C.R.A.Z.Y. |
Grifone
d'oro - sezione "Y Gen" |
da L'Unità (Dario Zonta) |
Non
sono tanti i film che arrivano dalla terra di Canada, eppure quelli che si
riescono a vedere, tra festival e altro, restituiscono una vitalità e
originalità non indifferenti. Basti pensare al visionario e poetico Guy
Maddin, da noi misconosciuto, ma autore di film incredibili, come
The Saddest
Music in the World. A verificare la pulsione di una
cinematografia giovane e irrequieta arriva ora un altro film, distribuito
coraggiosamente in Italia e passato, con successo, alle
Giornate degli Autori
alla selezione di Venezia 2005. Il titolo,
C.R.AZ.Y.,
è allo stesso tempo una citazione musicale (canzone di Patsy Cline, motore
narrativo dei film) e un acronimo (le iniziali dei cinque fratelli
protagonisti della storia). |
da Il Foglio (Mariarosa Mancuso) |
Mettiamola così: C.R.A.Z.Y. è il più bel titolo in uscita questa settimana. Dopo la dieta estiva, e prima dell'abbuffata veneziana, non andarlo a vedere subito è un delitto punibile con la visione coatta (occhi tenuti aperti con le pinze di Arancia meccanica) dei film italiani che nelle sale fanno mille spettatori. Mettiamola così: C.R.A.Z.Y. è un film come se ne vedono di rado, con una voce fuori campo da applauso (perché non sembra una scorciatoia da regista pigro) e tanti quadretti familiari, per raccontare infanzia, vocazione e prime esperienze del ragazzino canadese Zachary Beaulieu. Nato il 25 dicembre del 1960, quarto di cinque fratelli (le iniziali formano il titolo, ecco il perché dei puntini), ha una pericolosa tendenza a finire nel reparto rianimazione degli ospedali, dove viene dichiarato clinicamente morto. La mamma prepara i toast per la colazione dei rampolli usando il ferro da stiro: basterebbe questo per innamorarsene. Il padre non perde occasione, o ricorrenza familiare, o festa comandata, per afferrare un cucchiaio-microfono e mettersi a cantare Emmenez- moi au bout de la terre di Charles Aznavour (la prima volta i figli lo sopportano guardando da un'altra parte, la decima cercano di dissuaderlo, dopo vent'anni di simili esibizioni non resta che presentarsi con la saetta dipinta in faccia, come David Bowie, e sperare che il glam rock ponga fine all'increscioso spettacolo). Papà adora anche Crazy di Patsy Cline. Per fortuna questa non la canta, si limita a mimarla con le cuffie in testa, mentre mamma ascolta le cattive notizie al telefono. Se non vi commuovete per questa scena, vi tocca un'altra dose di film italiani mai usciti nelle sale, e per soprammercato il lamento dei produttori: c'è la censura del mercato, non si fa abbastanza promozione, e via di questo passo. Zachary cresce, dando a papà qualche dispiacere, mentre esplodono gli anni 70. Con adeguata colonna sonora, mentre gli spinelli passano di bocca in bocca nel buio dell'automobile, e il fratello piacione si porta a letto tutte le ragazze del quartiere. Una cosa non abbiamo capito: perché mai l'Istituto Luce abbia tenuto un simile gioiello chiuso in magazzino per un anno intero. Il film era l'anno scorso a Venezia, segnalato da un calorosissimo passaparola; nel cui ruolo Jennifer Jason Leigh gioca di rimessa finché nel finale non le si offre una scena degna di tanta madre. |
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TORRESINO settembre
2006