da Il Messaggero (Roberta Bottari) |
Come può tanta gente credere in Dio, se non lo ha mai visto in televisione? E se uno non ha mai partecipato a un reality show esiste veramente? Troppe domande per un uomo solo, specialmente se si tratta di Martin Tweed (Hugh Grant), l'egocentrico conduttore di American Dreamz, il programma più visto negli Usa. La ricetta del suo successo è semplice e (ahimé) universale: belle ragazze disposte a tutto, casi umani, trucchetti politically correct e miscugli razziali. Oggi tocca a Sally, una tipa che accetta in diretta tv di sposare un fidanzato che detesta; Omer, pseudo-terrorista iracheno fanatico dei musical di Broadway, e Sholem, un cantante ebreo ortodosso amante del rap. Ma l'asso nella manica di Tweed è il Presidente Usa (Dennis Quaid) che, bisognoso di riabilitazione, accetta di partecipare allo show. Con American Dreamz i fratelli Weisz (About A Boy, In Good Company) mettono sotto accusa l'identità dell'America, confezionando una commedia che identifica il Presidente con un uomo dall'intelletto scarso, che ha portato il mondo in guerra senza capirne il motivo e non riesce a imparare a memoria che gli iracheni si dividono in curdi, sciiti e sunniti... Una satira pungente vista dalle nuove generazioni, con un ottimo ritmo e una dose di cinismo che vi farà sobbalzare sulla poltrona. Dalle risate.
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da La Repubblica (Paolo D'Agostini) |
American
dreamz
racconta un mondo orribile, popolato di gente orribile. Lo fa con
leggerezza, debitrice alla satira brillante tipo
Dottor Stranamore
ma anche nel senso di superficialità (insomma non sul modello di denuncia
antitelevisiva alla
Quinto potere). Un mondo orribile,
comunque, che è così come la maggior parte di noi lo ha voluto. E il film,
chissà se un po' complice o giustificazionista, ha la sincerità di dirlo.
Un mondo dove la mediazione telefonica e la virtualità della Rete ci
avvolgono, dove la finzione o la pseudoverità televisiva sostituiscono la
vita. Ma queste cose orribili e dannose sono diventate la spina dorsale
delle economie ricche, come tornare indietro? Dice: ma non era uguale,
stagione per stagione, con le miniere di carbone, con la produzione
automobilistica e ciò che ne è disceso, con la chimica? Già, ma almeno non
c'era il controcanto colpevolizzante (un po' ipocrita?) dell'ambientalismo.
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PRIMA VISIONE
TORRESINO giugno
2006