Riunione di famiglia
(En Mand kommer hjem)
Thomas Vinterberg
– Danimarca/Svezia
2007
- 1h 40'
|
Dopo
aver denunciato l'assenza d'amore nel fantascientifico
Le forze del destino
e l'abbondanza, anche incestuosa, in
Festen, film che scandalosamente lo
rivelò nel 1997, il regista danese, noto complice con Lars Von Trier del
voto di «castità» cinematografica di Dogma '95, Thomas Vinterberg torna a
casa. In Riunione di famiglia non cambia il tema e affronta di nuovo,
allontanandosi da Strindberg e avvicinandosi alla pochade, l'irrisolto
rapporto tra un padre e un figlio. Immerso in atmosfere di giallo, nel
senso del colore, alla Van Gogh e di mini mondanità locale quasi gogoliana,
il film parte da un antefatto suicida e racconta com'è complicato
portarsi dietro memorie di famiglia. Per il 750° anniversario di una
cittadina danese, dove alacri fanciulle si danno da fare, arriva un noto
cantante d'opera nativo del luogo. Ma prima di cantare la Traviata si
mette in moto un meccanismo affettivo di andata e ritorno che vede
implicato il giovane cuoco balbuziente, i cui affetti sono in bilico tra
due pretendenti, una new e una vecchia entry, al trono del suo cuoricino
infelice che verrà in parte sanato dal divo del bel canto che a sua volta
si porta in dote una moglie e un bel pacco dono di pasticci sentimentali.
Senza rivelare segreti freudiani, il film prende una scorciatoia da
commedia ma mira al centro dei conflitti di famiglia. Sulla scia del
successo letterario dei thriller che vengono dal freddo, la Teodora, oltre
al divino cofanetto in dvd delle migliori commedie sofisticate di Mitchell
Leisen, insegue la conoscenza di registi che offrono triangoli inusuali (odi-rancori-rimorsi),
patologie note (il padre totem) su scenari meno noti, come questo danese
non così dogmatico. Attorniato dalla fedele troupe e finendo con un punto
di sospensione sul futuro sentimentale sempre più difficile, Vinterberg
dirige molto bene il duetto tra Thomas Bo Larsen e Oliver Moller Knauer,
attorniato da fanciulle più o meno in fiore, impegnate a fare in modo che
un po'di sesso possa scalfire l'indifferenza globalizzata. |
Maurizio Porro - Il
Corriere della Sera |
Chi
si rivede: Thomas Vinterberg, il regista prodigio di
Festen, che dopo un
paio di sfortunati film americani torna in Danimarca con una specie di
controcampo "leggero", in apparenza, del suo film-rivelazione (a sua volta
forse più scherzoso di quanto sembrasse). Anche qui tutto ruota intorno a
una cena di gala e a vari segreti di famiglia. I paragoni però si fermano
qui. Stavolta il festeggiato, un famoso tenore di ritorno nel paesino
natale, non sa di aver avuto un figlio. Anche il giovane però, uno dei
cuochi impegnati nel banchetto, crede che il padre si sia ucciso anni
prima (glielo disse la madre, ora felicemente riaccasata con l'ex "zia
Anna"...). Così tra invitati inappetenti, cuochi fanatici, ex che
riappaiono, equivoci a catena, la matassa continua a imbrogliarsi: ma alla
fine tutti i nodi vengono al pettine. E nasce il sospetto che Vinterberg
continui a prenderci (a prendersi) amabilmente in giro, insistendo su una
Natura tersa, idilliaca, addirittura terapeutica. Come se tutti questi
grovigli e dolori fossero in fondo solo materiali usati con la giocosa
libertà di chi prova toni e stili, magari "sporcando" il quadro con i
ritmi di un'orchestrina balcanica. Tirando pure qualche stoccatina privata
(il "grande artista" che non prende mai l'aereo allude al nume Lars Von
Trier). Per vedere di nascosto l'effetto che fa. |
Fabio Ferzetti -
Il Messaggero |
promo |
Dopo Festen,
film-scandalo del '97, e dopo un paio di sfortunati film americani
il regista danese torna a casa: non cambia il tema e affronta di
nuovo, allontanandosi dal dramma e avvicinandosi alla pochade,
l'irrisolto rapporto tra un padre e un figlio. Immerso in
atmosfere di radiosa mondanità il film rinuncia a svelare segreti
freudiani e prende una scorciatoia da commedia, sempre tenendo
sotto di mira i conflitti di famiglia e attorniando i suoi
protagonisti di fanciulle più o meno in fiore, impegnate a fare in
modo che un po' di sesso riesca a scalfire l'indifferenza globalizzata. |