verrà) di Giorgio Diritti volano alto,
liberate da movimenti di macchina che respirano le radici di
luoghi magici e di un tempo che trascorre senza orologi obbligati
a darsi appuntamenti. Uno stile ellittico e una magnificenza
visiva che sono caratteristiche inusitate nel cinema italiano! |
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