Zero
Dark Thirty
Kathryn Bigelow
- USA
2012
- 2h 37' |
|
miglior montaggio sonoro |
Non
è facile accostarsi a questo film serenamente, anzi non è possibile. È
Zero
Dark Thirty,
titolo che si riferisce alla fascia oraria notturna con la quale in gergo
gli incursori indicano le operazione segrete, realizzato dalla stessa
regista Kathryn Bigelow
che nel 2010 fu coperta di Oscar per The
Hurt Locker sugli artificieri in Iraq, ancora una volta in tandem
con il giornalista Mark Boal suo compagno nella vita (da un suo articolo
aveva tratto spunto il film Nella valle di Elah). A sua volta candidato
a cinque Oscar tra il quali quello a miglior film: ma sull'esito ha pesato
la coda polemica sollevata negli Stati Uniti dal film. Posticipata
l'uscita in America dove si era sotto le elezioni presidenziali che hanno
condotto alla conferma di Obama, il film di Bigelow si è trovato
rapidamente al centro di un fuoco incrociato: accusato per aver mostrato
senza mezzi termini l'uso della tortura da parte della Cia da chi ha
eccepito sulla possibilità di accesso a dati recenti e segreti relativi
alla sicurezza nazionale che, secondo gli accusatori, sarebbe stata
consentita dall'amministrazione Obama, non è stato risparmiato neanche
dalle critiche di chi ha invece sospettato che quell'esibizione includesse
anche adesione e approvazione. (...) Diversamente da quanto accaduto in
passato (ma accade ancora: ne è esempio Argo che torna a fatti di oltre trent'anni fa e sulla base di documenti desecretati) per esempio sul
Vietnam su cui il cinema intervenne solo con una certa distanza temporale,
Bigelow (ma non è la sola) interviene a caldo su materie ancora
incandescenti. E lo fa, come già in The
Hurt Locker, con uno stile
personale e ibrido, di finzione che dà un'impressione documentaristica. Ed
è forse proprio questa sua intenzione di rappresentazione distaccata e
obiettiva (...) a procurare commenti e reazioni che travalicano i consueti
confini del fatto cinematografico. |
Paolo D'Agostini - La
Repubblica
|
Il
vero tema: l'assuefazione alla morte, l'azzeramento della coscienza, il
considerare il nemico come un alieno come lo erano surfisti rapinatori in
maschera e vampiri nel cinema di questa autrice che non fa sconti a certi
comandamenti.
Zero Dark Thirty,
2 ore e 37', è un film straordinario per ritmo, tensione interna, suspense
politico-ideologica, come un thriller di cui conosciamo la fine ma che
seguiamo con partecipazione totale. A certi politici e soprattutto alla
Cia non è piaciuta la parte delle torture inflitte dagli yankees ai soliti
sospetti, i disumani interrogatori, ma gli orizzonti di gloria, vedi
Kubrick, sono
lastricati di incubi e follie. La missione impossibile è raccontata nei
dettagli dalla sceneggiatura di Mark Boal, è un diario di bordo,
verosimile nei codici, nelle pratiche, lontano da Washington ma vicino a
chi questo sporco lavoro l'ha fatto: la scena dell'attacco è girata con un
montaggio che diventa muta angoscia. E' la storia di un'ossessione che
prende anche le strade di Londra (bombe in bus e metrò), ma non si tramuta
in soddisfazione per l'avvenuto finto happy end e lascia aperto il finale
a quello che accadrà domani. Opera non consolatoria ma intelligente,
critica sulla tentazione di diventare un individuo sopra la Storia. Per
chi volesse banalizzare anche la rivalsa di una milite nota nel rubare ai
maschi la scena di guerra, guardando alla considerazione che il
fondamentalismo islamico dimostra verso le donne. E che Jessica Chastain
(e con lei Gandolfini), scoperta da Malick, sia strepitosa speriamo lo
confermi presto l'Oscar... |
Maurizio Porro - Il
Corriere della Sera |
Qui
l'uccisione di Bin Laden non è il climax: con lo sceneggiatore Mark BoaI,
mette a fuoco il prima - da Londra a Mumbay, le tappe esplosive del
terrore e della guerra al terrore - e ancor più, il dopo. Completata la
missione, Maya è l'unica passeggera di un cargo militare, ma non sa
indicare una destinazione al pilota: per lei parlano le lacrime, il pianto
a dirotto di un Paese intero. L'Uomo Nero non c'è più, e ora che si fa?
Lungamente costruita per differenza su Bin Laden, l'identità dell'America
si scopre a pezzi e trova il paradosso: lo sceicco del terrore è morto,
lunga vita allo sceicco. Ovvero, sotto a chi tocca... Film magistrale: da
non perdere. |
Federico Pontiggia - Il
Fatto Quotidiano |
promo |
Le forze speciali della Marina Statunitense per oltre dieci anni e
in gran segreto, hanno lavorato a un'operazione di sicurezza
militare finalizzata a un unico obiettivo: scovare ed eliminare
Osama Bin Laden. La storia è raccontata ora sullo schermo
attraverso gli occhi di Maya (Jessica Chastain), una giovane
agente della CIA specializzata nella cattura di terroristi. Le sue
intuizioni, la determinazione e la sua lotta contro le paure e le
incertezze dell'apparato burocratico, hanno saputo mettere la
parola fine alla caccia all'uomo che ha minacciato il mondo, Osama
bin Laden.
Il film più controverso del 2012 negli Stati Uniti ch è diventato
anche "caso politico". La Bigelow racconta la caccia al temuto
nemico come fosse la “recherche” di una Nazione. Costretta a
guardare dentro se stessa, l’America scopre di essere capace delle
cose peggiori per raggiungere il proprio scopo. Un'opera
straordinaria per ritmo, tensione interna, suspense
politico-ideologica, come un thriller di cui conosciamo la fine ma
che seguiamo con partecipazione totale: regia e montaggio sublimi
per un film epocale, da non perdere. |
cinélite
giardino
BARBARIGO:
giugno-agosto
2013
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