da L'Unità (Alberto Crespi) |
Il John Malkovich del titolo è proprio lui, […] che, nei panni di se stesso, si diverte a farsi letteralmente "svuotare" da Jonze, quasi fosse una sorta di marionetta umana i cui fili sono mossi da un abile burattinaio a sua volta manovrato da qualcun altro. Accade infatti che lo squattrinato e geniale marionettista Craig Schwartz, mal maritato a una squinternata animalista che porta lo zoo a casa, si ritrovi a lavorare come archivista in un ufficio di matti piazzato al settimo piano e mezzo di un grattacielo newyorkese. Quel "mezzo" significa che i soffitti sono ribassati, per risparmiare sull'affitto, in modo da costringere chi non è nano a camminare ricurvo. Bizzarro, no? Ma è ancora niente, perché qualche minuto dopo Craig scopre dietro un armadio una porticina spazio-temporale aperta su un tunnel che porta direttamente nel corpo di John Malkovich: all'inizio solo per un quarto d'ora e poi per periodi sempre più lunghi... In bilico tra fantascienza e commedia, Being John Malkovich - ovvero Essere John Malkovich - è uno di quei film destinati a fare moda tra i giovani. Certo lo spunto è spumeggiante, specie per i sottotesti applicabili alla storiella, che però via via s'arricchisce di dettagli grotteschi… L'idea di entrare nella mente (e nelle carni) di qualcuno è un classico del cinema americano, sin dai tempi di L'inafferrabile signor Jordan, e in anni più recenti la formula è stata ripresa sia da Salto nel buio che da Nei panni di una bionda. Il ventinovenne Jonze ci mette, di suo, una sottolineatura "pazza", dai risvolti satirici e surreali, specie nella scena in cui lo stesso Malkovich, mettendosi in fila con gli altri, si ritrova proiettato dentro se stesso e moltiplicato pirandellianamente all'infinito… |
i giovedì del cinema invisibile TORRESINO maggio-giugno 2003 |