Le forze del destino (It's All About Love)
Thomas Vinterberg - USA/Gran Bretagna/Giappone 2003 - 1h 44'


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da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

      Grandi ambizioni: raccontare con una storia ambientata a New York nel 2021 lo stato del mondo, l'esistenza dei cosmopoliti che vivono tra le nuvole negli aerei, sempre in movimento, sempre estranei o almeno non appartenenti al luogo in cui si trovano. Grandi aspirazioni, sintetizzate nelle parole in latino della canzone del film, "Chaos Mundi\Homo Querem\Amorem": più le società sono frammentate, inidentificate, caotiche, più gli esseri umani hanno bisogno d'amore. Grandi pentimenti: nel 1995 il regista danese trentacinquenne Thomas Vinterberg film successivo in archivio lanciò insieme con Lars von Trier e altri un decalogo e un movimento, "Dogma 95", che voleva il ritorno del cinema alla semplicità originaria, la rinuncia agli strumenti tecnici convenzionali (luci artificiali, scenografia, trucco, effetti); secondo queste regole realizzò il suo primo film Festen, premio speciale della giuria al festival di Cannes 1998, feroce vicenda antiborghese e demolizione della figura paterna; contro quelle regole ha ora realizzato Le forze del destino, narrazione d'amore, esattamente all'opposto di quanto prescritto da Dogma: "con Festen volevo dire no a tutto, ne Le forze del destino ho detto sì su tutta la linea". In un mondo squilibrato, i due giovani coniugi Joaquin Phoenix e Claire Danes si battono per il loro amore, quindi per la loro vita. Lui abita in Polonia; lei, che è una pattinatrice sul ghiaccio famosissima, abita a New York. Lui la raggiunge per farle firmare i documenti per il divorzio, reso inevitabile dalla costante lontananza. Ma, anziché divorziare, si reinnamorano: e debbono difendere il loro amore dalle insidie esterne. Intensamente romantico, con tensione sconosciuta al cinema corrente, del tutto fuori dal comune e dunque appassionante, il film è girato nello stile definito e ingenuo dei vecchi Technicolor, alla maniera densa e misteriosa di certe opere di Hitchcock: il suo anno 2021 ignora la tecnologia del futuro a favore della nostalgia del passato. New York è stata ricreata negli studi svedesi e nella metropolitana di Copenhagen; la seconda troupe ha girato (a Parigi, in Norvegia, a Venezia, in Kenya) scene che sono state poi immesse al montaggio. Nulla di artificiale, invece, in Sean Penn, viaggiatore furente e predicante: un emblema perfetto dell'ira impotente e perenne dell'uomo contemporaneo.

da Film Tv (Pier Maria Bocchi)

     Preparatevi. Perché se riuscite a beccarlo in qualche saletta superstite, vivrete un’esperienza indimenticabile. Siamo dalle parti del sublime, o, se preferite, del trash inarrivabile. Che forse è lo stesso (o no?). Non ci si può credere. Né ci si capisce niente, ma poco importa. Un delirio di Amore con la maiuscola (il titolo originale, difatti, dice perentoriamente che tutto riguarda l’amore), con Joaquin Phoenix e Claire Danes che si vogliono ma non possono, tra sosia, mafia, cadaveri per la strada, pattinaggio (!), solitudine, fuga tra la neve, Sean Penn che viaggia in aereo parlando al telefonino. E non è finita qui. Confezione di lusso - cinemascope, musica di Zbigniew Preisner – e uno sprezzo del ridicolo che ha del geniale. Uno di quei film che tra dieci-vent’anni verranno magari presi come pietra di paragone. Di cosa, non si sa. Sicuramente, però, sarà uno scult. Se non lo è già. Non se ne vedono tante, in giro, di opere così, tronfie come delle faraone ripiene, serissime, magniloquenti. Pollice su o giù - giammai medio - è uguale. 0 o 10 è uguale. I pallini all’impegno sono d’obbligo.

i  lunedì del  LUX   ottobre-dicembre 2004
amori estremi