Il regista di C.R.A.Z.Y., The Young Victoria e Dallas Buyers Club, alternando spesso le immagini solenni della natura in campo lungo ai piani ravvicinati del volto di Cheryl, ancorati al suo stato d'animo, alle sue derive emozionali, ne accompagna il viaggio di più di mille miglia, punteggiato da incontri piacevoli, bizzarrie anche pericolosi e scandito dall'indicazione del passare dei giorni e dai chilometri percorsi. Un viaggio che è anche un percorso mentale fra ripensamenti, sensi di colpa, sconforti, ricordi dolorosi (alle sofferenze dell'animo si aggiungono quelle fisiche, non meno lancinanti), al termine del quale Cheryl ha una chiara visione di ciò che l'aveva incamminata verso l'autodistruzione. Con un linguaggio variegato e soluzioni narrative adeguate (il passato, quasi un flusso di coscienza di brevi monologhi e di reminiscenze di suoni, frasi e canzoni, ritorna nei flashback), Jean-Marc Vallée, cedendo in parte alle insidie del patetismo, raffigura, nell'incontro-scontro tra individuo e natura, una vicenda formativa, che coinvolge, attrae ed emoziona, trasformando il possibile stereotipato apologo di una rinascita in una avvincente spedizione verso una nuova stagione della vita. |
Achille Frizzato - L’Eco di Bergamo |
Chi immagina un film imparentato con Into the Wild non sta prendendo un abbaglio; anche se qui il personaggio centrale è di sesso femminile: come del resto accadeva nel recente Tracks - Attraverso il deserto. Il tema, infatti, è quello del confronto tra essere umano e natura, inteso come ricerca identitaria e occasione di crescita. (...) A confronto con uno dei miti fondativi della cultura americana, l'incontro-scontro tra individuo e wilderness - il regista canadese adotta uno stile appropriato, alternando inquadrature su larga scala, dove la protagonista appare in campo lungo sullo sfondo di deserti e montagne, con piani ravvicinati del suo volto, come è abitudine del film psicologico. Pur trattandosi di cinema, a momenti si ha la percezione che una scena sia stata girata in condizioni assai vicine a esperienze autentiche. (…) Vallée, che parte da una storia vera, si prende molto sul serio, anche se perde di vista una regola fondamentale del cinema: che non sempre voler spiegare, mostrare e dimostrare tutto è la cosa migliore. Molto buona la stoica interpretazione di Reese Whiterspoon, candidata ai recenti Oscar (ma non premiata) come miglior attrice protagonista. Però è ancora più commovente Laura Dern nella parte della madre defunta Bobbi, donna vessata da compagni ubriaconi e maneschi ma innamorata dei figli che l'attrice interpreta con una sorta di gioiosa disperazione. Stoica anche la Dern, del resto, se si pensa che all'anagrafe conta nove anni scarsi più della sua figlia cinematografica. |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
promo |
USA, anni Novanta. Cheryl cerca di rimettere insieme i pezzi della sua vita dopo la perdita della madre Bobbi, l'esperienza della tossicodipendenza e il divorzio dal marito. Così senza adeguata preparazione e con un po' di incoscienza, si imbarca in una tanto difficile quanto straordinaria avventura: l'escursione in solitaria del Pacific Crest Trail, un percorso di più di 1.600 chilometri lungo la costa del Pacifico caratterizzato dall'alternanza di deserti rocciosi, montagne innevate e rigogliose foreste. Road movie e al tempo stesso storia d'amore tra madre e figlia, il film procedendo avanti e indietro nel tempo, racconta il dramma esistenziale di un'instancabile camminatrice. Un’avvincente spedizione verso una nuova stagione della vita che coinvolge, attrae ed emoziona. |
LUX - aprile 2015 |