Le mele di Adamo (Adams æbler)
Anders Thomas Jensen - Danimarca 2005 - 1h 34'

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

        Le mele di Adamo di Anders Thomas Jensen, film danese conclusivo di una trilogia dedicata ai derelitti dalla società dal regista trentenne, conferma le grandi qualità cinematografiche mostrate a volte dal cinema del Nord. Sono ammirevoli la capacità di mescolare comicità e tragedia, la fotografia straordinaria (Sebastian Blenkov) dei paesaggi di campagna immersi nella nebbia o affogati dal diluvio; l'interpretazione perfetta di Ulrich Thomsen (già protagonista di Festen, L'eredità, Non desiderare la donna d'altri); il gruppo degli interpreti eccentrici e insieme dolorosi (un tennista obeso, un arabo pronto a sparare, una malata di nervi incinta, un medico bonario e sadico); i repentini scoppi di violenza; la giovane energia intellettuale dell'autore. Un neonazista (svastica tatuata sul polso, ritratto di Hitler in camera) appena uscito di prigione viene mandato in una comunità di recupero in un vicariato di campagna, sotto il controllo di un pastore protestante. Si comporta male, naturalmente. Quando il sacerdote lo spinge a trovare uno scopo ai suoi giorni, risponde beffardamente di voler fare una gigantesca torta di mele con i frutti del giardino. Ma l'albero di mele, come gli esseri umani raccolti nel vicariato, sembra costantemente colpito dalla sfortuna: viene attaccato dai corvi, poi dai vermi, poi dai fulmini. Il sacerdote, vedovo, padre di un bambino paralizzato, malato di tumore, con santa letizia ignora e altera la realtà per proteggersi dal dolore. Ma tutto cambia quando il protagonista insinua: «Se fosse Dio che ti perseguita, e non Satana che ti mette alla prova? Dio ti odia...».
Il dubbio salva il sacerdote dal dogmatismo, salva persino la sua vita dalla malattia distruttiva; tutore e tutelato riescono a costruire un'amicizia complice. Le idee sono provocatorie alla maniera dei ragazzi; ma la concreta materia dl racconto è più sottile e sensibile, più rivelatrice di un talento che i film precedenti del regista avevano già lasciato intuire.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

        Una più che originale parabola di produzione danese, molto nera, presentata in varie manifestazioni internazionali e premiata come miglior film all'ultimo "Noir in Festival" di Courmayeur. Adam (Ulrich Thomsen, visto in Festen e come avversario di 007) è un neonazista in stato di perenne incazzatura col mondo. Condannato ai servizi sociali obbligatori presso la parrocchia di Ivan, pastore d'anime bello e serafico, riceve da questi l'incarico di confezionare una torta con i frutti di un melo che dovrà curare personalmente. L'albero, però, subisce ogni sorta d' aggressione: dagli uccelli famelici ai vermi, fino al fulmine (intervento di Dio? del Maligno?). L'uomo da redimere è violento e se la prende con gli altri ospiti della piccola comunità di recupero, sotto l'occhio paziente del prete. Poco a poco, però, le parti s'invertono, ribaltando drasticamente la dialettica tra vittima e carnefice.
A non semplificare le cose, arriva nell'eremo anche il gruppo di naziskin di cui Adam faceva parte; il che porta all'iperbole il tasso di adrenalina già circolante nella tranquilla chiesetta di campagna. Fra violenze, resurrezioni e altri eventi più o meno soprannaturali,
Le mele di Adamo prende gusto a dinamitare le aspettative di chi lo guarda, prima di giungere a un finale circolare e beffardo che chiude una serie continua (e forse un po' pleonastica) di sorprese. Dirige Anders Thomas Jensen che non risparmia lo humour nero intinto di crudeltà.


promo

Adam, neonazista appena uscito di prigione, deve trascorrere un periodo di recupero in un vicariato di campagna, sotto la tutela di Padre Ivan, curioso e inquieto parroco protestante. Come progetto "rieducativo" Adam dichiara di voler realizzare una torta di mele con i frutti di un albero che cresce vicino alla chiesa. L'albero, però, subisce ogni sorta d' aggressione: dagli uccelli famelici ai vermi, fino al fulmine. Intervento di Dio o del Maligno? Grottesco racconto di humour mistico nero, metafora di due mondi sempre opposti; un cinema che sulla base di una storia gracile quanto assurda, sa utilizzare protagonisti e personaggi di contorno per suscitare divertimento e riflessioni. Ripercorrendo le regole dei dieci comandamenti con rispetto e ironia.

TORRESINO - giugno 2006
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