Nei panni di una bionda
(Switch) |
L'incipit ha il taglio disinibito de I
miei problemi con le donne (1983), anche
se ben presto il tema rimanda alle atmosfere "trascendenti" de
Il paradiso può attendere
(pensiamo al remake del 78, firmato Warren Beatty). Poi però quello
che predomina è uno strano pastiche, prettamente hollywoodiano,
in cui talvolta sembra rispuntare l'acre ironia di S.O.B.,
ma che col procedere del racconto si stempera in una divertita commedia
ove le redini del gioco passano di continuo dalla sorniona regia di Edwards
alla sguaiata femminilità di una incontenibile Ellen Barkin. Lei
è la reincarnazione coatta di un impenitente dongiovanni, drasticamente
giustiziato da tre sue ex amanti, il quale, sulla soglia dell'inferno,
ha ottenuto dal Padreterno un'ultima chance: quella di tornare sulla terra
alla ricerca di almeno una donna che dimostri per lui affetto anziché
odio. La cosa si rivela davvero problematica, anche perché nei
panni di una bionda è ormai difficile rimediare il passato.
Anzi la nuova "fisicità" non può che introdurre
ulteriori complicazioni, proprio nel contatto con il genere maschile...
Switch non sfugge ad un ricalco un po' scontato di tanti cliché
della commedia degli equivoci, ma va concesso che qui l'equivoco è
simpaticamente in linea con il filone dell'ambiguità dei ruoli sessuali
su cui il regista di Victor Victoria
ama ironizzare. E poi, quel repentino cambio di tono finale, non è
forse, tra moralismo e nostalgia, un voler andare ancora una volta contro
corrente?
e.l. pieghevole LUX gennaio/febbraio 1992 |