Il
cinema di Terrence Malick
è un cinema alieno, fuori dagli standard
produttivi hollywoodiani, ma lontano anche dai cliché del cinema d’autore,
caratterizzati da filmografie ricche di titoli (Allen,
si diceva la settimana scorsa, è arrivato a quota trentacinque), da
un presenzialismo quasi divistico nei canali dei massmedia (sempre
Woody, di solito schivo, si è reso disponibile, per il suo
Match Point,
perfino alle presenze in tv).
Malick (quattro film in trent’anni) viene definito il Salinger del cinema, non concede interviste,
si nega al chiacchiericcio promozionale e lascia che sia l’immaginario
mitico delle sue opere a definire la sua identità d’autore. Un immaginario
ed un’identità che si sono rivelati con lo straordinario esordio,
nel 1973, di
La
rabbia giovane (una giovane coppia
“ribelle”, con un’irrequietezza ereditata da James Dean e la violenza
assassina che sarà di Tarantino), hanno sedimentato un rapporto profondo
con la passionalità e la natura in
I giorni del cielo (1978), hanno
sublimato la nostalgia per l’eden perduto, l’amarezza per l’ineluttabilità
del dolore e della violenza nel percorso, storico ed individuale,
dell’essere umano (La
sottile linea rossa - 1998).
Un cinema intellettuale e filosofeggiante quello di Malick, un cinema
che è vera apologia della forza figurativa delle immagini, del fascino
a tutto schermo di un mondo incontaminato “abitato” (nel senso più
verace di “habitat”) dagli uomini.
Con
The New World l’esplorazione del rapporto uomo-natura,
società-individuo si sposta agli albori della conquista dell’America
(Virginia 1607) e va all’essenza del racconto/leggenda di Pocahontas
(sì proprio quella del
cartone
animato Disney del 1995), la principessa indiana
che fa da perno nell’incontro-scontro tra gli Algonchini e i coloni
inglesi. Una
truppa
di debosciati, questi ultimi, tra i quali spicca, per irrequietezza ma
anche per coraggio, il capitano John Smith. Incaricato di una missione
suicida per prendere contatto con il capo Powhatan, trova salva la
vita proprio grazie a Pocahontas, sua figlia: l’amore che sboccia tra i
due fa da filo conduttore al dipanarsi di The New World
che non si esime
dal descrivere la
protervia della colonizzazione, lo squallore degli avamposti della nuova
civiltà, i sanguinosi scontri che cadenzarono il fondersi (?) delle
culture. Pocahontas (interpretata da una quindicenne indio/peruviana) e
John Smith (Colin Farrell) vivono un breve amore impossibile; poi lui
partirà per nuovi passaggi da esplorare, lei andrà sposa ad un
coltivatore di tabacco (Christian Bale), approderà nel vecchio
continente, invitata alla corte d’Inghilterra. Morirà, fatalmente, priva
degli anticorpi necessari per integrarsi in una diversa realtà.
Ci sono tutti i temi e i paesaggi che cadenzano l’intimo approccio
all’immaginario cinematografico di Malick, una creazione filmica che
s’avvicina ad un mondo sconosciuto e idealizzato con la stessa, lenta
sinuosità con cui si muove la macchina da presa. Lo sbarco in quei
luoghi esotici, l’avventurarsi tra il verde di una natura selvaggia, il
fascino e lo spaesamento che subiscono i coloni, hanno l’impatto
figurativo memorabile a cui Malick ci ha abituati; e così pure gli
scoppi improvvisi di violenza nelle battaglie, la soavità dell’intimo
abbraccio con la purezza di mondo che dovrebbe/vorrebbe essere sempre
“nuovo”, la rarefatta descrizione di un’Europa “vecchia e lontana”,
lasciano un segno profondo nella nostra esperienza di spettatori; eppure
la magia a cui ci eravamo preparati non si compie.
The New World
dilata
all'estremo tempi e situazioni, soffoca il ritmo in favore di un andamento narrativo
solenne, esaspera con il salmodiare delle voci off. Il “nuovo mondo” che Malick rimpiange è quello di un panteismo arcaico, ma è pure quello di
una riscoperta di valori per i quali è l’ingenuità dell’amore la chiave
di volta per raggiungere “una realtà che ritenevo un sogno”. Peccato che
anche per lui, questa volta, sia troppo flebile il confine tra gli spazi
aperti di una meravigliosa prosa poetica e le soffocanti paludi di una
noiosa retorica dei sentimenti.
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