Festen
Thomas Vinterberg - Danimarca 1998 - 1h 46'

da La Repubblica (Irene Bignardi)

   Quattro anni fa Lars Von Trier (Le onde del destino, The Kingdom, Idiots) ha stilato assieme ad alcuni colleghi e amici un manifesto cinematografico, Dogma 95, che prevede una sorta di "voto di castità" dei cineasti: e cioè piccolo budget, luci naturali, camera a mano, sfondi reali, e musica solo "ambientale", cioè quella che è direttamente collegata alla scena…Con Festen il giovane "allievo" di Von Trier, Thomas Vinterberg film successivo in archivio, al suo secondo film, rivela un prepotente talento.
Anche
Festen fa suo il motto "famiglie vi odio", e suggerisce che le celebrazioni solenni di compleanno sono occasioni ad alto rischio. Ancor peggio in Danimarca, dove le tensioni familiari vengono amplificate dallo scatenamento alcoolico delle feste, e nell'alta borghesia, dove il senso della forma tende, per dirla bergmanianamente, a nascondere la spazzatura sotto il tappeto delle buone maniere. Vinterberg e il suo sceneggiatore Morgens Rukov ci portano in un bel castello danese trasformato in hotel de charme, dove si raduna, per festeggiare i 60 anni del proprietario e patriarca la sua vasta, elegante ed incasinata famiglia, un incrocio tra atmosfere di Mann e Visconti. Uno dei figli è un violento che maltratta la moglie, oltre a tradirla. Sulla festa aleggia l'ombra della tragica morte di una sorella, che si è suicidata proprio qui, in una stanza da bagno. E il suo gemello, durante la lunga cena di compleanno, prende la parola per il rituale discorso che tocca al primogenito e denuncia al pubblico degli amici e dei parenti gli orrori - veri, immaginati? - della sua infanzia... A dire il vero, la denuncia dei vizi privati e delle pubbliche virtù della classe dirigente non è una novità, così come il contrasto tra i piani alti (corrotti) e i quartieri della servitù (tendenzialmente sani), e si esce dal film più disturbati (be', non è una bella storia...) che coinvolti, più affascinati da un'ariosa costruzione tragica che toccati emotivamente. Ma quello che colpisce nel film di Vinterberg è soprattutto la sicurezza della messinscena, l'ottima direzione di un cast di attori bravissimi (il regista stesso compare per un attimo nel ruolo di un bel tassista), la padronanza della cinepresa mossa a mano (lo prescrive il manifesto di Dogma 95 ma anche la volontà di ottenere dalla riprese una qualità "rubata") in complessi piani sequenza.

cinema invisibile - TORRESINO gennaio-marzo '99
rassegna: DOGMA '95 - rigore e contraddizione - LUX aprile-giugno '99