Non molti registi oggi possono
dirsi Autori con la maiuscola, soprattutto in America. Ancora più rari
sono gli scrittori rimasti sordi alla forza d'attrazione del cinema, oggi
che i diritti d'adattamento dei libri si comprano quando il manoscritto è
ancora in bozze. Basterebbe questo, oltre alla statura di Paul Thomas
Anderson |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
Ispirata al modello di Il lungo addio di Chandler, Vizio di forma è una detective story virata in versione psichedelica e intessuta di citazioni fra cultura alta e cultura pop. (...) Primo regista ad aver avuto l'ardire di trasporre sullo schermo un romanzo di Thomas Pynchon, P. T. Anderson ha condensato la fitta materia della pagina concentrandosi soprattutto sul malinconico sentimento crepuscolare che caratterizza Doc, costretto - nella fatidica estate 1970 del processo a Charles Manson - a prendere atto che i valori libertario-anarcoidi degli anni '60 stanno tramontando; e che l'Età dell'Acquario sta cedendo il passo all'Età della Paranoia. Forse per questo, mentre nel libro la cornice è dettagliata, il copione ha i confini vaghi del sogno. (...) Per chi non abbia letto il libro non è facile seguire personaggi e snodi narrativi, ma il suggerimento è di lasciarsi andare al ritmo ipnotico del film. A non porsi troppe domande il viaggio ripaga, avvolgendo lo spettatore nella sua nebbia evocativa. Basettoni e capigliatura afro, Joaquin Phoenix conferisce a Doc il suo denso spessore e la sua sognante ombrosità; il solido Josh Brolin incide un magnifico Bigfoot, Wilson è uno svagato Coy, la colonna sonora di Jonny Greenwood mescola suggestivamente motivi d'epoca e musica originale. |
Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa |
promo |
California, fine anni Sessanta. Doc Sportello, un investigatore privato dedito al surf e alle droghe, viene contattato da una vecchia fiamma che lo mette a conoscenza di un complotto per rapire il suo nuovo amante, un costruttore miliardario di cui è veramente innamorata. Prima ancora di avviare le indagini, il detective viene arrestato con l'accusa di aver ucciso un bodyguard dello stesso costruttore... Anderson, partendo dal romanzo cult di Thomas Pynchon, porta qui, ancora una volta, il cinema per lui importante (Altman in primis) e insieme l'amore per la costruzione intrinseca di situazioni e psicologie. E la bellezza del film sta nelle sue immagini, nel suo movimento narrativo, in quel suo essere dolcemente irriverente, fuorilegge e fuori moda come il suo protagonista. Un noir, un thriller, un sogno psichedelico, un labirinto di fatti, luoghi, personaggi che si inseguono. Pynchon non poteva trovare di meglio. |
LUX - marzo 2015 |
![]() |