dicembre 2012

periodico di cinema, cultura e altro... ©

n° 33
Reg.1757 (PD 20/08/01)

       Non è stato facile metabolizzare la chiusura del Torresino, anche per la nostra redazione. Il riferimento costante ad uno spazio "proposto" e privilegiato per eventi culturali di nicchia aveva dato ispirazione in quei anni ai percorsi cinefili del cinema invisibile e stimolato la frequentazione di rassegne e festival, alla ricerca di titoli ed idee da proporre al pubblico padovano oltre che da divulgare in questo angolo della rete. Il rimanere "orfani" così all'improvviso dopo 15 anni di attività, ha messo un po' in surplace il nostro presenzialismo web e anche la nostra verve divulgativa attraverso internet.
Riprendiamo qui il filo del discorso leccandoci le ferite e mettendo in pagina quatto siamo riusciti a proporre in questo lasso di tempo, giocando "in grande" su una sala qual è il
Lux più capiente (ma in termini di "nicchia" meno ricettiva) e valorizzando al massimo la nostra sede sociale che, con la sua saletta a doppia dozzina di posti, vuole diventare un eremo felice per un forzatamente ristretto numero di appassionati (va bene “molti saranno i chiamati ma pochi gli eletti” come slogan?). La nuova serie dedicata ad Alfred Hitchcock opera in tal senso, l'iniziativa di cinecena è una chicca tutta da gustare. In entrambi i casi staremo "A VEDERE"...

  Il meritato Leone d'oro di Kim Ki-duk ci immerge “senza pietà” in un ambiente degradato e in una realtà sociale manifatturiera fatta di artigiani, piccoli operai ridotti sul lastrico in un paesaggio urbano non certo a misura d’uomo, che perde sempre più ogni prospettiva di “respiro” architettonico per ridursi ad un formicaio di palazzi fatiscenti e precarietà esistenziali. >>

cinecena

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  Avreste mai pensato di "dover dire grazie agli anni di piombo"? Eppure la situazione politica sfociata in questo funesto 2012 ha creato in molti un rigetto viscerale verso l'inaffidabile classe dirigente eletta, verso un governo supplente capace sì di tamponare la crisi ma crocifiggendo vieppiù il ceto medio-basso e lasciando nel paradiso dei privilegi quanti percepiscono quella crisi solo come un fastidioso pulviscolo che si deposita sulla giacca piuttosto che come un devastante fallout che lacera le vesti del quotidiano e brucia la pelle del vivere.
A chi lo ha dovuto subire, partecipando ad un progetto di risanamento iniquo, declinato contro ogni logica di legalità, solidarietà e uguaglianza, è rimasta in fondo solo la rabbia. E il rischio è che un sovraccarico di rabbia sfoci in aberranti reazioni. Ne ha fatto le spese qualche ufficio di Equitalia, ma non si è arrivati, grazie al cielo, a organici gesti estremi di violenza né di terrorismo. Questo perché, a quanto pare, vale ancora il principio che "la storia insegna" e nel percepire che la dinamica de "il male per il male" è un'aberrante assurdità sta oggi il vero "bene comune".
La memoria delle insane atrocità degli anni di piombo è ciò che può oggi, taumaturgicamente, spegnere sul nascere ogni deriva malsana. Accanto alla speranza che tale memoria non si offuschi mai c'è quella che la ricetta di risanamento governativo non si poggi soltanto sullo slogan dell' "inevitabile rigore" o su un dibattito costituzionale fine a se stesso. Il capitalismo (lo si scopre oggi?) è un serpente che si mangia la coda. I consumi calano perché strozzati dal deficit della gente comune e senza consumi l'economia va in stallo. Ma è vero bisogno sociale il consumo al quale ci eravamo abituati, è un coerente dictat morale l'idea che “se noi stiamo meglio dei nostri padri i nostri figli debbono stare meglio di noi?”
L'unica vera ricetta per un futuro che non faccia esplodere il malcontento sempre più diffuso è un'equa distribuzione dei diritti e delle ricchezze. Non lo capisce l'economia mondiale, ci aspettiamo che lo capiscano i nostri attuali politici, attaccati in primis alle loro poltrone, poi ai loro vitalizi e ai loro privilegi? La classe politica che otterrà il consenso popolare alle prossime elezioni si spera troverà tempo e voglia per guardare non ai propri interessi, ma a quelli di chi li ha insigniti di una carica istituzionale di così grande responsabilità.

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in rete dal 21 gennaio 2013

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