Si parla di Liberazione e si pensa alle truppe anglo-americane che percorrono la Penisola per porre fine all'occupazione nazifascista. Ma probabilmente non sono molti a sapere e ricordare che nel 1944, in piena seconda Guerra mondiale, a combattere lungo la Linea Gotica c'erano anche militari brasiliani della Feb (Força Expedicionaria Brasilera), giovanissimi venuti ad affrontare un conflitto che non li riguardava, in una terra a loro sconosciuta, mandati al fronte con un addestramento minimo, tormentati da un freddo mai conosciuto in vita loro, con i piedi in una neve che vedono per la prima volta. In 25 mila arrivarono a Napoli mal equipaggiati e 12 mila furono spediti nel gelido inverno bellico del Centro e Nord Italia. Ora Road 47 del regista brasiliano Vicente Ferraz vuole rispolverare questa memoria. "Più che realizzare un film di genere, un 'film di guerra', il mio intento è quello di portare alla luce una parte sconosciuta della storia: quella riguardante i soldati dell’unico esercito latino-americano che lottò in Italia a fianco degli Alleati, durante il rigido inverno del 1944-45. Il film si allontana dall’epica militare, per concentrarsi più sulle contraddizioni sorte con l’arrivo di giovani soldati brasiliani, per la maggior parte umili e disperati, in una terra lontana, in Europa". Nel cast anche Sergio Rubini nei panni di un soldato repubblichino, in fuga dai suoi doveri di militare. |
Simona Santoni - panorama.it |
Dicembre del '44. Sull'Appenino
tosco-emiliano l'inverno è gelido e sconosciuto per i militari brasiliani
della FEB, mandati a combattere una guerra lontana e per loro
incomprensibile. L'esplosione di una mina uccide due di loro e il panico
li disperde. In quattro, sbandati, affondati nella neve, si uniranno ad un
corrispondente di guerra, ad un disertore repubblichino e ad un sergente
tedesco ferito e forse pentito, in cerca del campo minato che ancora
sbarra la strada all'avanzata degli Americani e alla liberazione. La
metafora della macchina fotografica in frantumi è chiara: di quel
brandello di storia non c'è memoria, la partecipazione dei soldati
brasiliani alla Seconda Guerra Mondiale, sul suolo italiano, non è cosa
risaputa. Il film insinua l'idea che in qualche modo ci sia un pregiudizio
di mezzo, che abbia relegato quella realtà nel faldone ideale del non
degno di nota, non memorabile. Lo stesso pregiudizio che nel film è
inizialmente incarnato dal personaggio interpretato da Sergio Rubini: un
italiano con il mito degli Americani nella testa, l'odio per i Tedeschi
nel cuore e una sorta di indifferenza ideologica mista a scherno per
questi brasiliani sperduti, incapaci di restare uniti tra loro, tormentati
dal freddo, con un addestramento militare minimo alle spalle. Ma è proprio
questo pregiudizio, e il suo ribaltamento, a costituire l'oggetto di
Road 47 . |
Marianna Cappi - mymovies.it |
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Dicembre 1944. Sull'Appennino Tosco-Emiliano, un gruppo di genieri della Forza di Spedizione Brasiliana (FEB), inesperti e a disagio nel terribile gelo europeo, tenta nottetempo di neutralizzare uno dei numerosi campi minati tedeschi lungo la Linea Gotica: ma una mina esplode, uccidendo due dei loro, e il reparto, preso dal panico, si disperde nella terra di nessuno. Comincia così un viaggio in mezzo alla neve, in cui cinque sbandati incontrano una postazione avanzata americana misteriosamente abbandonata, un corrispondente di guerra brasiliano, un soldato repubblichino che ha disertato e cerca di raggiungere la sua famiglia in una fattoria vicina, una pattuglia tedesca e un sergente tedesco che afferma a sua volta di voler disertare. Soprattutto incontrano il campo minato che ha impedito ai carri americani di raggiungere un paese liberato dai partigiani e sotto la minaccia di un contrattacco tedesco.... La partecipazione dei soldati brasiliani alla Seconda Guerra Mondiale, sul suolo italiano, non è cosa risaputa e Road 47 declina l'impresa non in un traguardo da eroi, ma in un'avventura quotidiana, di persone che compiono il loro dovere mosse da motivazioni personali differenti ma che nel successo, quasi fortuito, trovano il senso smarrito della loro missione. Ferraz raggiunge questo risultato con il linguaggio silenzioso del cinema, con una regia attenta e partecipe, raccontando senza enfasi ma con la credibilità di un documento di storia ritrovata. |
LUX - aprile 2015 |